Ricette Vegetariane e Vegane

La Politica del Cannolo

Il Meteo del Gikitchen prevede precipitazioni postereccie improvvise, coniglieggiato e poco orecchioso con qualche banco di barba di nano da giardino. Il Tour Pasquale non si ferma e continua a pieno regime ecco perchè mi ritrovo a ticchettare velocemente anche questo sabato pomeriggio appena cominciato, interamente dedicato alla cucina di Jamie Oliver e giretti per la città. Stanca di tutti questi dolcetti (Non è vero ma sto ricevendo serie ripercussioni psicologiche. Ed è chiaro che parta già compromessa la situazione) mi sono (ho dovuto) lanciata di mia spontanea volontà (non troppo velate minacce) in un tour parallelo a quello Pasquale dai tratti fortemente country.

E’ stato richiesto altresì di non inventare un country soft sostituendo l’extra vergine di oliva con l’olio di riso pensando di fare cosa gradita ai trigliceridi. Ognuno, mi è stato detto, fa un po’ come gli pare con i propri trigliceridi. In casa si ha voglia insomma di bistecche alte otto centimetri al sangue con insalata unta sbattuta in mezzo e tanto tanto tanto formaggio grassosissimo. Crostini di pane tostato o meglio ancora baguette di tre metri l’una dove spalmare burrograssissimoallostatopuro, toast alla francese e doppio pancake saltato con la pancetta e uovo alla Benedict in salsa olandese. E’ noto che il Nippotorinese non abbia problemi alcuni con l’ago della bilancia (come se mancassero i motivi per detestarlo); ed è per questo che essendo uno dei maggiori fruitori della mia cucina ha manifestato l’idea (ha proprio manifestato con tanto di cartelli e marcia sul terrazzo) di alternare un po’. Che una fetta di petto di pollo scondita è sempre cosa buona e giusta in un regime alimentare equilibrato se a seguire poi c’è un triplo piatto di dolcetti e degustazioni multipli del tour pasquale ma .

Ma che alla lunga potrebbe legarmi, buttarmi nel portabagagli e sbarazzarsi del mio corpo e di tutti i miei conigli. A tal proposito vi presento ufficialmente Agi, già apparsa in diverse diapositive lo scorso anno nel periodo natalizio, che possedendo un enorme palloncino a forma di Mondo (Unicef version, per dovere di cronaca) non potrà che essere la Madrina del Tour Pasquale parallelo al Tour Country.

Nonostante il Nippotorinese si ostini a dire che dentro di me ci sia  un’anima csabiana che non posso cancellare, dimostrerò che sarà  quella nigelliana-oliveriana a prevalere (Cey , la mia Nigella, ti prego aiutami tu! E soprattutto divertiti come una matta al mercato di Londra e se puoi pensami giusto un pochetto!).

Dimostrerò. Che riuscirò a inondare il piatto di olio. Che riuscirò a far sciogliere noci (di cocco) di burro senza pensare e farci pure un bel giro di olio sopra e che farò la pasta. Tanta tanta tanta pasta. Saltandola. Rigirandola. Ungendola. Non userò guanti di silicone durante la preparazione. Non metterò la maschera da sub, la tuta da palombaro per non farmi contaminare all’apertura di un uovo. IO CE LA FARO’ !

No. Non ce la posso fare, suvvia.

La tappa di oggi, nonostante ci ritorneremo giusto un altro paio di volte per la cuddura ad esempio, è la Sicilia. Dopo essermi fatta odiare dai Toscani (oh ho toppato pure con la stiacciata. La mia adorabile amica Claudia mi ha detto che non è tipico della Pasqua. Scriverò alla redazione di Sale e Pepe. Noi fingeremo tranquillamente che sia “il famosissimo dolce pasquale toscano” altrimenti piango da adesso. Fino a Pasquetta. Del 2013) vorrei proprio giocare in casa. Giusto per rilassarmi un po’.  Posso pure dire il vero cannolo siciliano si inzuppa nella granita o che ne so. Il vero cannolo siciliano contiene scaglie di cocco dentro. Vi hanno fregato tutti . Ma non lo farò (o forse sì).

La mia prima esperienza con questo dolce è stata ampiamente documentata e risale a non troppo tempo fa. Una prova dalle mirabilanti avventure con la mia cognatina, al secolo conosciuta come Socia Piola. Per la cialda questa volta mi sono affidata ai Maestri Pasticceri Italiani e devo dire che al contrario della precedente è stata di facilissima realizzazione. Certo è che dovrei comprare molti più “canneti” * per cannoli, ma è un appunto personale che potevo pure risparmiarmi. Visto però che vado a ruota libera a meno che qualcuno non me la buchi e faccia scoppiare in faccia proseguo impavida.

(*pare che le cialde venissero arrotolate in canneti di bambù e forse l’origine del nome “cannolo” deriva proprio da questo)

Il Cannolo siciliano senza alcun dubbio è il re dei Dolci Siciliani. Giusto stamattina una replica del Boss delle Torte mostrava come Bartolo “Buddy” Valastro, pasticcere di famiglia siciliana emigrata in America diventato ormai un cult,  indica una vera e propria giornata del cannolo. Riesce a venderne migliaia al prezzo modico di 20 centesimo l’uno. La fila davanti l’ormai famosissimo Carlo’s City Hall Bake Shop era talmente lunga (nonostante fosse organizzata a serpentina manco fossimo ad Euro Disney) da far impallidire quella di un concerto di Lady Gaga. Poi il perchè ci sia qualcuno che vada a vederla è un quesito che vorrei pormi in separata sede

La maternità del cannolo se la contende tutta la Trinacria. E’ innegabile che il Palermitano ti dirà che è di Palermo, Il Messinese di Messina, Il Nisseno di Caltanissetta. Un po’ come la granita, la pasta di mandorla e compagnia bella. Essendo la Sicilia estesa su una superficie piuttosto vasta sì ma pur sempre un’isola è, diciamo che giravotaefurria (meraviglioso detto siculo che significa “gira che ti rigira che ti rigira” perchè gira, vota e furria sono tre sinonimi) sempre siculo è. Amen.

Pare però che questa  maternità sia contesa da due antipodi tanto da diventare Imbarazzante. Parte l’angolo del “ma lo sapevate che”.

Kalt El Nissa, Caltanissetta, in greco significa letteralmente “Castello delle donne” in quanto a quei tempi gli emiri saraceni, diciamolo, se la ridevano di brutto collezionando Harem di tutto rispetto. Non si vestivano da poliziotte nè vedevano Baaria ma credo che il senso fosse quello. Questo per dire insomma che alcuni attribuiscono (aggiungerei purtroppo, suffragrando anche imbarazzanti teatrini che potrebbero derivarne) la forma proprio ad una chiara ed esplicita allusione sessuale. Pare infatti che le favorite rinchiuse nel castello allegramente  passassero il tempo a confezionare dolcetti alludendo alle potenti doti amatorie del sultano. Giusto per idolatrarlo un po’.

In netta contrapposizione poi altre fonti  attribuiscono la maternità del dolcetto tipico siciliano più famoso nel mondo alle suore, sempre nei pressi di Caltanissetta. Ora non so a voi ma a me questa storia del cannolo sembra attualissima. E’ un parallellismo talmente evidente che lascia a tratti basiti. L’emiro lo immagino mentre compra casa a Lampedusa. Le prescelte che preparano cannoli perchè sono ragazze bisognose che avevano bisogno di una dimora, di gioielli, di un castello e se all’epoca ci fosse stato pure di un elicottero privato. In mancanza un cavallo automatizzato con ruote trainati da schiavi. L’emiro per accattivarsi le simpatie di altre donne convince le indigene del luogo che in realtà sono suore bisognose.

Tutto torna o sbaglio?

Questa forte contrapposizione della leggenda onestamente fa pensare un po’. Certo è che la parte puritana della Sicilia non credo gradisca particolarmente il racconto sul “Castello delle donne” e  dell’emiro. Indubbiamente le suore che confezionano dolcetti danno quell’aria talmente dolce e pucciosa che non si può non innamorarsene. Secondo delle ricerche però la prima pare proprio quella più accreditata. Insomma proprio come quello che sta succedendo in questo periodo: ognuno se la racconta un po’ come vuole e crede a quello che vuole.

I fatti, oggettivamente parlando,  però sembrano essere innegabilmente lapalissiani.

Essendo un dolce tipico di carnevale ( e ne ho certezza) che ci fa nel tour Pasquale? Ecco. Visto che anche qui ci sono diverse diatribe in corso non proferisco parola e impavida proseguo. Carnevalesco o Pasqualesco che sia ognuno veda quello che vuole vedere e Amen. Al massimo per par condicio potremmo stabilire che le concubine bisognose lo preparavano a Carnevale giusto per travestirsi da poliziotte ed essere credibili mentre per Pasqua le Suore. Magari aggiungendo dettagli per generare pietà e commozione. Che ne so: Preparavano cannoli per i bimbi poveri del paesi. Sì, una cosa del genere.

La composizione del cannolo siciliano consiste nella presenza della strafamigerata cialda fritta detta scorza e un ripieno a base di ricotta di pecora mischiata a zucchero a velo aromatizzata con qualsivoglia candito, scorzetta di buccia, cioccolato, pistacchio, mandorle. Le imbottiture del cannolo sono svariate ed infinite. Nel ragusano ad esempio usano moltissimo la ricotta di mucca, più leggera e digeribile (ma diciamolo è una semiprofanazione perchè il cannolo è sempre stato a base di ricotta di pecora, ecchediamine! E allora infiliamoci dentro la provola affumicata ragusana e via). Meno famosi ma alla portata dei più golosi e meno tradizionalisti c’è il ripieno con creme al cioccolato, creme pasticcere e al pistacchio. L’imbottitura va sempre fatta all’ultimo momento. MAI e dico MAI comprare/mangiare un cannolo che vedete in vetrina già “imbottito”. Esso non è un cannolo (immaginatemi mentre lo dico puntandovi il dito e gridando “ESSOOOOOO!”) . Il pasticcere che ben sa cosa sia un cannolo avrà le cialde e lo imbottirà sul momento. Davanti a voi. La cialda perderebbe la friabilità, la croccantezza, la purezza e tutta una sfilza di aggettivi che finiscono per “ezza”. La ricotta inumidirebbe tutto e “ciao cannolo. benvenuto cugino pazzo del cannolo”.

Ho fatto delle versioni mignon che sono sorprendentemente riuscite, proprio perchè la versione standard è talmente grande da risultare nauseabonda. Ed è capace di non rendere giustizia alla reale bontà di questa meraviglia. I ripieni da me provati sono stati: ricotta e pistacchi tritati nell’impasto con canditi posizionati solo lateralmente in modo da agevolarne l’esclusione nel caso non piacessero, ricotta e scaglie di mandorle tostate tritate finissimamente con codette laterali che fungevano solo da abbellimento, ricotta mischiata al the matcha (sì l’ho fatto ed è stata un’esperienza ai limiti del mistico), ricotta e pinoli tritati (sì ho provato anche questa insolita versione inventandomela di sana pianta) con qualche scaglia di cioccolato fondente lateralmente e anche una versione cioccolatosa bianca kinder per i più piccini. Ovvero tritato finissimamente un classico ovetto kinder e mischiandolo all’impasto della ricotta. Questo perchè anche i più piccini, avvertendo un sapore conosciuto, potrebbero gradire. Al massimo gli si rifila un ovetto rimasto e via.

Molto probabilmente, come annunciato, ci sarà una precipitazione di post ma se non dovesse accadere e il week end non verrà così rovinato e compromesso neuronalmente vi auguro un felicissimo fine settimana. Abbracciandovi e ringraziandovi sempre per l’affetto. Che oltre ad essere immeritato è davvero tanto. E ne sono lusingata. E felice. Grazie. Di cuore (anche se questo ” di cuore”, grazie ai tronisti e alle corteggiatrici, è diventato un po’ inflazionato, santapolpetta!)

Non mi resta che fiondarmi in due ricette di Jamie Oliver, prima dello shopping compulsivo previsto a cui seguirà una maratona cinematografica coreana. Che l’unto (e la pazienza)  sia con me!

La Ricetta dei Cannoli Siciliani Classica la trovi cliccando qui >>>

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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