VidBlog, video blog abbreviato diventa Vlog. Una forma di blog dove non è la scrittura la principale forma di comunicazione ma le immagini in movimento. Da un sistema bidimensionale “foglio carta” si passa a quello tridimensionale dove giri intorno alla tua cucina e il pollo tirato fuori dal forno lo vedi come fosse vero e servito sulla tua tavola, dove il volto di chi scrive si materializza e ti sorride come se si fosse proiettato in casa tua con il teletrasporto. Da un po’ di anni sono spettatrice di qualche vlog in giro per il mondo. Il mio preferito senza ombra di dubbio? Casey Neistat. Parlando di cose serie, intendo. Poi amo il trash e non ne ho mai fatto segreto. A tempo perso mi piace guardare chi si prende troppo sul serio perché inevitabilmente -e purtroppo inconsapevolmente- cade in quel vortice talmente ridicolo che mi incuriosisce a tal punto da voler vedere il seguito. Che è sempre uguale come in un vortice di oblio e di nulla. Mi rilassa il nulla e il trash e non me ne sono fatta mai una colpa. La parte dell’impegnata culturalmente non mi si addice per nulla. Questo per dire che ho sempre guardato i vlog con molta diffidenza. Poi l’arrivo di Snapchat e Instagram Stories mi hanno reso il quadro futuristico più facile. Si va sempre più verso la tridimensionalità e la realtà virtuale. Non basta più quella real life raccontata. Deve essere visiva. Non ci possono essere ancora gli odori e i sapori ma il suono sì, deve esserci. Il movimento. L’inarrestabile frame dopo frame dopo frame.
Ne ho già parlato in quelle poche righe scritte lo scorso anno qui e non vi è ragione di ritornarci. Il fatto è che ho come sentito il bisogno di provare a fare un giro verso questa nuova dimensione. Un salto nel futuro, sembrerebbe quasi. A modo mio. In punta di piedi. Perché se c’è una cosa che non riesco mai a fare è non pensare alle conseguenze. La sovraesposizione della mia immagine è sempre stato uno dei miei più grandi dilemmi. Ho affrontato l’argomento anche in uno dei dodici Vlog che ho fatto per Natale, i cosiddetti Vlogmas. Tutti continuano a dire che “la gente vuole questo” e pur non essendomi mai importato di quello che vogliono gli altri ma al contrario di quello che voglio io sono arrivata alla conclusione che non è affatto vero che “la gente vuole questo”. Nessuno dei gentilissimi commentatori -a me neofita di Youtube- mi ha esplicitamente chiesto di comparire o di confezionare un prodotto “conforme” agli altri Vlog. Anzi, tutto il contrario. Ho ricevuto molte delicatezze, incoraggiamenti e comprensioni. Direi più che la gente fa questo perché vede gli altri farlo e pensa che la gente voglia questo. Semplice e lineare. Senza scomodare termini come “massa” e “cerchie” perché il ragionamento è talmente semplice che non necessita di altre specifiche, devo dire che questi dodici Vlog mi hanno portato tanta soddisfazione. Sono riuscita a sbloccare molti dei limiti che mi hanno impedito di adoperare Snapchat e Instagram Stories, facendomi comprendere che sono sì disposta a condividere ma a patto che ci sia sempre una post produzione e un filtro. E la spontaneità non c’entra nulla perché io sono sempre spontanea. Non mi rileggo. Non studio quello che scrivo e faccio. Al contrario di molti non ho mai avuto -e mai vorrò- una linea editoriale. Di che poi? Non ne ho le competenze.
Ma è importante la cura. La cura del prodotto finito spontaneo. Hai quel tempo per decidere se la scelta di pubblicare o meno un contenuto sia giusta o no. Il contenuto non va perso come nel caso di Snapchat e Instagram Stories ma rimane. Rimane così che tu e gli altri possiate rivederlo, criticarlo e commentarlo. Si dà un valore e una cura a quello che si fa e dice. Al tempo che si spende e che si decide di condividere. Non è effimero e inconcludente. Non è alla mercé di chi passa ma consapevolmente dato in pasto a tutti.
I Vlog rappresentano la nuova terapia della personalissima selezione del mio tempo. Sono i miei fermatempo in movimento che ho deciso di condividere perché racchiudono un’essenza che può regalare un sorriso, che può far nascere un’idea o ancor meglio ribaltarla. E il conseguente confronto può dare idee a me perché lo scambio è equo. Deve esserlo.
Credo sia solo l’inizio. Questo è il germe di un potente mezzo che ribalterà tutto. Non è un prodotto su cui speculare soltanto. Il mio tempo non è in vendita. La mia casa, i miei affetti e le mie idee. Tanto quanto me. Mi piace pensare che, ancora una volta come è successo nel 2004 quando ho aperto questo Blog, a distanza di ben tredici anni io non sappia esattamente cosa stia facendo -il perché sì che lo so però- ma sappia esattamente dove stia andando.
Ti lascio questi dodici video nella speranza di farti compagnia e di strapparti un sorriso perché alla fine dove stia andando lo so io ma mentre lo faccio l’unica cosa importante è sempre e solo una: sorriso. Un sorriso per te. E questo lo farà diventare uno per me.
La Playlist
Potevano non essere 12 in totale? Cliccando su quelle tre lineette che vedi sulla sinistra in alto li troverai tutti per un overdose. Mi raccomando maneggia con cautela perché potrebbero esserci dei neuroni in caduta libera.