Quando parlo del tea time -l’ora del tè- qualcuno storce ancora il naso. Sembra essere d’antan, sorpassato e roba per donne annoiate che non lavorano. Posso garantirti che non è così e che come in tutto occorre passione, impegno e voglia di stupire se stessi prima di tutto. Mi piace ribadire che tutto questo vada fatto per se stessi perché ci credo profondamente da egoista quale sono. Sì, perché non mi vergogno di ammettere da sempre che la mia componente egoistica è radicata e forte. Non significa che vada a ledere -o perlomeno non volontariamente- chi amo ma mi impongo per certi versi di ricordarmi. Ricordarmi di me.
Amo posizionare i tovagliolini e scegliere il tè, decidere cosa servire, come abbinare e la teiera che sarà protagonista. Amo i bollitori, tanto da averli ovunque, che siano elettrici o da fornello. Se dovessi mai scegliere la cosa che più mi rappresenta non avrei dubbi ed è proprio la teiera. Sogno una casa che scoppia di teiere e se mi conosci intendo: che scoppi ancora di più. Non basta mai lo spazio per le teiere e non è mai troppo quello che dedico loro. Le osservo come fossero borse, le amo e scelgo sempre con cura e non riesco a smettere di sognare quel Ritz. A quel momento. Che ho avuto modo di raccontarti qui.
I sandwich al salmone e al cetriolo. Il ricordo di Downton Abbey, che è stata una delle pochissime serie che mi appassionato e che ho amato, dei gialli della Christie e di quell’ambientazione vittoriana, che credo non ci sia più bisogno di sottolineare mi fa battere il cuore. Nel mio ufficio, che spero presto potrai vedere perché a giorni girerò il video con Guido architetto cuginoso e genio che mi ha supportato e che mi continua a supportare perché le sorprese non sono finite, oltre al salone e alla cucina in pieno stile vittoriano leggermente rivisitato c’è anche un angolo con degli scacchi piccoli piccoli che si alternano e rincorrono. Lì ci sarà la mia sala da tè; che definire sala è eccessivo ma. Micro sala da tè. Sto cercando un tavolo a tre piedi che ho in mente e lo potrei disegnare (e forse finirà così anche se vorrei acquistarlo d’antiquariato perché voglio che abbia della vita dentro e non che nasca con me) e delle poltroncine magari dello stesso colore del Ritz, altrimenti ci penserà il tappezziere. Voglio rinchiudermi lì e sorseggiare Rooibos. Voglio estraniarmi e vivere in un altro tempo. Rifugiarmici e recuperare quel tempo.
Il tè, non smetterò mai di ripeterlo, come la tisana o l’infuso ha un potere meditativo importantissimo che è sbagliato sottovalutare. Come lo è non organizzare un tè tra amiche o semplicemente con chi ami. Anche per la cena, sai? Potrai sorseggiare tè magari a basso contenuto di caffeina e deliziare/ti con sandwich dolci e salati, con biscotti, muffin e torte salate. Quest’anno voglio proprio organizzare un tè con solo le donne della mia vita. Ne mancheranno alcune perché lontane da questo triangolo in mezzo al mare ma in quel caso c’è una cosa ancora più forte della presenza: il ricordo.
E il ricordo molto spesso viene evocato grazie anche all’ausilio del tè. Tanto tempo fa ti ho raccontato dei miei tè insieme a papà ormai venti anni fa. Degli After Eight. Delle risate e pure dei panini. Tutto si mescola e perdura. Non svanisce mai. E la mia mente razionale a volte, fissando il fondo di un tè, comincia a vacillare perché sembra quasi che prenda vita davvero. Che quasi cominci a vedere lettere e capitoli della tua vita.
Sei giorni esatti a un compleanno che mi spaventa. Perché ogni anno che passa mi spaventa sempre di più. Non sono pronta forse. Ma lo sarò sicuramente con una buona tazza da meditazione in mano. Oggi ti propongo queste trecce profumatissime allo zenzero che erano scritte nel Sacro quaderno di Bodrum, quindi reperite chissà dove. Piacciono sempre moltissimo e spero che tu potrai dirmi lo stesso.
Allora che ne dici? Lo organizzi pure tu un tè speciale questo Natale?
Le curiosità
- L’alzata è del catalogo (credo) continuativo di Ikea
- La teiera è di tantissimi anni fa e non ricordo assolutamente. Credo di averla comprata fisicamente alla Coin
- Le tazze sono Pip
- La lattiera e il piattino sono di Maisons du Monde, collezione abbastanza datata
La Ricetta
150 grammi di farina
75 grammi di farina integrale
1 cucchiano di lievito in polvere
15 grammi di zenzero in polvere (la metà se vuoi che si senta meno perché 15 è tantino)
125 grammi di burro morbido a pomata
70 grammi di zucchero di canna integrale
30 grammi di noci tritate
1 uovo leggermente sbattuto
pizzico di sale
Setaccia la farina integrale e bianca insieme. Aggiungi il lievito e il pizzico di sale. Aggiungi il burro a temperatura ambiente, molto cremoso, e unisci poi lo zucchero e le noci. Lavora per un po’, aggiungi l’uovo e continua a lavorare. A mano o con il robot. La palla deve essere perfettamente liscia. Avvolgila nella pellicola trasparente e lascia in frigo per 30 minuti almeno. Una volta trascorso il tempo accendi il forno a 180 e infarina il piano. Lavora un pochino con le mani l’impasto e prelevandone qualche pezzetto fai dei rotolini e procedi alla creazione delle trecce. Disponile a distanza di 5 cm circa l’una dall’altra sulla carta da forno che hai messo sulla teglia e inforna per 12-15 minuti finché dorate. Lascialw raffreddare. Sono buonissime anche ricoperte di cioccolata fondente (come potrebbe essere altrimenti del resto?!).
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