Che *coff coff* ahem. Io che do consigli su come essere Popular. Contraddizioni in termini e deliri insomma. Il mio nuovo articoletto è disponibile su Vanity Fair, che inspiegabilmente invece di prendermi a randellate sulle gengive mi da la gioia di comparire.  Basta cliccare qui per insultarmi e dirmi ” basta. nontisisopportapiù” (monelli!)
Il Decalogo semi-serio su come diventare Popular ( o perlomeno provarci) su Instagram>>>>
E’ il periodo dei tulipani, orchidee e nani. Ricevo i primi color fragola e le seconde candide e bianche. I terzi sotto forma di annaffiatoio con mini pannelli solari che recensisco nel mio angolo nanoso ( clicca qui. I clicca qui li faccio sempre per la mia mamma che si diverte dal suo ipad ad aprire nuove finestre e finire nei meandri della mia labile mente sotto forma di pixel) e assistenti giardinieri per sgravarmi da compiti che non riesco a portare a termine. Â Pure il vaso. Ho pure il vaso del nano da giardino. Mai avrei potuto sperare di meglio dopo aver ricevuto domenica la versione primaverile pigiamosa con dei nanetti adorabili.
E quindi per il giorno di San Giuseppe mi ritrovo Pippo, Pippo e Pippo. Tre regali nanosi  davvero importanti da parte della mia mamma. Lei mi regala nani e il mio papà fiori. Il Nippotorinese premure ed io sto lì immobile e impassibile a ricevere amore e sentirmi felice. Ho tirato fuori la protezione cinquanta perché far foto sul terrazzo, visto che ho già cominciato, potrebbe donarmi quel colorito che non mi piace e voglio. Ho il mio cappellone a falde larghe pronto. Mi piace essere la “signora strana” per la bambina di fronte. Anche se non ho una bambina di fronte e allora riformulo dicendo che mi piacerebbe essere la “signora strana” per la bimba immaginaria della casa immagianaria di fronte. La signora strana. Quella che ha tanti nani. E’ bianca e pallida. Fa foto a delle cose che non si riescono a vedere ma sembrano dolcetti. Si veste sempre di nero ma qualche volta ha degli occhiali a forma di cuore rossi giganti e un cerchietto con delle orecchie di coniglio. Sono diventata questa? No. Sono sempre stata questa e in questo mondo, che è terrazzo e casa mi sento spogliata dai dogmi, imposizioni e regole. Sono finalmente libera di essere me tra sogni e paure. Vengo presa in considerazione quando decido che Pippo, Pippo e Pippo saranno i nomi dei nuovi arrivati perché purtroppo dimentico le cose e non vorrei mai dimenticare più il nome dei miei pochi amici. Nella barba c’è quella saggezza e inquietudine e in quelle scarpe comode che guardano il cielo dalla punta la voglia di camminare ancora e ancora e mai fermarsi. Un cappello per nascondersi e segreti millenari di sogni nascosti nel cuore. Ricordi in piantine. Sotterrati e annaffiati. Ad alcuni ho tolto le erbacce e usato disinfestanti per sistemarli e decorarli come fossero edera. E farli arrampicare seguendo percorsi da me scelti e non che prendono forma in libertà . E’ un giardino che in fondo non lo è perché terrazzo costruito con cemento, cuore, fantasia, dolore e sorrisi. E’ governato da conigli in gabbia dove il tempo non c’è. L’importanza della mia terrazza. La distanza che c’è tra il mondo dove mi sono rinchiusa e quello che è fuori. Il binario dove la Rowling in quei tre quarti divide mondi e un lascia passare tra un mondo e l’altro come in Neverending Story distinguendo tra le pagine il regno di Fantasia. Per me la terrazza rappresenta questo. Una terra di mezzo dove uscire allo scoperto ma con la possibilità di rientrare immediatamente. Coperta con un cappello per proteggermi dal dolore e dalla luce e piena di crema per allevviare bruciori e scottature che mi hanno ferito. Ci piazzo nani in ogni angolo per lasciarmi accompagnare e non temere. Per cercare di avere meno paura. Conigli in gabbia senza tempo e profumi per una che olfatto non ha.
Lui mi guarda e mi dice : Sei felice Gi?
Gli rispondo che sì. Sono felice. Di avere un rifugio. Una terra di mezzo. Un trampolino per lanciarmi in quello che mi aspetta e il sostegno di nani che in fondo sono la modestia e la grandezza della magia.
Sono molto felice Pi. Davvero molto. Perché con fatica e ho dovuto attendere trenta lunghissimi anni ho compreso. Che non puoi essere quello che non sei. Che non puoi costruirti un personaggio e recitare. Che non puoi inventarti un modo per essere felice.
Devi solo arrenderti. Accettarti e se riesci migliorarti ma senza snaturarti.
Sulla mia terrazza prima c’erano solo vasi in coordinato. Fiori perfetti. Bei tavoli di legno pesante  e sedie con lo schienale alto. Vasi colorati con alberelli scolpiti manco fosse passato Edward mani di forbice e cuscini in coordinato. Ed ero io , sì. Ma mancavano i nani. Accenni rosa. Tane nascoste. Entrate segrete. Cartelli stradali con su scritto ” Casa di Pippo a destra” e gabbie dove non ci sono uccelli ma conigli di peluche per non rendere prigioniero nessuno se non il tempo. E sono io senza ma. Non manca nulla. Tutti se vogliono possono vedere cosa sono ormai.
Ed io posso essere finalmente fiera, anche se solo un po’, di non essermi piegata alla falsità e di essere quella che volevo esattamente essere: me stessa.
Non  importa se nelle vite degli altri sono la “signora strana” perché per me non è mai contato cosa sono gli altri nella loro  vita ma cosa sono io e la vita stessa.
E oggi è il momento della ciambella.
Di quelle classiche ciambelle che fai dopo la Pasqua quando ti è avanzato talmente tanto cioccolato che pensi di ricoprirci i divani e la parete della camera da letto facendo delle vere e proprie doghe di fondente e riprendendo un po’ lo stile Japan. Insomma quella classica ciambella che vorresti poter inzuppare in una tazza di latte grande quanto una piscina olimpionica la mattina. La stessa mattina che vorresti rimanere a casa dopo aver mangiato la suddetta spaparanzata sul divano. A grattarti la pancia (che scena orrenda santo cielo) gonfia di latticini. Sfogliando riviste di moda e maledicendo tutte quelle che appaiono con la pancia piatta da pagina 1 a pagina 234 (ma mi sa che non hanno fatto colazione con ciambella e piscina olimpionica) e ticchettando incessantemente sul telecomando di sky. Questa ciambellotta avrei potuto farla ben dopo il periodo pasquale magari appunto per il riciclo dell’uovo di Pasqua et similia, ma ho voluto giusto cominciare con una base velocissima da fare giusto perché potrebbe essere un’idea regalo. La ricotta è simbolo della Pasqua soprattutto al sud e la sua presenza nell’impasto insieme a queste gustosissime note di cioccolato fondente regala davvero un quid in più al ciambellotto protagonista di oggi. Preparo molto spesso questi tipi di ciambellotti perché il Nippotorinese ama conservarli nei sacchetti Ikea richiudibili e portarli in ufficio. Può sgranocchiarne parti e offrirle e che sia al limone o semplicemente alla vaniglia sino ad arrivare a quelli con la frutta o con le amarene, di cui avremo modo di blaterare e pure a sproposito, questa rimane una variante un po’ più golosa per la presenza della dolcissima droga cioccolatosa. Si conserva benissimo tra l’altro se non prende troppa umidità e si può utilizzare in diversi contesti. Forse che forse non per la chiusura del pasto però. C’è questa smania di fare ciambelle anche per la chiusura del pasto e non va bene. D’accordo che sono semplicissimi da fare e ci si impiega poco tempo ma a prescindere da quello che si serve durante il pranzo o la cena che sia, sarebbe sempre buona norma (colpo di csabite acuta) non confezionare ciambellotti lievitosi per la chiusura di un pasto. Un po’ come i muffin che in tutti gli orari vanno collocati tranne che a fine pasto come dessert.
Insomma un ciambellotto di facilissima realizzazione che si presta davvero bene a diversi utilizzi e che potrebbe pure essere meravigliosamente glassato con una pioggia di cioccolato fondente sopra. Del resto oh dopo la settimana ipocalorica si era detto che qui non ci sarebbe stato minimamente intenzione di controllare calorie e annessi ma ci si sarebbe dati alla perdizione assoluta.
 La Ricetta
Ingredienti per sei persone circa: 150 grammi di farina OO, 250 grammi di zucchero, 100 grammi di amido per dolci, 400 grammi di ricotta, 150 grammi di cioccolato fondente tagliato a pezzi non troppo grossolanamente, 50 grammi di zucchero a velo (facoltativo per decorare), vaniglia freschissima, 3 cucchiai di marsala.
Lavora tutti gli ingredienti aiutandoti con uno sbattitore elettrico. Lavora un po’ la ricotta con lo zucchero. Aggiungi il cioccolato e poi la farina e l’amido setacciati e infine le uova. Aromatizza con la vaniglia e con il marsala. Quando hai ottenuto un composto molto omogeneo versa in una teglia imburrata se non è di silicone e in forno già caldo a 180 per 30-35 minuti. Controlla con uno stecchino di legno. Infilalo e quando esce asciutto dall’impasto sforna e lascia raffreddare.