Tempo fa avevo girato questo video per mostrare il mio Hygge. Non sarò io a spiegarti cosa sia l’Hygge perché è dentro di te (con voce del Maestro Yoda). Ho saputo di averlo anche io quando ho cominciato a leggere Hygge, la via danese della felicità. Un libro regalatomi lo scorso anno da Paola, adorabile cognatina, proprio a Natale. È stata una lettura illuminante. Mi piace quella magia di poter racchiudere in una parola soltanto una filosofia e un mondo o forse più. Un po’ come serendipità, mi viene in mente. Hygge è il riassunto di tutto quello che rende felici, sereni e in pace con se stessi e chi si ha intorno. All’Happiness Research Institute ovvero un istituto di ricerca indipendente che analizza il benessere e la felicità -oltre che la qualità di vita- si è studiato questo fenomeno in profondità; fenomeno che affonda le proprie radici nei paesi nordeuropei e più nello specifico in Danimarca. Il fatto che la Danimarca sia uno dei paesi più felici del mondo – dice l’autore del libro- è sicuramente correlato alla Hygge (si ha sempre un problema con il femminile e il maschile e sì continuo ad averlo pure io. L’autore lo usa al femminile). La prima testimonianza della parola hygge risale all’ottocento e mai come in questi anni in moltissimi si sono interessati all’origine e alla traduzione, nonchè alla messa in pratica della Hygge.
È stare bene. Cercare nelle piccoli ma grandi cose la felicità. Circondarsi di momenti importanti e non sottovalutare mai il potere di una candela rilassante. A mie spese, proprio in quest’ultimo anno, ho imparato che davvero una candela può cambiare il corso della giornata. Quando la stanchezza ti sovrasta, gli occhi bruciano quanto la testa e la voglia di evadere, viaggiare o per meglio dire scappare si fa sempre più importante solo la hygge può salvarti. Credo fortemente che alberghi in moltissimi di noi. Non in tutti, solo perché lo scetticismo può farti credere che una candela, inalare un olio essenziale, il caldo di un plaid non può cambiare le cose. In realtà per cambiare le cose occorre avere un animo e uno spirito propositivo e per averlo occorre crederci. E per crederci esiste una sorta di passaporta con degli strumenti a tua disposizione che ti porta proprio lì: dal lato della felicità. Oggi ho voluto ricordarti, perché so che lo sai già da solo essendo come dicevo all’inizio la risposta dentro di te, quali sono gli strumenti che potrebbero farti ripartire con positività e ottimismo nei confronti del tempo futuro e soprattutto presente. Il Natale è un buon momento per cominciare con la hygge. L’aria, l’atmosfera è perfetta. Tutto sembra a portata di mano. Ho voluto scrivere tutto questo perché mi sono resa conto proprio pochi giorni fa che forse la parola hygge, se dovesse mai corrispondere a qualcosa che noi conosciamo bene, è proprio il Natale.
Certo lo spirito del Natale si perde a volte un po’ come il fanciullino e lo capisco. L’altro giorno su Facebook una signora, che ho apprezzato particolarmente, mi ha detto che era giusto io fossi così entusiasta del Natale. Perché sono giovane, bella, ho tanti amici e non sono un peso per qualcuno. Quelle parole mi hanno fatto diventare il cuore piccolo piccolo. Come si dice a Catania: nicu nicu. Ho capito perfettamente cosa intendesse ed è difficile pensare che il Natale sia solo lucente, strepitoso e bellissimo. Questo però mi ha fatto riflettere molto su come giustamente la percezione possa cambiare la realtà. Prima di tutto perché non sono giovane. E neanche bella. No dai. È che per me Natale da quando non c’è papà, e ho scritto proprio questo in risposta -con infinito affetto per le parole che ho voluto curare e abbracciare-, è un dramma. E non solo Natale ma ogni giorno della mia vita. Rimango orfana del mio grande amore, del mio migliore amico e di tutto quello che ho amato, amo e amerò come mai nessuno al mondo. Papà era ed è il mio eroe. Come vivi senza il tuo eroe? Il tuo amore? Il tuo tutto?
Vivi.
Te lo imponi e continui a crederci e non ti fermi mai. Perché la ricerca della felicità è un percorso doloroso, estenuante e infinito. Si coglie solo in quegli attimi effimeri che ti fanno assaggiare l’eternità e in quelli bisogna trovare la forza di cercarli nuovamente. Ecco io mi sento di avere la hygge dentro sai? Nonostante tutto rimango un’entusiasta della vita, sono grata, felice e propositiva. Nonostante tutto, perché quello che si vede di me è un piccolo zero virgola uno per cento se non meno. E non è solo quattro alberi di Natale, casa grande, vita meravigliosa e luci. Lo è anche. Ma non lo è perché sono fortunata (anche per carità) ma perché lo cerco disperatamente ogni giorno. Mi impegno. Sorrido anche quando non ce la faccio e sì. Rifletto davanti a una candela, con dei calzettoni, fisso le luci dell’albero e cerco di rigenerarmi. Di inalare lo zenzero e la lavanda. Di continuare a credere che da quel camino da qualche parte davvero arriverà un signore di rosso vestito. E che i bimbi di tutto il mondo saranno felici a spacchettare. Poi certo non tutti i bambini spacchetteranno e lo so bene come lo sai tu ma la tristezza non basta a risolvere il problema. Il sorriso e l’atto propositivo sì. Perché tu stesso potresti far sorridere quei bambini ed è per questo che il pensiero negativo produce negatività. Noi dobbiamo produrre necessariamente la
HYGGE
Voglio essere una portatrice sana di Hygge. Una spacciatrice di Hygge. Da una vita dico che voglio essere un sorriso nella vita degli altri. Molte (troppe) volte non ci sono riuscita ma nella stragrande maggioranza sì e mi importa il risultato totale. Non l’episodio.
Per un Natale Hygge. Per una vita Hygge.
Cominciamo da qualcosa di concreto? Ti ho fatto questo piccolo promemoria visivo proprio perché anche tu spero vorrai essere dei nostri: dell’esercito Hygge, natalizio, della felicità o come vuoi chiamarlo. Non esiste un nome specifico. Ma sì: la risposta è dentro di te. Tu sai cosa sei davvero. E se non lo sai accendi una candela e metti una musica rilassante. Chiudi gli occhi e cerca di tornare bambino. Medita e ricorda quello che ti fa felice. Non il passato perché magari non lo è. Ma quell’esatto momento che ti ha reso felice. Può tornare e anche più forte come un uragano. Devi impegnarti a fondo e afferrarlo per avere ancora un altro ricordo su cui basare un’evocazione e un altro ricordo ancora. La risposta non solo è dentro di te ma sei tu.
Ho messo dei Cinnamon roll come omaggio alle colazioni nordeuropee ma sono delle piccole brioche capaci di farti ricordare tanto. Anche se metti dei pezzetti di mela. Magari per te è una torta di mela. Ma quel profumo di cannella, quel caramello nel rooibos. Perché sì una tazza di tè è meditativa e ti aiuta a passare dall’altra parte. Dei calzettoni e una cioccolata calda con dei marshmallow. Delle caramelle e tante candele e luci. Le luci e le candele nella metafora più semplice davvero aiutano a ritrovare il cammino nel buio. Non sottovalutarle e godi delle piccole cose. Fallo senza paura e senza pensare che siano sciocchezze. Che la vita è finita. Che hai i fianchi troppo larghi. Che non hai i fianchi. Che hai le rughe. Che non è come dici tu, sogni e.
Tutto cambia se si ha il coraggio e il coraggio -quello che porta cose buone- arriva quando si è tranquilli altrimenti è disperazione e decisione avventata. La hygge, il Natale, il coraggio, la felicità sono costruzioni dolorose.
È una religione. E io in questa credo. Nella religione della ricerca di se stessi, nel miglioramento, nell’edificazione della nostra vita e di noi stessi. E ogni giorno sarà non un “in più” ma un “più”.
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