Ricette Vegetariane e Vegane

Crackers appesi che sanno di Zibibbo

Guardo sempre con piacere Pane, Amore e Fantasia su Alice perché mancava proprio un programma di soli lievitati e allora sto lì pronta a carpire qualche impasto crogiolandomi nel dubbio se sia il caso o meno di cedere anche io almeno una volta nella vita alle lusinghe del lievito madre. Dopo aver letto diverse esperienze e parlato con la mia socia cognatosa Piola mi è un po’ passata la voglia, confesso, e credo che il rapporto tra me e quel cosetto che tanto somiglia a un’entità malvagia capace solo di essere catturata dai Ghostbusters, verrà ancora una volta rimandato.

Insomma per dire che tra i lievitati la preparazione che più in assoluto mi fa simpatia sono i semplicissimi crackers. E sogno in cuor mio di inventare una ricetta per farli al microonde o in lavastoviglie (devo smetterla, sì) .

Anni fa se mi avessero detto che era semplice preparare dei crackers in casa, avrei sputazzato allegramente saliva ridendo a più non posso. Eppure la vita riserva tantissime sorprese e i crackers suppongo rientrino perfettamente in questa casistica sorprendente. L’impasto è preso giustappunto dal programma televisivo succitato ma io mi sono permessa di farne una versione “sicula” aggiungendo all’impasto dello Zibibbo. Non ricordo esattamente che alcolico adoperassero in trasmissione perché mentirei ma quello avevo in casa e ho quindi proceduto in tal senso.

Il risultato è davvero ottimo e si conservano benissimo a patto di tenerli lontani dall’umidità. Ne ho fatti sacchetti su sacchetti e per scelta li ho preparati piuttosto altucci perché è così che piacciono in casa.

1 tazza di olio extra vergine di oliva, 1 tazza di zibibbo, 500 grammi di farina, 30 grammi di sesamo (facoltativo), sale. Basta impastare per bene. Stendere. Ritagliarne la forma che più piace e in forno caldo a 180 per 15 minutini ma dipende chiaramente da altezza, forma e grandezza. Quindi quando sono appena dorati si possono tirare fuori dal forno.

I Crackers con l’Alga Nori. Per la ricetta clicca qui >>>>>

Questa foto dei crackers appesi, una delle prime fatte qui al Gikitchen, nasconde così tanti ricordi in sé che non posso non commuovermi. Ricordo che mamma tirava il nastrino tenendolo da una parte con il Nippotorinese dall’altra. Ancora non si era ben capito in cosa si fosse trasformato il mio blog di pseudofumetti. Era come se stesse diventato di pseudoricette. Ma la verità era che tra quello pseudo e uno schema preciso che mai era esistito, stava venendo fuori un’altra parte di me. L’ennesima. Come un camaleonte, che sono, mi ero avvicinata a un altro colore e ne stavo prendendo forme e sembianze.

Eravamo in lavanderia. Mamma indossava uno dei suoi vestiti larghi e fiorati che fanno male ai miei occhi ma che in fondo amo e mentre stendeva quel nastrino dove appendere i crackers mi ha guardato e ha detto “amore mio è bellissima questa foto sai?”.

Giornalmente alle 12.12 sono qui facendo i salti mortali, sudando, organizzando, faticando. Ogni giorno alle 12.12 vengo ripagata solo perché mamma dal suo ipad mi legge. Poi mi chiama. E mi dice:

“ho letto il post e i commenti. Quello che ha scritto Cri, Max, Pani, Titti, Luci, Zeta (etuttidavverotutti. Vi conosce e vi ama tutti)… ora corro a cucinare perché è tardi”.

E ride.

Io per quella risata faticherei il doppio se non il triplo. Io per quella risata appendo i miei dolori e li lascio lì.

Perché davvero mamma tutto questo è per te.

Ti amo.

(ma i crackers non li puoi mangiare perché è la settimana del No ai carboidrati quindi fila a prepararti i broccoli, tiè).

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48 COMMENTS

  1. i crackers appesi! Come fotografie. Ah! Che nostalgia per quei tempi passati, nei quali mi oscuravo a sviluppare foto per poi appenderle nel bagno.
    Lo zibibbo invece, non è quell’uva scura e dalla forma oblunga, come una melanzana. Una volta ne ho fatto una scorpacciata in collina. Mi ci aveva portato un vecchio amico, vecchio perché anziano e amico perché altrimenti non ci sarei andato insieme.
    E su questa collina un contadino ci ha riempito di uva zibibbo e bicchieri di vino. L’uva zibibbo per me è una fuoriclasse, dolce e trasgressiva.

  2. Iaia sei fantastica, e ti meriti tantissimo dalla vita. Sono felice di averti “incontrato” in questo fantastico blog. Stop. 🙂

  3. i craker sono decisamente un cibo che detesto e rifiuto. durante la scuoladell’obbbbbligo erano l’opzione più classica per la merenda. unico sollievo ai morsi della fame. e non funzionavano che per pochi minuti (mentre intorno a me vedevo gente con mezzochilo di pizzapanini imbottiti.) riconosco ora che devo ringraziare mia madre per aver indirizzato i miei pasti diversamente. perché io di pizzapanini ne avrei mangiati a quintali. però i craker non riescono proprio a piacermi. però. così spessi e rustici..

  4. Detto che anch’io nutro un certo terrore nei confronti del lievito madre (mi inquieta alquanto leggere che deve essere “nutrito” o “rinfrescato”… pare un animaletto!) e sottolineato che la foto dei crackers appesi è qualcosa di geniale… venite qui, tu e Nanda, e fatevi abbracciare. Siete belle, tanto. Anch’io devo molto alla mia mamma e la amo alla follia; a volte mi chiedo se un giorno anche per Frugolino sarà così… Baci a tutti!

  5. Questi andrebbero pure bene, chessò per un aperitivo tra me, te e tutti gli altri? Li preparerò di certo! M’ispirano parecchio!

  6. Pant, pant….Arrivo come sempre per ultima!! Da quando mi sono innammmmmmorata non ci sto più dentro! Anzi, mi serve un po’ il tuo aiuto Iaia, e quello di tutti per trascinarlo a commentare anche di qui e non solo su faccialibro, perchè ci legge, oh si, legge…ma di nascosto! orsù ignatius, esci allo scoperto 😉
    Innanzitutto : Ciao a mamma Nanda che ci legge ( no vabbè, signore e signori, rendetevi conto…abbiamo un pubblico…e che pubblico!!!) le sono piaciute le orecchiette e le friselline? Perchè siccome verrò in quel di Catania a breve, le porterei volentieri qualche cosetta di buono e sfizioso, visto che Iaia non mi da molta soddisfazione, e porterei anche il nostro vino buonerrimo, il Primitivo di Manduria, famosissimo olloverdeuorld! Buono e dolce. Ecco. Ma anche a Pier eh, quel pover’uomo ha bisogno di dosi massicce di orecchiette 😉
    I crackers sono buoni, ma io di solito compro quelli integrali. Vorrei provare a farli a casa tesoro, se sono di facile preparazione! Sicuramente risulteranno più gustosi di quelli confezionati. E ti amo, anche se non mi pensi piùppiù 🙂

    • Dai Ignatius, entra anche tu in questa allegra cucina… Così facciamo conoscenza… Io su Facebook non ci sono… 😉 Titti, tesoro mio, diglielo al tuo amore!!! Intanto un abbraccio ad entrambi…

      • ah sì no ma infatti! Luci ci aveva pregati tutti di dirti che ci sente parlare di te e che vorrebbe conoscerti ecc ecc., quindi direi che sei un ottimo motivo anche tu per uscire allo scoperto – come se Iaia non bastasse. Ma anche noi eh! °_°

    • Don Abelardo a rapporto! È lo struzzo che ti convoca (all’ombra della tua Signora, ovvio).
      Allora? Ci fai aspettare?
      Guarda lo struzzo nelle palle degli occhi: °_°
      Intesi? Dai non farti pregare, ormai sei un Picchiatello pure tu, manifestati, suvvia!

  7. Ah, dimenticavo di scrivere che lo Zibibbo da noi in casa qui, lo si adora a tal punto da chiamarlo familiarmente “Zio Pippo” 😉
    (Mio padre da quando si è catanizzato con mia madre sposandola non vuole più mangiare le pietanze noddiche, ma vivrebbe di sole paste di mandorla pucciate nello zio pippo!)

  8. Ecco, però dopo che li hai appesi lì ad asciugare, i tuoi dolori intendo, ricordati di ritirarli quando sono asciutti. Perché una volta asciutti si indossano con più facilitá, non c’è neanche bisogno di stirarli. E a ogni lavaggio scoloriscono un pochino, e il tessuto si consuma appena. Finché un giorno, quando andrai per appenderli scoprirai che uno si è consumato totalmente. E poi un altro, e poi un altro. E alla fine non ti serviranno più neanche i fili.

  9. e dopo aver letto il post di solito leggo anche tutti i commenti. poi arriva max con il suo e io non mi ricordo più cosa volevo dire, o se volevo dire.
    e va benissimo così.

  10. Un saluto alle belle dame che invocano il mio nome, e soprattutto un abbraccio forte alla mia amatissima Titti.
    Perdonatemi se io leggo soltanto, ma è che di ricette non capisco proprio nulla. In cucina mi arrangio quel tanto che basta a non morir d’inedia e, lo ammetto, spesso acquisto sughi pronti, o pesto alla genovese pronto (quelli freschi che si trovano nei banchi frigo).

    Tra voi sarei un eretico, un pesce fuor d’acqua. Di ricette nulla so, né, sarò franco, m’interessano poi molto. Della bella Maghetta Streghetta furono altre qualità a conquistarmi e ad attirare la mia attenzione sulla sua pagina di FB: le bellissime composizioni di foto e disegni che realizza sui piatti che prepara, o sui pan di stelle, e sulle pastiglie leone. Trovo che Giulia abbia un talento compositivo strardinario, un gusto sopraffino per le foto (curando moltissimo i soggetti e le inquadrature), ed uno stile infinitamente dolce nel disegnarsi in questo mondo magico fatto di delizie per il palato. Dai suoi lavori traspare una sensibilità straordinaria e, come ho sempre detto, le sue composizioni aggiungono bellezza alle nostre vite.

    Mi piace moltissimo, anche quando Giulia si lancia in lunghi racconti sulla sua Catania (città che mi ha ospitato per tre giorni nel febbraio del 2011, e che ho trovato bellissima ed estremamente accogliente).
    E resta poi il fatto di essere infinitamente in debito con Gikitchen in quanto, tramite lei, ovvero tramite la sua pagine su FB, ho potuto conoscere la donna della mia vita.

    Ma per il resto, non mi si chieda di commentare le ricette perché davvero non saprei cosa dire. ^__^”

    Un caro saluto a tutti ed a Titti (ah, che bello, mi piacciono i giochi di parole^^)

    Ignatius detto Lemm

    • Benvenuto!!! Un biscottino?! Mettiti comodo carissimo, qui non ci sono solo ricette, ma tutte le cose straordinarie che ti hanno fatto avvicinare a Iaia. Se ti va facciamo due chiacchiere, quando vuoi. Un abbraccio. Luci e Frugolino

    • Caro Ignatius, la tentazione di chiamarti Sisso è fortissima ma resisterò. Quel che voglio dirti è che credo sinceramente che nessuno dei frequentatori abituali di questo spazio sia qui per le ricette. E anzi, quando c’è “solo” la ricetta ci si preoccupa perché c’è qualcosa che non va… Qui si condividono emozioni prima che sapori, affetti prima che ingredienti, sorrisi prima che dosi. Quindi non focalizzarti sul mero aspetto culinario, e vedrai che troverai grande soddisfazione nel leggere, tanto quanto nel commentare. 🙂

    • aaaaaaaah ma eccoti! Che imbesuita, non avevo ancora scorso i commenti, leggevo man mano.
      ööööh ma che bello leggerti anche qui!!! Benvenuto fra i Picchiatelli! Scusate se mi permetto eh, non sono una membra anziana (membra? Sì, non sono mica un membro!) e l’onore di darti il benvenuto ufficiale non toccherebbe a una rookie, ma non fa niente, mi prendo il permesso.
      Ti troverai benissimo, vedrai! ^_^

  11. ok allora se la mamma di Iaia legge questo post vorrei dirle: Lo sa che io sono la cognataromana di Iaiia e quindi sorellaacquisita ed odiata, perchè romana, del Nippotorinese??!!
    Lo sapeva?
    La saluto moltissimo <3 <3

  12. Ecco, sono arrivata in fondo (mappperché non si possono cancellare i commenti? Eh?).
    Giulia ma… la tua mamma, la mitica Nanda, ci legge? °_°
    oh porcusciampìn che figür!
    Ah comunque sì, buonasera/buongiorno/quel che l’è signora Nanda! Piacere!

    Ecco, adesso cerco di darmi un contegno almeno per un minutino, ma non garantisco.

    Giulia, (anche) questa ricetta è intrigante, perché come al solito pare facilissima, anche se dubito che usciranno come i tuoi. Però al prossimo Z-apero ci provo lo stesso. Le foto… sulle tue foto (come sui disegni, i post e tutto quel che fai) si potrebbe parlare per ore (eoreeoreeoreeoreeore). Mentre Katia mi faceva visitare i pis… no niente… Torino, sì, mentre mi faceva visitare Torino, ho cercato di ricordare come sono arrivata qui sul tuo blog poco più di un anno fa. Niente, non ricordo. Credo sia stato via il suo blog (di Katia), ma non ne sono sicura. Quello che mi ricordo benissimo è che ad acchiapparmi sono state prima di tutto le tue foto.
    Poi è stato tutto un rincorrere disegni, parole e il tuo mondo.

    E adesso basta, che è tardi e come al solito mi dilungo e blatero.

    Io intanto attendo trepidante di urlare daicazzoooooooooooooo! alla cassiera il giorno in cui comprerò il tuo primo libro (perché non penserai di cavartela con uno solo, vero?). Poi mi interneranno, ma pazienza, li seguirò senza opporre resistenza e le mie uniche parole saranno: “Toglietemi tutto ma non il mio Iaialibro” (e il mio sguardo ipnotico di struZZo li convincerà, oh se li convincerà!) °_°
    Poi confido nella magnanimità di qualcuno di voi per mandarmi gli altri Iaialibri (e già che ci siete aggiungete qualcosa da sgranocchiare vah. Tipo questi cracker qui che si conservano bene. E anche un paio di bistecche – altine, non battute, al sanguissimo e non condite. Se possibile di fassona, ma se è chiedere troppo vanno bene anche bisonte o vacca comune. Grazie).

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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