Ricette Vegetariane e Vegane

Ricette dal Sottosopra – Stranger Things

Una serie che mi ha rapito. Il cuore.

Se non hai visto la terza stagione di Stranger things ti consiglio di non leggere: molti spoiler e considerazioni.

Come preventivato ho visto la terza stagione di Stranger Things in poco più di dieci ore mandando all’aria piani e programmi. Solo i fratelli Duffer sono riusciti a farmi diventare una binge watcher. Mi hanno appassionato, commosso e divertito con la loro incredibile storia e proprio per questo mi sono imposta di non essere affrettata ma di metabolizzare, valutare e sentire quello che è rimasto. Sentirlo piano piano a distanza di qualche giorno. Giocare sulla nostalgia anni ottanta è oggettivamente geniale e vincente perché il pubblico -in tutto il globo intero- non fa che ripercorrere momenti di estrema felicità tra quelle maglie colorate e psicadeliche, quei pantaloncini a vita alta e quelle pettinature cotonate. La prima cosa che salta all’occhio è di sicuro l’attenzione per l’abbigliamento e giustamente una spasmodica passione per i ray-ban e le prime incredibili polo a righe cinturine che chiudono la vita.

Una sottolineatura, quella della moda, importantissima che è diventata inevitabilmente protagonista di tutta la stagione. Gli outfit di Undi sono destinati a diventare cult e -pronti per essere replicati  Halloween- tanto quanto le fotocopie di Jane Fonda a bordo piscina con i classici costumi del periodo bicolor (il color block non lo abbiamo mica inventato noi del resto). Ti confesso che alla scena in palestra con body attillati all’Olivia Newton John in testa mi è partita la canzone Physical e il piedino ha cominciato a muoversi per conto suo. Senza contare il costume intero di Karen, la mamma di Nancy in preda agli ormoni degli anta, in abbinato con il tacchetto a punta e il mollettone con fiore gigante fru-fru sulla cotonatura.

La prima stagione mi ha sconvolto proprio perché non mi aspettavo che una serie -finalmente, inciso- potesse appassionarmi e legarmi. La seconda è stata per ovvie ragione “deludente” perché si sa quando hai un colpo di fulmine può succedere che niente eguagli la prima passione e la terza? La terza è sicuramente un apripista, per i Duffer, per testare quante stagioni ancora fare. Se farli arrivare al liceo questi adorabili ragazzini che inevitabilmente ci hanno fatto perdere la testa o magari chiudere tutto un po’ prima del diploma con lancio di toghe e discorsi strappalacrime. Contando che gli attori stiano poi crescendo a dismisura -Dustin ha 17 anni giusto per dirne uno- bisogna essere credibili.

 

L’Apripista

La caratterizzazione particolare dei personaggi me lo ha fatto supporre. Che fosse un apripista per capire, intendo.

Il soffermarsi con dovizie di particolari sui diversi meccanismi mi ha dato quasi la conferma. Per carità è stato molto bello vedere un’amicizia femminile così ben descritta agli albori: le prime uscite al centro commerciale, le prime discussione, i primi pianti per l’amore, la consolazione e il gelato da dividere. Come è stato bello vedere i ragazzi confusi scambiarsi opinioni tra tacos al formaggio e rutti. Se non fossi veramente affezionata così tanto a questa banda di cialtroni e ai Fratelli Duffer direi quasi che è una grandissima accozzaglia di cliquè. Ci sono i russi cattivi, il costume bicolor, le spalline sotto le camice iper fluo, il vestito da marinaretto e pure la festa del quattro luglio con lo zucchero filato, i fuochi d’artificio e la banda. E la casa stregata? C’è. Per non parlare della lasagna riscaldata, il corn dog e i cookies al cioccolato (dobbiamo parlare del cibo, sì. Altrimenti che ci sto a fare qui io?).

Però ecco -affetto a parte- mi sono voluta soffermare, aspettare e sentire, ripeto. Perché più volte ho storto il naso. Soprattutto sai quando?

Quando Joyce Byers (Winona) e Jim Hopper ci hanno proprio frantumato i neuroni a suon di sarcasmo, urla e ironia. Ecco, una delle cose che ho più mal sopportato onestamente è stata la spasmodica ricerca della gag. Per carità all’inizio mi piaceva e pure tanto ma in alcuni frangenti l’ho trovata forzata. E mi ha infastidito perché, ti confesso, che proprio tutto questo continuo gran parlare mi ha fatto sospettare che a uno dei due qualcosa di non troppo carino sarebbe successo. Se ci pensi accade sempre così. Poi, una volta che si sono dati l’appuntamento “una volta finita tutta la vicenda” ho cominciato a fare “ambimbletta” su a chi dei due sarebbe saltato il cervello. A proposito anche da te ambimbletta era per fare la conta?

In alcuni momenti mi ha sconfortato l’immagine di Joyce sempre esaurita che urla a tutti al telefono minacciando russi e capi di stato ma io amo Winona dai tempi di Sirene ed Edward quindi le perdono tutto. Quando il buon Murray gli ha urlato di farla finita e dedicarsi ad attività diverse ho quasi tirato un sospiro di sollievo pensando “ah. Non sono sola. Grazie Murray”. Sapevo già però che quell’appuntamento non ci sarebbe stato e neanche quel bacio tanto sperato. Però almeno ho potuto arrotolarmi emozionata vedendo Undi e Mike, farlo. E tanto mi basta.

 

La scena della porta aperta di dieci centimetro e mezzo, la litigata con il papà geloso, la lettera finale straziante e tutti i dubbi e le incertezze di Hopper mi hanno sempre fatto più innamorare di questo personaggio assolutamente perfetto, adorabile e pazzo.

Chi non vorrebbe che tutti i capi della polizia fossero come Hopper?

Uno che mangia grissini e beve Chianti senza perdere il controllo -si fa per ridere, sì- a una buca clamorosa al ristorante. Uno che prepara waffle congelati triplo strato con panna e caramelle da dividere al tramonto con la sua piccola. Uno che prende un russo e lo minaccia con un milkshake alla fragola! Insomma, ho perso la testa per Hopper. Fosse solo per la sua camicia color salvia -ma più pistacchio- con adorabili decori rosa. In cuor mio spero che “quell’americano” negli ultimi due secondi dal finale sia lui. Potrebbe MOLTO arrabbiarmi se fosse il contrario.

Ho amato i colori e la fotografia. Già solo quella ti fa perdonare qualche aspettativa disillusa. Anzi ti dico subito la mia: mi aspettavo più. Uhm. Più horror. Ma è improprio dire horror. Mi aspettavo più buio e invece qualcosa -lato buio- mi ha deluso. Ma dal punto di vista dei colori, dell’azione, dei dialoghi e dell’attenzione beh che dire: perfetto.

 

I personaggi avevano bisogno di avere più spazio

visto che hanno conquistato il mondo intero. Ognuno aveva bisogno di avere ancor più sentimento, carattere e passato. Non è più la storia a emergere ma loro. Non è più in sé il mostro ma Dustin con Suzie, Hopper con Jocey e di conseguenza ancora Undi con Mike e il rapporto appena accennato di Max con il fratello. E tantissimo altro ancora. La presenza di Erica, la meravigliosa sorellina di Lukas, mi ha rincuorato e confortato. Avevo già accennato alla mia smisurata simpatia per la tipetta tutta pepe che in due-tre scene della seconda stagione mi aveva divertito tantissimo. L’accoppiata Dustin/Steve dopo la lacca della Farrah Fawcett era praticamente un obbligo. I fratelloni, ideatori di quello che sembra essere un gigantesco/enorme/sbalorditivo film anni 80 che dura più di dieci ore, credo avessero intuito che tutti ci eravamo innamorati dei due. Rivedere il figo del liceo vestito ridicolo da marinetto e il delizioso Dustin buttare giù banana split è stato uno dei momenti più alti. Ho praticamente perdonato la follia dell’ascensore e mi sono innamorata di Maya, che si sa buon sangue non mente e non poteva che essere una novella Kill Bil; sferrando colpi di intelligenza e arguzia mica da ridere.

Ah ecco l’ascensore

La parte fantascientifica (questa deduzione è offerta gentilmente dal mio Torinese) più fantasmagorica è senza dubbio il fatto che  i Russi nel giro di un anno riescano a comprare molti terreni intorno al Centro commerciale Starcourt. Lo costruiscono pure questo centro e trivellano per chilometri e chilometri piazzandoci un ascensore e pure una base segreta. Perché nel prologo RamboRusso la vendetta dopo la carneficina dà il tempo di un anno ai tipetti dell’Unione Sovietica. E dopo un anno infatti stavano lì a spostare scatoloni con il panda disegnato. Uhm. Diciamo che questo oggettivamente nel mondo reale, perlomeno, è un tantinello esasperato. Forse più del topo esploso spiaccicato e ricomposto e delle meches di Billy. Poi l’unica domanda reale è: Non potevano prendere degli addetti allo scarico un po’ più scaltri? Ogni giorno a dire “panda giallo, gatto verde, tigre grigia, topo in cina…..”. Capisco perfettamente che dovessero trovare un aggancio ma a me, ribadisco, gatto grigio ripetuto ossessivamente ogni giorno mi ha fatto un po’ ridere.

 

Il mostro

Il mostro non mi è piaciuto. Sì, per carità molto spaventosa questa cosa del risuccchiafacciaanimaevite ma il Demogorgone tutta un’altra cosa. Vederlo in formato quattro zampe sul finale mi ha tranquillizzata e forse i fratelli Duffer questa cosa l’hanno pure immaginata. Li vedo proprio dire “buttiamoci pure il demo gorgone che non si sa mai” e hanno fatto bene perché questo Mind Flayer possibilmente vorrei non vederlo più; fosse solo perché vedere scoppiare topi che diventano masse informi sanguinolente mi ha provocato molto fastidio, ecco. Era più bello visto dal ballo (finale della seconda stagione). Forse era sua cugino e mi sono confusa.

Ce ne sarebbero di cose da dire, vero?

Come ti dicevo anche dal punto di vista cibo: BOOOMMM!!! Se mi leggi da un po’ sai che ho l’ossessione di fare correlazioni. Se nella prima e nella seconda stagione tutto questo cibo non c’era nella terza c’è stata una vera e propria esplosione. Hanno rimarcato ancor più il concetto di anni ottanta i gelati al fiordilatte e menta, la banana split e i cookies al cioccolato senza dimenticare gli hamburger con la mostarda, l’arrosto di famiglia e pure le lasagne di Jocey surgelate da mangiare in solitaria pensando al buon Bob Superhero. Ho preso, come sempre, gli appunti e quindi pian pianino ti parlerò pure di alcune ricette. Quella dei corn dog, la trovi pure sul mio libro. Un wurstel interamente immerso in una pastella e fritto: c’è forse qualcosa di più anni ottanta? Gli zuccherini sul gelato e pure l’hot dog sullo stecco.

C’è materiale food anni ottanta per mesi, sai?

In definitiva, nonostante alcuni fastidi che attribuisco alle aspettative assolutamente soggettive (e quindi valore pari a zero), mi è piaciuta la terza stagione. Mi è piaciuta perché prima di tutto le avventure degli altri si discutono poco e do sempre molto valore alla fantasia, allo sforzo e alla creatività degli altri. Di sicuro io non avrei fatto meglio. Mi è piaciuta perché so che Undi finalmente un padre ce lo ha avuto e si spera lo abbia ancora. Da un laboratorio a spaccare lattine di coca con la mente e un finto padre snaturato che la immerge in piscina per i propri loschi affari ha mangiato un waffle al tramonto, ha baciato il suo primo amore e può anche farsi aiutare e prendere un orsacchiotto dall’armadio senza l’imposizione delle mani. Mi è piaciuto perché Dustin ha trovato un amore importante e si vede proprio che dal duetto canterino con la sua Suzie che sono una coppia formidabile (speriamo di rivederli presto insieme). E mi è piaciuto perché Steve non ha conquistato finalmente una ragazza per il suo aspetto ma per il suo meraviglioso io. Poveretto prende sempre botte ma si riconferma il mio personaggio “adulto” preferito. Comprerei anche io vaschettone di gelato pur di vederlo.

Mi è piaciuto perché sì come dicevo lato horror forse.

Ma lato sentimenti, colori e relazioni è stato assolutamente perfetto. Oltre le aspettative.

 

Food- Stranger Things

La lasagna di Jocey

In onore della terza stagione farò alcune delle ricette tipicamente anni ottanta viste nella serie; soprattutto i gelati. I classici bicchieroni anni ottanta (di quelli che fanno ancora, diciamolo) iper colorati e adornati con bandierine, granellini e sbirluccichii. La lasagna non poteva di certo mancare perché correlata a Jocey e Bob Superhero già dalla prima puntata. Jocey infatti rinuncia al primo appuntamento con Hopper dicendo di avere già un appuntamento. Il suo appuntamento è la lasagna (e il telefilm che guardava con Bob) surgelata e riscaldata pensando a Bob. Insomma, la lasagna della disperazione in un modo o nell’altro crogiolandoci nei disastri amorosi l’abbiamo mangiata un po’ tutti.

 

Steve e la Banana Split

Steve con il suo fascino inarrestabile ha fatto mettere ciccia sulle cosce a tutte le ragazze dello Startcourt. Ciccetta ben riposta, tra l’altro. Ha venduto tonnellate di gelato con il suo sguardo magnetico (solo a me pare un paciarotto patatoso?)e senza ombra di dubbio le sue scelte preferite, o almeno quelle che serve e cita spesso, sono la banana split e il variegato all’amarena. Pure la menta con le scaglie di cioccolato di quel colore meravigliosamente pallido e chimico. Del resto la banana split è simbolo degli anni ottanta. Una banana con gelato, panna, cioccolato e biscottini sbriciolati e non.

La Ricetta della Banana split

Io l’ho preparato così: una banana sotto la ciotolina intera (d’obbligo!) e sopra due palline di gelato fiordilatte un po’ di panna montata freschissima. Un po’ di fettine di banana, qualche pezzotto di fondente e un po’ sciolto dopo averlo passato qualche secondo al micro. Puoi arricchire con granella di nocciola. Non ce l’avevo in casa ma la granella di nocciola è perfetta e pure qualche cialdina.

Gli Immancabili Hamburger

L’hamburger senza mostarda di Nancy

 

Nancy vessata dai maschiacci porta caffè, tè e panini. Hamburger per la precisione e dimentica la mostarda; così anche io l’ho dimenticata e ho servito un doppio hamburger classico con maionese, formaggio, lattuga e pomodoro. La vera notizia più che per il mio ridicolo hamburger però è che Burger King (che compare nella serie) ha dedicato una linea food a Stranger Things. Solo alcuni Burger King selezionati degli Stati Uniti serviranno questi menu Upside Down. Pare sia un whopper tradizionale con un packaging esclusivo servito sottosopra: semplice e geniale. Di solio il whopper leggendario mai cambiato è composto da carne di manzo alla griglia (leggo dal sito ufficiale perché mai messo piedi in un Burger King), ketchup, lattuga fresca dei mercati locali, cetrioli e pomodoro tagliato fresco ogni giorno con cipolla dal sapore morbido (copio testualmente).

L’idea di servire un hamburger sotto-sopra e quindi rovesciato rimane comunque geniale e possiamo pure farcelo da soli, ergo conserverò questa fantastica idea per Halloween.

Un Vlog speciale

 

Altre Ricette di Stranger Things

Per la torta del Sottosopra, i pancake di Erica, il triplo waffle con panna e caramelle e la focaccia con mortadella di Jocey e Bob clicca qui. 

 

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Iaia
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Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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