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Nisser, folletti, Julenissen, rødnisser e dintorni

Mi sono autoproclamata Regina dei nani da giardino già diverso tempo fa e prima dell’avvento di Amelie. Giusto per essere sintetica, incisiva e mettere in chiaro in da subito che sono laureata in Gmologia e dintorni da oltre trent’anni. La follettologia non è solo un ramo ma un’altra specializzazione proprio e negli ultimi anni essendomi appassionata ho deciso di intraprendere seriamente questi studi importantissimi che spesso vengono tralasciati. Ecco, scrittodettopensato tutto di un fiato.

Il capo dei Nisser

Oggi affronteremo un capitolo importante con i Nisser (singolare, nisse e ce lo dice Santo Wikipedia sempre nei nostri cuori) che sono i folletti della tradizione scandinava e che spesso vengono associati al periodo natalizio di Danimarca e Norvegia. In questi paesi tra l’altro Babbo Natale viene chiamato Julenissen ovvero il nisse di Natale; ovvero il papà di tutti i nisse di Natale. È il più grande nisse di tutti. Nel mio podcast natalizio Christmas Lights abbiamo affrontato l’argomento più volte e in diverse puntate e lo stesso accadrà quest’anno; questa figura è fondamentale e importantissima nei festeggiamenti di natale in Danimarca e Norvegia. È indiscutibilmente tra i protagonisti della tradizione e del folklore. E non solo.

Affermo non solo perché negli ultimi anni anche con la rispolverata della tradizione dell’elfo correlato ai dispetti è nato un vero e proprio “filone elfico” inarrestabile e incredibilmente creativo; soprattutto -neanche a dirlo- sui social. Mi riferisco anche a Elf on the shelf di cui ti ho parlato anni fa proprio qui.

 

Ma chi è Elf on the shelf?

Elf on the shelf è un libro corredato da un elfo in formato pupazzetto. Sai quei classici libri per bambini in rima con illustrazioni e giocattolino incluso? Ecco, quello. Scritto da Carol Aebersold e dalla figlia Chanda Bell e illustrato da Coe Steinwart. Esce in libreria come un gioco da fare in famiglia circa dieci anni fa ma grazie al potere dei social diventa una vera e propria mania. Per questo motivo da qualche anno anche instagram è diventato protagonista di migliaia e migliaia di scatti dell’Elfo più famoso del web e del mondo intero. Il libro racconta che Babbo Natale ha degli elfi fidati (appunto il nostro Elf on the shelf) e che li manda in avanscoperta per capire se i bambini sono buoni, come si comportano e cosa fanno. Gli elfi quindi controllano e riferiscono al loro capo cosa avviene. Il senso è quello dell’elfo mobile sulla mensola che spia letteralmente per riferire. Trascorso il giorno, infatti, in casa con noi e i bambini si prepara a partire per il Polo Nord quando tutti dormono. Passa attraverso una porta elfica magica per raggiungere velocemente Babbo Natale le azioni e poi al mattino ritorna in casa. Uno simpatico spione, insomma. C’è una regola però, che appare più come un’intimidazione: mai toccare l’elfo perché potrebbe perdere la magia e addio porta elfica, Babbo Natale e regali. Per questo motivo -come accade in tutto fortunatamente- si sono diramate varie correnti di pensiero. Il fatto di non toccarlo per alcuni genitori è troppo rigido e fanno ugualmente addormentare, abbracciare, spupazzare e interagire con l’elfo. Smorzare questo concetto di giudizio da parte dell’elfo è per alcuni una priorità (e se posso dire la mia, concordo in pieno). Far vivere più in leggerezza il gioco al bimbi una priorità (annuisco fortissimo anche io). La meravigliosa verità è che ognuno poi interpreta a modo proprio.

Su instagram iaiaguardo ho dedicato storie, scatti e molto al mio Elfo (e ai suoi amici), che ho chiamato OSLAV (anagramma di Salvo, ovvero il mio papà sì). Non ho mai incentrato la figura dell’elfo, come fanno generalmente le mamme su instagram, con avventure giornaliere e monellerie: anche perché non ho nessun bambino con cui giocare e Koi e Kiki lo detestano non troppo garbatamente. Ho incentrato il tutto da un punto di vista sognante. Come dicevo prima: ognuno può interpretare a modo proprio. In questi ultimi tre anni mi piace seguire le avventure di diversi bimbi, leggere le mamme e vedere la magia negli occhi dei più piccini; non solo in realtà perché è un modo anche per noi grandi di non smettere. Di sognare e stupirci. Su questo post ti lascio anche il racconto che ho scritto su Oslav e che è piaciuto tantissimo lo scorso anno perché l’ho narrato personalmente nell’ultima puntata (la venticinquesima) del mio podcast natalizio Christmas Lights.

Ma torniamo ai Nisser

Anche i Nisser sono dispettosi  e se vuoi capire anche cosa intendo per dispettoso ma al tempo stesso amorevole c’è un film carinissimo che si chiama David e gli elfi uscito lo scorso anno e disponibile su Netflix che ho visto qualche settimana fa e che mi è piaciuto particolarmente. Credo proprio che ritornerò sull’argomento.

Si trovano ovunque nei negozi scandinavi. Si rivelano agli umani proprio attraverso queste marachelle perché per dispetto non si intenda qualcosa di cattivo, chiaramente ma divertente che vira al leggermente fastidioso ma sempre con un sorriso. Sono rappresentati con gli abiti classici e poveri tipici della Scandinavia del XIX secolo e si tratta di pantaloni (o gonne per le femmine chiaramente) classici alla zuava con calze alte di lana fino al ginocchio e maglioni tipici di lana natalizi e rossi la maggior parte delle volte. Hanno sempre un lungo cappello tipico a punta e quello, a differenza delle volte, è sempre sempre rosso. Vivono nei fienili perché curano gli animali e si offendono per nulla. Ogni scusa è buona insomma per farti un dispetto.

Come puoi riappacificarti con un Nisser?

Beh. I Nisser e i folletti dispettosi si prendono per la gola, ebbene sì. E se fai loro un buon porridge di riso che hai cotto nel latte con tanto burro, cannella spezie e cardamomo beh. Li conquisti. Si certifica la presenza dei nisser -perché dell’esistenza è ormai indubbia- proprio da questo qualora tu fossi un miscredente. Lasci una ciotola con porridge di riso al mattino nel fienile. Quando tornerai quella scodella sarà vuota.

Senza dubbio alcuno.

Esistono diversi nisser in realtà. Te l’ho detto che è un argomento molto complesso e una materia ricchissima. Quello che posso dirti, così giusto per fare dei cenni, è che quando capita qualcosa di sicuro o in altissima percentuale c’entra sempre un nisser. Inconsapevolmente gli hai fatto un dispetto o qualcosa che a lui non è andata giù? Bene. Lo stesso farà lui con te. Quando non trovi un calzino del resto lo sanno tutti che sono stati i folletti della lavatrice a rubartelo. Se lo ritroverai allora ti avrà perdonato ma se non lo dovessi mai più ritroverai hai ancora un conto in sospeso.

Dispettucci adorabili

Se vai su Pinterest o instagram e segui l’hashtag #elfontheshelf ne vedrai di dispetti adorabili. Alcuni sono davvero fuori luogo, come spesso accade ed esagerati. Francamente non di grande gusto.

Ma altri sono esilaranti. Elf on the shelf ha dato il via, come ti dicevo, a un filone creativo interessante. Le mamme si ispirano a vicenda (e litigano pure perché poi prendono spunto e pure i meriti. Ma si sa sul web la netiquette  per altissime percentuali è sconosciuta) pubblicando dispetti da mostrare ai loro bimbi ogni mattina per farli divertire con l’elfetto di turno. In pratica si trascorre l’avvento -sopratutto la notte quando i bimbi sono a casa- a inventarsene di tutti i colori. Cosa che trovo carinissima perché farlo anche in coppia con mamma e il papà/ o con mamma mamma e papà papa  avvicina la coppia e rende tutto più magico. E allora i genitori la notte stanno lì ad attorcigliare Elfi nella carta igienica o riempire le scale di caramelle.

Onestamente quest’anno vorrei farlo anche io per Kiki e Koi ma so già che finirebbe con l’elfo sbranato dopo 3 secondi. Ne ho già dovuti ricomprare diversi ahem…..

L’elfo homemade

Elf on the shelf è chiaramente un marchio registrato ma ci sono tantissimi folletti adorabili in giro per il web e negozi fisici. E, si possono pure costruire in casa con qualche pezzo di stoffa avanzata e un po’ di lana; a dirla tutta questi sono indiscutibilmente di valore inestimabile perché unici. Si può decidere di confezionarlo anche in casa, semplicemente disegnarlo varie ed eventuali. Tutte opzioni valide perché per sognare non occorre qualcosa di specifico anzi. È proprio qui il bello si può continuare a creare, creare, creare senza mai fermarsi.

 

 

L’identikit del Nisser

 

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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