Ricette Vegetariane e Vegane

Hamburger Gourmet

E dopo aver ticchettato riguardo all’adorabile volumetto di Sonda Veggie Burger -per par condicio- ecco Hamburger Gourmet. Un prodotto completamente diverso edito da Ippocampo che ho acquistato su Amazon da poco e che mi ha colpito, sarò onesta, solo ed esclusivamente per la grafica. Ho già tanti volumi su Hamburger et similia ma questo a primo impatto stordisce. Sarà per il giallo e nero -che oltre a ricordarmi Sin City e le meraviglie- fa sempre un po’ design o perché l’hamburger stilizzato in copertina colpisce. Avendolo tra le mani poi e vedendo che l’hamburger è ritagliato c’è da esserne rapiti sul serio. Una copertina molto particolare come tutto quello che si rivelerà all’interno. Un preludio, insomma, della particolarità grafica e della bellezza delle foto. Il prezzo non è affatto alto e si aggira intorno ai 18 euro. Gli autori sono David Japy, Elodie Rambaud e Victor Garnier. Le pagine sono ruvide ma non troppo e l’odore è di quelli che mi piace. Pagine nere a fare da sfondo a grafiche semplici e accattivanti, testi talvolta troppo piccoli ma comprensibili e qualche ghirigoro qua e là come contorno. Ci sono linee sospese bianche in quell’infinito nero. Così senza senso ed è per questo che diventano fondamentali. Non è scomodo leggere a volte il bianco su nero ma non ho particolari problemi alla vista quindi non sono attendibile. Si parla di Genesi nella prima pagina dove si racconta che nel 2010 a Santa Monica c’è stato un hamburger a cambiare la vita. Quel giorno capire che un buon pane, della carne di qualità e delle buone verdure possono dare vita a infiniti piatti di tal tipo è stato illuminante. Blend, locale con tanto di foto e lavoratori in bianco e nero e posa cinematografica come da set. La convivialità dell’hamburger, l’entusiasmo e l’attenzione alla ricerca come miscela perfetta per un hamburger gourmet. C’è pure un macellaio innamorato del suo lavoro che si chiama Yves Marie Le Bourdeonnec grazie al quale si sfornano hamburger che promettono faville. Ci danno il benvenuto a Blend così e ci confidano qualche loro ricetta. Uhm. Entriamo?

Blend, locale parigino dove gli hamburger sono fatti in casa al cento per cento. Entriamo, sì.

C’è la storia dell’hamburger ma non è la solita che conosciamo tutti e che abbiamo avuto opportunità di leggere in ogni dove e non sarò mai grata abbastanza per queste due righe. Finalmente so qualcosa di diverso, oh. Tutto si deve a Karl Drais che agli inizi dell’ottocento inventò il tritacarne. Insomma non si parla più soltanto dei fratelli Minches di Amburgo che lo inventeranno a New York o di Fletcher Davis in Texas. Si parla del tritacarne, che a ben pensarci è davvero la genesi di tutto e di questo malloppotto che fa impazzire gran parte della popolazione mondiale e suppongo pure intergalattica. Dal 1940 con McDonald diventa parte della vita di tutti ma è interessante vedere come questo piccolo mondo di pane ripieno di carne appartenga da molto prima a noi comuni mortali. Seguono gli utensili: la griglia, la piastra, la padella, la cloche, bastardella, la spatola a gomito e il coltello. E poi i consigli su come spalmare sul pane uno strato sottilissimo di burro prima di dorarlo in padella o al grill e salare la carne dopo aver formato i medaglioni così durante la cottura si formerà la crosticina. Cose semplici ma mica tanto e che risolvono amletici dubbi. L’acqua tiepida per modellare gli hamburger correttamente e il fatto di servirli riscaldati a 160 per un minuto nel forno.

Tipo che io non sapevo cosa fosse Patty (credevo fosse la ragazza che cucinava per il libro. Guarda un po’ come sto messa) e merito una pernacchia amplificata a decibel non consentiti dalla legge. Dicesi Patty il mix di carni tritate e tagliate per formare il medaglione. Mai letto da nessuna parte. E con questa -oltre a cospargermi il capo di cenere- direi pure di cancellare tutti i miei account sul web e scomparire PER SEMPRE. Ma sono malvagia e rimarrò. Insomma Patty di Carne (non vedo l’ora di sfoggiarlo. Lo sapranno tutti e mi sentirò ancor più cretina come è giusto che sia). E’ fondamentale per il Patty usare carne fresca (evvabbè) e vanno privilegiati i tagli che abbiano fino al trenta per cento di materia grassa. Il plurale di patty è patties ed è un sostantivo neutro maschile, ok? Perché ci dicono pure questo (amo questo libro!). Poteva mancare il patty di pesce per gli Hamburger di pesce? I fishburger? No. E allora pure il patty di pesce con consigli riguardo merluzzo, salmone, filetti e dadini. Impanati e marinati e tonno e cotture e capesante. Un idillio, insomma. Il capitolo sul formaggio non poteva mancare, no? Ma qui il Patty di formaggio non c’è e ci sono rimasta pure un tantino male. Si passa poi alle composte e quindi i componenti aggiuntivi che arricchiscono all’infinito gli hamburger e si parla di composte di cipolle all’aceto balsamico, composte di pastinaca e cipolle novelle e pure di scalogno e mela. A seguire insalate, salse e le immancabile patatine. Mica si sono dimenticati dei Bun, ovvero i panini per l’hamburger (Patty non la sapevo ma Bun sì. Va un po’ meglio? No. Credo di no).

Le ricette sono 58 e dopo l’analisi dell’Hamburger e la storia si passa a un puro cento per cento di carne e pesce e poi a un mix di carne e spezie e pure un cento per cento vegetariano. A seguire le ricette dello chef al coltello e poi i Blendies ovvero i dolci americani rivisitati. Stilisticamente accattivante anche l’enunciazione della ricetta. Disegnino con l’animale in questione e pure un consiglio su cosa berci su. Nome del panino, difficoltà espressa in numero di panini, tempo di preparazione e numero di hamburger. Spiegazione chiara, semplice, intuitiva e senza tanti giri. Pagina bianca adorabile. Font accattivante. Cielo ma è tutto perfetto? Sì. Se non ci fosse carne ovunque. Pesce ovunque. Formaggio ovunque. Salse ovunque. Sarebbe il mio libro preferito. Ma forse lo diventerà nonostante tutto. Credo di aver trovato in assoluto lo stile, il font, l’organizzazione e tutto quello che vi è intorno: letteralmente perfetto. Dico qualche panino per solleticare la fantasia? (sfoglialo se lo trovi e nel dubbio acquistalo senza timore perché non rimpiangerai affatto di averlo preso. Anzi!)

  • Cherry: manzo, formaggio di pecora e confettura di ciliegia
  • Cantal: manzo, cantal e composta di fichi e uva
  • Lardo: manzo e crema di lardo di Colonnata (poi consiglia la rucola e alternative)
  • Semplice: manzo, finocchi e pinoli (e consiglia come sempre pomodori canditi, finocchi, pinoli a seconda del panino)
  • Sun: manzo, formaggio di capra e melanzane
  • Beet: manzo, barbabietola e wasabi
  • Basco: pollo basco e rucola, peperoni rossi, pomodori e peperoncino di Espelette
  • Red: pollo speziato e barbabietole

Per il vegetariano (che si può declinare in vegano) primeggia la quinoa con patty di quinoa, bulgur, barbabietola cruda, scalogno, uova, pangrattato, sale e rucola. Greenie con verdure in salsa di pomodoro e un tripudio di fagiolini, carote, patate e zucchine. Il Bulg con il bulgur, le noci e il cumino. Al tofu con le immancabili zucchine e molto altro. Bellissima la sezione anche delle carni con le spezie e quella dedicata al pesce: salmone, aneto e limone. Tonno al peperoncino con cipolle caramellate. Merluzzo impanato e salsa scapece e molto molto molto altro l’ho detto? Per i dolci invece abbiamo un tripudio di sempiterni: cupcake, blondies, whoopie, cookie con M&M’s, Cheesecake e l’upside con ananas capovolto. I ringraziamenti sono belli pure quelli. Con un sottofondo di uomo barbuto hipster affascinante che ti fa chiudere questo percorso dicendo: ammappate (così giusto perché ammappate ci stava bene). Un libro visto per caso. Comprato per i colori così senza riflettere. E diventato un cult.

Generalmente Koi non si avvicina mai quando lavoro e fotografo. Ma questo libro è piaciuto -e molto- anche a lei. Ho dovuto spiegarle che non ci fosse nessun patty di carne o pesce. E né possibilità di fare una passeggiata con l’uomo barbuto. Dopo minuti di notevole incomprensione ha capito.

Forse.

QUESTO POST È STATO PUBBLICATO IL: 

Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

Seguimi anche su Runlovers

Tutte le settimane mi trovi con una ricetta nuova dedicata a chi fa sport

MUST TRY