Ricette Vegetariane e Vegane

Smoothie di Carota, Arancia e Papaya

Ho centrifugato la Carota. Ho Spremuto l’arancia. Ho frullato la papaya. Per gusto personale ho aggiunto qualche goccia di limone. 

 

Oh ma anche io ho preso chili durante le feste eh. Non l’ho detto perché credevo fosse implicito e perché il bollettino peso pubblico mi ha sempre inquietato parecchio. Altrimenti dovrei cambiare la mia biografia ogni tre minuti: Una che ha perso 75 chili, Una che ha perso 70 chili, Una che ha perso 83 chili, Una che ha perso 68 chili. RELAXXXXXXXXXXXXXXX!

Ovunque mi giri, non soltanto sul web, zombie disperati si aggirano boccheggianti. Su Youtube gente che si iscrive in palestra, che compra cofanetti dvd di Jillian, che in libreria cerca l’ultimo libro che fa furore (ne parlavamo con Nicol qualche giorno fa) del Supermetabolismo e su Amazon China Theory è sold out manco fosse la bb cream di Dior col settanta per cento in offerta. CALMA. Inspiriamo espiriamo. Non è mica successo qualcosa di irreparabile da fare tutto questo manicomio? Siamo gonfie, appesantite e tra un bottone e l’altro il cardigan non sta più dritto ma bello aperto e allora? L’attività fisica non è un correre ai ripari ma una filosofia di vita. Si fa ogni giorno, tutti i giorni in modo diverso, più o meno intenso. Non ho mangiato panettoni, ciambelle e creme al mascarpone ma rispetto alla mia dieta ho agito nello stesso identico modo di tutti. Ho mangiato cupcake raw con triliardi di datteri e cheesecake raw con tonnellate di semi di sesamo. Ho abusato di frutta secca come non mai e mi sono concessa qualche hamburger di seitan, nonostante la mia intolleranza lieve al glutine che sto accertando in maniera più approfondita perché continua a darmi moltissimi problemi tra cui crampi, dolori e gonfiori. Per dire insomma che l’allarmismo sintomo supremo di depressione in agguato non occorre. Gennaio è sempre quel mese un po’ deprimente dove ognuno vive il post bagordi come una sconfitta personale. Atteggiamento che non sopporto perché indice di inconsapevolezza. Quest’anno ho volutamente esagerato e me ne sono proprio infischiata. Non sono salita sulla bilancia, segno che il mio masochismo è in netta discesa e attendo di farlo non appena mi renderò conto che quelle lancette non mi feriranno. C’è tempo per recuperare. Niente è perduto. Se iscriversi in palestra, visto il panico del momento, è un inizio per proseguire per tutto il resto dell’anno, ben venga. Se iscriversi e massacrarsi è soltanto per rimediare e poi far finire tutto nel dimenticatoio: fermati e razionalizza.

 

Il sermone è finito. Andiamo in pace. Ah no. Lo smoothie con carota, papaya e arancia. La papaya è un frutto che mi piace particolarmente e che diverse volte al mese assumo attraverso capsule. La papaya infatti, oltre a essere oggettivamente un gusto buono che accontenta la più variegata gamma di palati (non è l’avocado per intenderci), è balzata ai vertici delle riviste salutistiche e in cima alle ricerche  per l’incredibile varietà di poteri nutritivi. E’ pur vero che vi è un periodo random per tutti. C’è il periodo dell’avocado, del lime, degli spinaci e così via. La fama della papaya non cenna a diminuire, però. In Giappone (ma guarda un po’!) lo sanno da sempre che un cucchiaino al giorno di papaya riesce a liberare l’intestino dai germi che sono nocivi (e in molte popolazioni debilitate mortali). Toccasana per il fegato, la papaya è la panacea per tutti i mali intestinali: infatti la lista è lunghissima, corposa e incoraggiante. Per questo motivo prendo le capsule come dicevo (si trovano facilmente in farmacia o erboristeria e sono chiaramente naturali al cento per cento). Frutto tropicale per eccellenza, è composta principalmente da acqua e ha una buona quota di zuccheri. Contiene molte vitamine e in particolar modo C, A, E e K. L’acido folico la fa da padrone insieme a magnesio, potassio e molto altro. I semi sono edibili e svolgono una funzione di antiinvecchiamento (tutte a tracannare semi, mi raccomando! In realtà sembra che svolgano un’azione contraccettiva, leggevo diverso tempo fa, ma non ho mai approfondito l’argomento).

Ultimamente mangio spesso il gelato di banana alla cannella (attaccata al termosifone); questo perché ho bisogno di restare più leggera e non incamerare due chili di datteri al giorno e cercare di sopperire in qualche modo a questo gonfiore, che sarò onesta non mi preoccupa affatto. Basterà ritornare a regime. Metto pezzotti di banana in freezer (e tantissimi altri frutti) e poi frullo con abbondante cannella. Vien fuori un “gelato” cremoso buonissimo. Allo stesso modo aggiungo mirtilli, frutta di bosco e molto altro. Un altro “gelato” che mi piace moltissimo, sempre con la stessa tecnica, è ananas e zenzero. Ticchetto riguardo a questo perché pensavo di far la furbata di preparare un gelato con la papaya. Risultato? Disastroso. Al contrario delle mie rosee aspettative la papaya ghiacciata e poi frullata,insieme ad altri frutti o semplicemente con latte di mandorla non zuccherato a mo’ di frappè, non mi piace affatto. Cambia totalmente gusto e la dolcezza e morbidezza che ci si aspetterebbero rimangono una chimera.

Al contrario della versione “gelato”, la papaya frullata, soprattutto nel mio caso specifico con carota centrifugata e arancia fresca spremuta sul momento, trovo che sia la quintessenza della bontà. Sono sempre quella fissata con gli spinaci e l’avocado, confesso, ma anche questa versione mi piace moltissimo. Per rendere il tutto più acidulo basta un po’ di succo di lime (incredibile!) mentre per chi ha proprio voglia di un “dolcetto” senza colpe può arricchire con succo d’agave e infilare in freezer un’oretta giusto per fare ghiacciare e non di più. Che la carota con l’arancia fosse incredibilmente buona lo sostengo ormai da tempo immemore ma che l’abbinamento arancione (sì, sono un po’ fissata con i colori da abbinare anche in cucina) desse questo risultato beh, una scoperta pazzesca. Voglio farne a proposito di questo una versione in insalata: papaya, arancia e carote con un dressing leggero di yogurt vegetale. Staremo a vedere.


carota

 

 

 

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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