Ho trovato (il Nippotorinese ha trovato, leggi. Voglio prendermi il merito io però, chiaramente) questo libro tra gli scaffali del Biologico. Confesso che prima ero molto più snob (sì lo sono anche adesso e infatti ho tirato dritto e non l’ho visto) e che non notavo mai questo genere di volume in giro per supermercati (sono una brutta persona, lo so). Anni fa però (questa volta però l’ho visto davvero io. Ma perché ho appena cominciato e già sono confusa e ancor peggio vi ho fatto già perdere nei meandri delle parentesi? Non ce la faccio. Io non ce la faccio). Dicevo.
Anni fa però in un supermercato dentro un carrello ho trovato un libro. Orrendo esteticamente. Impaginato orrendamente. Senza foto e con illustrazioni che neanche il Nippotorinese in preda all’estro artistico (esso sta al disegno come io alla logica, giusto per capirci). Osceno sotto ogni punto di vista ma dal meraviglioso titolo: Cucinare con la frutta. Il perché non l’abbia ancora recensito è oscuro al mio neurone stanco e avvizzito. Meriterebbe eccome. Perché è in assoluto il libro che salverei semmai dovesse scoppiare un incendio in casa o caso più probabile semmai dovessero venirmi a prendere i signori con la camicia di forza bianca. Cucinare con la frutta, che tutti gli Dei del Food writing proteggano l’autore. Tutte ricette che hanno un senso e che se provate danno una soddisfazione incredibile. Capita giustamente che qualche elaborazione non risulti o che ancor peggio si trovino ingredienti assurdi e dosaggi sbagliati. Cucinare con la frutta non ha sbagliato una virgola e un grammo. Ed è da quel momento che ho dato molte chance a questi volumi. Sinceramente non avevo proprio fatto caso a questo Grigliate Vegan Style. Afferrato e ringraziato il buon Nippotorinese, ormai mio badante di fiducia, ho capito nel giro di tre nanosecondi che tra le mani avevo qualcosa che va ben oltre ogni più rosea aspettativa.
Vi dico subito che il prezzo è ridicolo perché fa 19,90. Ci sono volumi con tre ricette al doppio del prezzo che, sì d’accordo foto, ricami e cura estetica, ma davvero Grigliate Vegan Style ne merita molti di più fosse solo per l’impegno. E chi pratica come una religione la cucina vegana sa quanto sia difficile per certi versi essere interessanti, innovativi e ricercati e non sbattere il solito e benedetto pezzo di cartone pressato con truciolato di contorno.
Partiamo immediatamente con il dire che la carta è di quelle setose, lucide e che profumano. Non è affatto una carta di seconda scelta (ANZI, si può avere luminoso e glitterato come lampeggiante sulla mia testa, regia?). Il grafico era bravo nella sua classe (ma nella sua classe c’era solo lui) e io gli voglio bene (ok non ce la faccio a essere cattiva ma a grafica stiamo nei dintorni dello zero. I colori sono buttati un po’ alla rinfusa, il font è raccapricciante e ha anche un’ombreggiatura. Ci manca il Comic Sans e avevamo fatto bingo!). Le foto certo (celapossofareadesserediplomatica, su) le poteva fare pure un bimbo per sbaglio con l’iphone ma. Ma tutto sommato sono vere, accettabili e rendono l’idea. Un po’ troppo vicine posso dirlo? Ma sono a fuoco. E non tutti riescono a mettere a fuoco! La cosa strana però è che la maggior parte è un po’ da mettiamocilemanineicapelli ma alcune sono davvero molto belle e creative (davvero. Magari avevano fretta?). Tolta la grafica (ma ha dato il meglio di sé con le illustrazioni del titolo, che senza ironia sono davvero molto belle), sono 125 ricette alla fiamma ecosostenibili. Nella splendida introduzione Yari Simone Prete spiega benissimo e nello specifico il contenuto di questo libro di cui sinceramente mi sono innamorata.
Effettivamente Vegan e Grigliata può risultare un ossimoro perché della grigliata si ha sempre un’idea da megabisteccona megasalsicciata megacotolettatalardolosa (continuo? No. Ok). I prodotti animali nella grigliata sono sacrosanti perché qualcosa di ancestrale e atavico si impossessa dell’iperuranio collettivo mondialedellegalassielontanelontane e un quarto di bue compare lì. Spiaccicato sulla griglia. Bene. Non è più cosìììììììììììììììì. Uniamoci squilibrati di tutto il mondo! Seguitemi!
Ho scoperto grazie a questo volume così anche Yari Simone Prete che racconta di viaggi, cucina ed esperienze all’interno del suo blog. Insomma, mai acquisto fu migliore negli ultimi tempi e lo consiglio caldamente. E convintamente (che secondo me si può rendere avverbio un po’ tutto).
L’idea è quella di rendere conviviale e festoso un momento che voi tutti Umani Normali Raziocinanti credete essere di tristezza assoluta. Ora, sarà che io non mi definisco vegana ma una vegetariana convinta da secoli che sta attuando una dieta vegana da anni (cisiamovero? Ma so benissimo cosa si pensa. Per certi versi e in molti ragionamenti ci sono ben solide basi di verità ma non sempre è così. Negli estremismi c’è ignoranza e su questo dibatto quante volte al giorno? 2304234923049230492304923409? Solo al mattino?)
Bene. Tendenzialmente però non giudicando mai chi ha deciso di mangiare il pinguino, piuttosto che il lama, piuttosto che il koala o il cane, è per me difficile ragionare in altro modo. Nel senso che non giudico triste una grigliata di cadaveri. Vi piace? Fatela. Sono contenta per voi. Di conseguenza giudicare una grigliata di seitan triste perché non è un animale, nel mio piccolo cervelletto inutile è quanto di più assurdo e divertente si possa fare. Sei contento con il seitan? Auguri. Tu dai porchetta a me. Io do cartone pressato a te. Ci sorridiamo e ciao. Però l’operazione Vegan Grigliata che fa San John Schlimm è importantissima perché aiuta i neuroni che non arrivano ai ragionamenti più semplici. C’è fantasia sconfinata, anzi mi venga consentito ancor più fantasia. Giocare con pochi ingredienti. Reinventarli. Trasformarli è un atto creativo sconfinato che dovrebbe essere apprezzato.
Il capitolo 1 è grigliare sì: i fondamenti e i ferri del mestiere. Ci fa proprio un vero e proprio vademecum del perfetto Serial Giller. Parla pure di Mise en grill, che sta un po’ per la Mise en place del perfetto Grigliatore. Geniale, no? Ci regala piccoli consigli che non sono mai superflui; del tipo che girare continuamente una pietanza non è affatto sbagliato ma che anzi conferisce una cottura meno aggressiva e più omogenea essendo il cibo esposto ad altissime e dirette temperature. Ci aiuta con la pulizia del grill e si ferma non in ultimo sulla sicurezza e quindi tratta argomenti come il monossido di carbonio, che scarpe adoperare per non incorrere in spiacevoli e pericolosissimi incidenti domestici e dove si posiziona perfettamente un grill in tutta sicurezza per uomini donne bambini animali (se non li cucinate ) e passanti (se non cucinate pure loro. Nel caso i vicini. I vicini vanno cucinati sempre). Si trattano argomenti come padelle, grill elettrici, piastre e pure grill ibridi. Insomma non si scherza affatto! E’ tutto molto prufesciunal.
Una volta agguantati i guanti da grill, il grembiule, la spatola, la forchetta, le pinze, gli spiedini (oh ma quante cose servono?), i pennelli, il cestello da grill, la griglia fitta, spazzole e brusche, la ciminiera di accensione (e argomenta punto per punto. Incredibile!), l’accendino lungo e altre 30249203492034 milioni di cose: siamo pronti. Ci consiglia ovviamente gli ingredienti e come trattarli eventualmente. Se congelarli o meno e come preparare tutto per essere perfetti e preparati. Un tripudio di Seitan, Tempeh, Veggie Burger, “hot dog” e “salsicciotti” (oh, voi che dite che un hot dog vegan nunseposentì mi state antipatici! Rilassatevi!). Via con la vampa di friggitelli, Seitan tandoori, Bruschette, Tondini di melanzane ed erbe grigliate con salsa di pomodoro, Satè di tempeh grigliato con salsa di pesca, Carciofini infuocati, Melanzana alla fiamma con salsa hoisin, carciofi con salsa di cumino (buonissimi!), Mexican tortilla burger, Burger texani con salsa, Burger di ceci con erbe in salsa tahin cremosa al limone, Burger con erbe in focaccia, Asparagi e pita e davvero. Davvero incredibili preparazioni da acquolina in bocca non per vegani, esaltati, psicopatici ed estremisti ma per chi ama le verdure. Per chi si ama e non vuole alzarsi pieno ma solo di schifezze. E preferisce pieno di bontà. Poi se nel burger di ceci ci volete mettere una fetta di prosciutto, maionese e burro ma chi se ne importa? Fatelo. Sarà buonissimo uguale.
Ho amato il molto il capitolo dei dolci (arrivati a quel punto amavo pure le foto) con il kebab tropicale e intingolo di lamponi e Cointreau, Mountain pie attorno al falò e santo cielo GLI S’MOREEEEEEEEEEEEEEEEEEEE (fatemi gridare) in stile Vegan. Ma si può non amare questo volume? Si può non gettarsi in ginocchio sui ceci crudi prima di fare quegli hamburger e ringraziare il cielo per tutto questo? (ora mi calmo, sì)
Tra bocconcini, cene sotto le stelle, classici da gita, cioccolato, cocco, sandwich buonissimi e tanto avocado (che su di me ha sempre un appeal pazzesco) questo volume balza in cima alle classifiche e diventa un must assoluto.