Ricette Vegetariane e Vegane

Savoiardi-Babbo Natale

Ti amo Philippe Starck. Amo i tuoi riccioli, pur detestando l’uomo con i capelli. Amo pure il fatto che tu sia brizzolato, che è la massima espressione della mia rimbambitaggine. Amo pure la tua barbetta ribelle e i tuoi occhioni sbirluccicosi e la tua panzetta che visto in una foto al mare. E pure le guanciotte tonde tonde. Ti amo Philippe Starck perché sei disegnato nell’esatto opposto del mio parametro di bellezza ma ti amo. E continuo in silenzio a omaggiarti svuotando plafond e dilapidando patrimoni familiari ma ti amo (l’ho detto ti amo? mi sto confondendo). Pur di dormire con te abbracciata in silenzio ho costretto il povero Nippo a cedere a qualcosa di talmente esagerato che porellomifapuretenerezza. Impavido eroe che non hai paura di mostrare al mondo la tua geniale superiorità.

“… mio padre era un inventore, disegnava aerei e la sola eredità che mi ha lasciato non è stata una grande somma di danaro, come generalmente avviene con l’aviazione – per me è stato il contrario – ma mi ha lasciato l’idea che uno dei mestieri più belli che si possa fare è un mestiere creativo. Con la creazione si può effettuare una ricerca interiore e lavorare su sé stessi. E creando degli aerei, mi ha insegnato delle cose preziose: per far volare un aereo occorre crearlo, ma per non farlo cadere occorre essere rigorosi”.

Cito pure dialoghi e interviste. Mi ha sempre fatto rabbrividire idolatrare qualcuno (che non fosse Jack Nicholson e Frank-N-Furter di The Rocky Horror Picture Show). Né miti né eroi (a parte Turi, intendo) ma. Ma un posticino speciale nel mio cuore ci sarà sempre. Riempirò la casa di sedie Costes (ma anche miniature, eh) e Doctor Sonderbar (scomode come un cactus infilzato nel gomito ma che importa?). Spremerò agrumi solo con il tuo Juicy Salif (cieloquantoèbello?) e mai ti tradirò e ammetterò che Miss Sissi faveramenteschifomaveramente. Ti amo Philippe Starck e se sono qui a pensare a voce alta ticchettando a te invece di parlare di savoiardi Babbo Natale significa solo una cosa:

SONO ESAURITA.

 

Ultimamente avendo a che fare con Architetti, design, frizzilazzi, e robadavveroyeah mi sto appassionando come non mai all’ “arredamento-design-architetturaingenere”. Complice pure il fatto che di arte si tratta, sto colmando alcuni vuoti abissali. Philippe Starck è in assoluto la sintesi visiva di quello che apprezzo (Kartell voglio molto bene anche a te, eh. EchiseliscordaiNANI?) Mi sono ritrovata a scegliere inconsapevolmente più volte prodotti di design realizzati da questo indiscusso genio. E sarà un natale di Victoria Ghost. Madevosmetterla e parlare di Savoiardi che è tardi e grazie al cielo non posso perdermi in chiacchiere.

PHILIPPEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEMISENTIIIIIIIIIIIIIIIII????????????? TIAMOOOOOOOOOOOOOOOO

(respiro con il naso ma vi prego datemi ugualmente un sedativo. Magari a forma di Lampada Ara, grazie).

Che faccio lo ridico? Ma sì dai lo ridico. Questi biscotti (come gli alberelli e il cappello di Babbo Natale e altre 3209420482394823044823 ricette che pian piano pubblicherò) dovevano finire sul mio libro Le Ricette di Maghetta Streghetta. Contando però che mi erano concesse solo tre ricette, poi silurate e diventate due, strettamente correlate al Natale direi che scegliere è stato molto più che arduo. Urge fare solo libro sul Natale (elostofacendodisses ghignazzandoallegramente). I Savoiardi  – Babbo Natale non li ho visti da nessuna parte; perché mi piace sempre dire quando ho preso ispirazione da Pinterest o quando ho volutamente copiato-emulato. Non è molto in voga questo atteggiamento sul web, purtroppo, e ci si prende meriti che non sono propri. Nel giusto rispetto del lavoro degli altri. Per quel circoscritto gruppetto che ne conosce il significato, insomma. Naturalmente ci sarà qualcuno (tipo: ottomiliardidipersone) che ha trasformato un biscotto in Babbo Natale (io stessa ne ho fatti diversi e li metto sotto nel riepilogo) ma con i Savoiardi, che mi sia capitato, non ne ho visti (sì in pratica volevo atteggiarmi alla Philippe Starck dei Savoiardi Natalizi in preda a una possessione demoniaca). L’idea è sempre quella: trasformare e rielaborare. Disegnare sui cibi e giocare con gli alimenti.

I Savoiardi potranno essere preparati in casa per chi ha tempo e voglia (e io senza ombra di dubbio alcuno farei la ricetta di Montersino, in quel caso) altrimenti senza problema si adopereranno quelli confezionati. Di semplice realizzazione, come i cappellini e gli alberelli del resto, basterà versare sopra il savoiardo un po’ di glassa di zucchero (o cioccolato bianco colorato di rosso per i più golosi), attaccare su i bottoncini e via. Barba di panna e Occhi di cioccolato fondente. Come molte delle realizzazioni natalizie questi biscottini saranno perfetti da comporre con i più piccoli. Non servono attrezzi complicati (anzi) ma solo spatoline e in più tra una preparazione e l’altra si può spiluccare insieme al cucciolo un po’ di cioccolato ancora fuso e qualche pezzetto di savoiardo rotto.

Come realizzare i Savoiardi Babbo Natale:

Prendi un savoiardo (dopo averlo cotto o semplicemente sconfezionato) e ricopri i 2/3 della superficie (ma anche pocopoco di più) con la glassa di zucchero o cioccolato bianco fuso. La glassa di zucchero ha una proporzione sempre di 600 grammi di zucchero a velo per 100 grammi di albume e viene colorata con colorante alimentare in gel-liquido o polvere. Per la “glassa” di cioccolato bianco basta farlo fondere al microonde o a bagnomaria e colorarlo allo stesso modo.

Quando ancora la glassa è fresca (o il cioccolato bianco fuso ancora caldo ma non troppo) poggia sopra due Pastiglie Leone (meglio se bianche) o caramelline che preferisci in modo che aderiscano perfettamente e svolgano la funzione di bottoncini. Quando la glassa rossa si è solidificata, che sia di zucchero o cioccolato, fai il cinturone di babbo natale adoperando del cioccolato fondente fuso che a sua volta solidificherà. Sempre con il cioccolato fondente fuso fai i due occhietti. Per la barba un ciuffo dolcissimo di panna montata ma questa operazione devi necessariamente farla prima di servire, pochi minuti prima proprio, perché naturalmente si smonterebbe.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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