la Ricetta
- 240 ml di latte intero
- 60 ml di panna fresca
- 5 tuorli d’uovo
- 3 cucchiai di zucchero
- 2 cucchiai di farina
- 1 pizzico di sale
- 2 striscioline di scorza di limone
- 1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
- cannella in polvere
- 500 grammi di pasta sfoglia pronta
- zucchero a velo
In una ciotola capiente sbatti con la frusta da pasticciere il latte con la panna. Aggiungi i tuorli, lo zucchero e il sale. Incorpora pian piano la farina setacciata facendo ben attenzione a non formare grumi. Il composto comincierà ad addensarsi. Aggiungi a questo punto la scorza ben lavata e grattugiata, la vaniglia e un generoso cucchiaino di cannella (se non ti piace il sapore intenso di cannella puoi anche mettere due stecche che toglierai dopo la cottura). Continua a mescolare senza fermarti e trasferisci tutto in un pentolino. A fuoco basso cuoci sempre adoperando la frusta. Le uova non devono cuocere. La crema si deve praticamente solo addensare e se tenderà ad appiccicarsi e indurirsi lungo le pareti presta bene attenzione perché significa che qualcosa sta andando storto. Lasciala raffreddare dopo averla rovesciata in un altro recipiente e togli l’eventuale pellicina che si formerà in superficie.
Stendi la pasta sfoglia che hai deciso di adoperare e taglia con l’aiuto di un coppapasta, o di un bicchiere, tanti cerchietti. Devono essere almeno tre per pasta e tutti lavorati sottilissimamente e impilati uno sopra l’altro a forma di coppetta. Poggiali su degli stampini da muffin bassi leggermente imburrati e riempili con la crema. Inforna le tortine per 15 minuti circa a 150-160 già caldo. Se la superficie (dipende dal forno) si scurisce troppo durante la cottura copri le pastel con carta di alluminio. E’ normale e giusto che la crema si annerisca un po’ ed è certo, ma troppo sarebbe sbagliato. Fai raffreddare e servi con una generosa nevicata di zucchero a velo se vuoi.
Oggi è partito il Calendario dell’Avvento e se non c’è la prima casellina con il regalo è perché non ci sono arrivata a organizzare bene tutto; così senza girarci tanto intorno. Questa settimana conto però di far fuori tutti quelli che vorranno impedirmi di far ciò (non uso mai ciò e la cosa francamente mi dispiace. Dovevo rimediare). Questo Natale, per ragioni che mi pare quasi superfluo sottolineare perché direi che vi tedio già abbastanza (mi trattengo molto a dirla tutta), sarà il più atroce di tutti e detterà proprio l’inizio di una bella catena di tristezza infinita che mai niente potrà colmare. Ma chi sono io? Chi ha sempre voluto che fossi il mio papà? Una Maghetta. Che non vede semplicemente il bicchiere mezzo vuoto ma proprio colmo straripante. E allora in barba alla tristezza, alla disperazione e al buio ho deciso di partire per un viaggio in giro per il Mondo. Tiè, maledetta tristezza.
Non potendolo fare ( PER ADESSO *risata sadica* sottolineo PER ADESSO) davvero, mi sono detta che si poteva organizzare un bel tour virtuale che servirà da studio finchè quel PER ADESSO rimarrà tale. C’è cosa più bella che pensare di viaggiare insieme a voi? Per me no. Voi sarete sicuramente terrorizzati e già sicuri di un volo che manco ne L’aereo più pazzo del mondo (quanto era bella la scena della suora che suonava la chitarra staccando la flebo? E quella di no panic-no panic-PANIC? E quella della signora impaurita che veniva presa a schiaffi? E. E d’accordo che stando con il cinefilo intellettuale sono devota al cinema impegnato ma ho un passato comune di cui vado fiera e L’aereo più pazzo del mondo, non mi vergogno a dirlo, insieme alla Pallottola Spuntata mi fa letteralmente cappottare).
Maghetta userà diversi mezzi di trasporto. Percorrerà in lungo e largo tutto il Mondo. La Rubrica Pappamondo (rullo di tamburi!) non sarà una cosa prettamente Natalizia a dire il vero, ma proprio una delle grandissime novità dell’anno prossimo. Perché questo blog non solo diventerà cosmopolita ma subirà diverse modifiche che vedrete in corso d’opera. In mezzo a tantissime ricette, pressocché tutte dolci, relative alle varie tappe ci saranno anche delle idee super veloci natalizie, apparecchiature e Tutorial come lo scorso anno riguardo oggettini d’arredo ma anche da regalare. Non ho abbandonato il canale Youtube (grazie sempre perché mi incoraggiate continuamente) ma da quando sono la Mamma di Koi il tempo è diminuito vorticosamente. Devo prendermi cura anche di quella piccola pelosa convinta ormai di essere il mio specchio. L’ultima? Mi abbaia se non le do le matite quando coloro. Non vuole sgranocchiarle ma leccarle. Le tiene in bocca e gira per casa. Attendo, e non credo che tardi ad arrivare, il momento in cui poggerà quella punta sul foglio e comincerà a disegnare. Lungo preambolo sì, ma solo per la prima volta (no regia! Niente risate registrate. E’ vero!). Perché da domani parlerà più Maghetta che io. L’intenzione è ticchettare meno follie e pubblicare molte più idee.
Su Facebook sabato ho anticipato la notizia di questo viaggio e tutti siete stati entusiasti regalandomi come sempre una gioia incontenibile. E allora: la valigia di sogni ce l’abbiamo? Beauty case strapieno di voglia di vedere? Bagaglio a mano con mattarello, ingredienti, fogli e penna? Bene. Salpiamo a bordo di una Mongolfiera! Si parte
In Giro per il Pappamondo!
Prima tappa: Portogallo.
La Ricetta migliore delle Pastel de Belém è quella dell’Antiga Confeitaria de Belém ma è ahimé (e giustamente) segreta. Lo dice Lonely Planet (da cui è tratta la ricetta per altro) insieme a tante altre interessantissime nozioni riguardo a quella che è indiscutibilmente la quintessenza della bontà. Mesi fa su Facebook ho chiesto quale fosse (non trovo quello status visto che ne faccio duemila al giorno) il dolce che più avevate amato fuori dall’Italia. Qualcosa come seicento commenti di cui quattrocento inneggiavano alle Pastel de Belém. In quell’occasione, confesso, ero rimasta incredibilmente stupita. Qualcosa mi faceva scommettere che sarebbero stati brownies, donuts o muffin a vincere. Non speravo in nulla di orientale e mi indirizzavo più verso mete come America o Inghilterra, al massimo Francia. Non per sfiducia ci mancherebbe ma proprio perché (oltre a essere cretina, intendo) in un moto di qualunquismo avevo per un attimo dimenticato che per qualche inspiegabile ragione mi seguono persone che hanno sempre un quid e un appeal in più. Oh. L’ho detto. Non ho mai letto un commento stupido (passatemela) o una domanda che facesse strabuzzare gli occhi per quanto ovvia. Vengo costantemente commentata e letta da persone di un livello davvero alto che quanto a constatazioni, consigli e considerazioni non fanno che accrescere fortissimamente in me la conferma di avere un “pubblico” amico altissimo. E per questo ringrazio ogni giorno tutti i santi nani da giardino che venero sul terrazzo. Ne approfitto insomma per dirvi ancora un immenso: grazie.
L’azulejo, dall’arabo الزليج az-zulaiŷ “pietra lucidata”, è il tipico ornamento dell’architettura portoghese e spagnola. Piastrelle di ceramica smaltata non molto spessa e decorata di rara bellezza. Generalmente hanno una forma quadrata che misura 12 cm per lato ma è pur vero che ci sono infinite differenti decorazioni. A me ricorda tantissimo percorrere le strade di Sidi Bu Said (di cui ho parlato svariate volte e che ricordo per delle bellissime passeggiate con il mio papà. Indossava dei pantaloni di lino bianchi che si intonavano perfettamente con il resto della magia bianco-azzurra-blu. Come fosse un cielo. Per questo l’azulejo, le nuvole e Maghetta lì. In una Pastel de Belém).
Attonita di fronte a questo tripudio generale sulle Pastel de Belém mi sono molto incuriosita. Non le ho mai mangiate e già da allora non avevo neanche la pretesa di poterlo fare adesso, perché che ci fossero derivati animali era chiaro quanto il sole. Leggendo diverse ricette mi sono resa conto che la Pastel de Belém fosse di una facilità disarmante. Si tratta infatti di una crema poggiata su una base di sfoglia e caramellata come fosse creme brulée nel forno lasciando anche una superficie che ricorda visivamente quest’ultima. Il Portogallo, dove la Pastel de Belém è istituzione tanto quanto il Panettone da noi, nel periodo di Natale si gusta un po’ ovunque. In molte pastelerias ma anche nel resto del mondo perché la Pastel in questione rappresenta il Portogallo in tutto il globo (soprattutto in paesi dove è diffusa la comunità portoghese: Brasile, Angola, Mozambico, Capo Verde). Lonely Planet calcola che al giorno ne vengano vendute solo in Portogallo qualcosa come 20.000 pezzi. Roba che io da domani voglio capire quanti arancini in media si vendano in Sicilia giornalmente (nessuno mi chieda il perché, mica faccio parallelismi mentali intelligenti).
La Pastel va accompagna da una bica, ovvero “l’espresso”, e nei brunch domenicali ce ne sono impilate a migliaia calde e vogliose di finire nel palato. Sull’origine come sempre si raccontano diverse storie ma pare che quella accreditata da Lonely Planet sia questa:
Dopo la chiusura dei monasteri a seguito della Rivoluzione liberale del XIX secolo, un intraprendente monaco del Mosteiro dos Jeronimos de Belém cominciò a vendere a un grande negozio dei pasticcini, che divennero presto noti come Pastéis de Belém. Nel 1837 l’Antiga Confeitaria de Belém iniziò a produrle basandosi sulla ricetta originale di quel Monastero.
Scarica in La Scheda numero 1 del Pappamondo se vuoi conservare ricetta, foto e disegno (basta fare tasto destro- Salva con nome. Ho messo una risoluzione abbastanza alta ma se vuoi il formato .pdf o una risoluzione ancora maggiore non esitare a chiedermelo. A fine Giro Natalizio raggrupperò tutto il malloppotto e ne farò un piccolo book virtuale)