Ricette Vegetariane e Vegane

Mele, mele, mele

Come tutti sanno ieri erano in vendita le mele dell’Aism. Spero con non troppo ritardo, sono venuta a conoscenza della bellissima iniziativa Dillo a modo tuo, e nonostante debba ancora approfondire le modalità di partecipazione inviterei chiunque passi di qui a fare un clic e aderire. Si potrebbe addirittura pensare di fare qualcosa insieme. Un progetto tra noi amici per una buonissima causa. Sono completamente a disposizione in tal senso e mollo pupazzetti, libro e disegni. Se siete motivati come me non perdiamo altro tempo e discutiamo tra i commenti o dove preferite. E agiamo. Senza perderci in chiacchiere (è una modalità straordinariamente sintetica, che mi appartiene rare volte).

E non è finita: Dal 26 settembre e fino al 16 ottobre sarà possibile donare 2 euro con sms al 45508 da cellulare personale TIM, VODAFONE, WIND, 3, POSTE MOBILE e COOPVOCE e su rete fissa TELETU oppure 2 o 5 EURO per ogni chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa TELECOM ITALIA, INFOSTRADA e FASTWEB.

Vi erano tre diversi tipi di mele confezionate in un sacchetto di tela riutilizzabile, davvero molto carino e utile. Un pensiero in più che l’Aism ha avuto per noi (reperto fotofrafico).

Tornando a casa con i miei sacchetti non ho potuto immaginare altro che una torta semplicissima. La classica torta di mele senza tanti fronzoli o chissà quali particolarità. Nessun ingrediente diverso da quelli che userebbe una qualsiasi nonna o mamma. Solo un po’ di farina, burro, uova e zucchero. Tocchetti di mele, lievito e in forno. Tutto perfettamente da copione. Domenica pomeriggio e il primo abbassamento della temperatura che ti fa mettere da parte le ciabattine estive e ti fa estrarre gli stivaletti pelosi e il plaid non troppo pesante.

Quello con i cuoricini comprato a Rimini quando ancora non si viveva insieme. Dopo aver visto un film di discutibile valore ed esser rimasti delusi e non poco da Avati, prima della seconda visione un po’ più leggera e scanzonata io e il Nippotorinese abbiamo messo i grembiuli. Il sottofondo dei bassi era in armonia con gli acuti dello sbattitore elettrico modalità turbo e il ritmo veniva scandito non da un metronomo ma dal tu. tu. tu. del coltello sulle mele. Qualche volta più ti.ti.ti. Dipende su che superficie e con quale coltello. Perchè io ero sul tagliere di legno e ne tagliavo due da 150 grammi mentre lui sul tagliere di plastica. E sono suoni diversi.

La fortuna di essere sani e di poter fare una torta di mele. Semplice quanto difficile ricordarlo.

La ricetta è scovata in un libriccino “Ricette della nonna” perchè non ne possiedo una di famiglia, anche se confesso essere uno dei miei sogni. La mia nonna paterna sfornava pizze e scacciate mentre la materna turdilli e bocconotti calabresi. Mamma non ha mai fatto una torta in vita sua. Non ho una tradizione di famiglia, insomma. Come non ho memoria di me e mamma cucinare insieme. Affascinata leggo al contrario che quasi la totalità delle donne ha un ricordo legato alla cucina con il proprio sangue.

La ricorrenza di leccare il cucchiaio dell’impasto crudo è un altro rituale a me sconosciuto. Proprio ieri lui lo ha fatto. Ha pulito il cucchiaio sentenziando “Buono!”. Ho virato un po’ la testa sulla destra, come faceva Hydra (il mio alano) quando era perplessa. L’ho fissato con quello sguardo interrogativo che lo fa sorridere per poi epitetarmi “tenero extraterrestre Iaia”.

“Lo facevo sempre da piccolo quando mamma preparava le torte”. Non lo ha detto distrattamente ma dispiacendosi del fatto che consapevolmente si rivolgeva a me.

Me lo ha passato, il cucchiaio. E non potendolo fare per svariati ragioni  ho piazzato un bacino sul legno impastato di farina e uova o  e glielo ho ritornato.

“Vale lo stesso, no?”.

La fortuna di essere sani e di non poter mangiare una torta di mele. Semplice quanto difficile ricordarlo.

La torta di mele racchiude in sè, suppongo, l’essenza della vita stessa. Nella sua rustica semplicità che non deve ingannarti perchè la mela può esplodere da un momento all’altro a temperature sbagliate. Lievitando talvolta poco o troppo e facendo croste con troppo zucchero. Collassa e si inumidisce bagnandosi fino alle viscere ma basta un po’ di ventilato o grill per dimenticare e asciugare. Ma comunque vada fa sempre un buon profumo. E non bisognerebbe mai dimenticarlo.

E allora ho chiamato  mamma, mentre l’impasto si alzava sotto le note di Hisaishi, e ho detto che la prima cosa da fare in assoluto è una torta di mele insieme. Al più presto. Anche perchè ce ne sono ancora parecchie e una crostata non sarebbe mica una brutta idea.

Non possiamo mica farci trovare impreparate se un giorno un piccolonippotorinese o una piccolawonderlandsicula vorrà leccare i cucchiai.

Perchè i ricordi si possono sempre creare e non è mai troppo tardi. Come non è mai troppo tardi per agguantare il telefono e scrivere un sms al 45508. A maggior ragione se ieri si è stati impossibilitati dall’acquistare i sacchetti.

Chiunque avesse voglia di mandarmi una ricetta di famiglia e condividere con me (non pubblicherei gli ingredienti se non sotto consenso) beh. Mi farebbe davvero felice.

Ingredienti per sei persone: 4 mele di 150 grammi ciascuna, 1 limone biologico non trattato, 300 grammi di farina OO, 190 grammi di zucchero semolato,  3 uova, 100 grammi di burro, 1 bustina di lievito per dolci e burro e farina per lo stampo qualora non si usasse la teglia di silicone. Indicativamente queste dosi sono per una teglia di 24 cm circa.

Sbucciare le mele. Tagliarle a cubetti della stessa dimensione e irrorarle con il succo del limone in modo che non anneriscano. In una terrina mescolare la farina con 150 grammi di zucchero e la scorza di limone. In un’altra ciotola sgusciare le uova e sbatterle leggermente aiutandosi con una forchetta. Aggiungere quindi al composto di farina le uova e amalgamare per bene il tutto. Fare sciogliere il burro in un pentolino o nel micro e aggiungerlo all’impasto versandolo pian piano ed a filo.

Quindi unire il lievito per dolci alla fine. Amalgamare con l’aiuto di un cucchiaio di legno. Infine aggiungere i cubetti di mela con il succo di limone. Imburrare e infarinare lo stampo e versarci sopra il composto livellando la superficie con il dorso di un cucchiaio bagnato in modo che non appiccichi. Spolverizzare con i 40 grammi di zucchero rimasto e cuocere in forno preriscaldato a 200 gradi per 35 minuti. Controllare la cottura con uno stecchino di legno. Tirare fuori dal forno quando uscirà completamente asciutto. Sformarla quando sarà completamente raffreddata.

Pur cercando di fare l’impossibile, il progetto Kodomoland procede a rilento perchè al momento si è impegnatissimi con Halloween Food (uso il plurale giusto per fingere a me stessa che qualcuno mi aiuti); questo però ho deciso che non deve in alcun modo impedirmi di procedere ugualmente seppur con idee ultravelocissime. Giusto per non perdere l’allenamento quindi con un po’ di zucchine e wurstel, qualche salatino e foglie di iceberg vengon fuori alci e fiori stilizzati.

Clicca qui per essere catapultato a Kodomoland.Il Signor Fredricksen è ormai unico custode delle mie confidenze e diviene ogni giorno che passa più fondamentale per perseguire gli obiettivi che mi sono prefissa. 
A tal proposito segnalo pure le ultime due ricettine a tema di Halloween , ovvero i Mostriciattoli alieni in formato bignè (clicca qui per la ricetta) e i cupcake alla vaniglia aromatizzati con crema al burro di vaniglia (clicca qui per la ricetta).


E’ tutto davvero particolarmente difficile da gestire e comincio a fare sempre più fatica. Ma ecco, sono felice. Come mai in vita mia.

E voi siete parte integrante di questo stato per cui grazie. Ecco volevo arrivare giusto qui.

Grazie per aver aderito al giveaway (attendo le parcelle per la cura del vostro tunnel carpale imminente). Per il modo, l’affetto e le parole. Per tutti gli abbracci e per tutte le leccate di cucchiaino d’impasto che mi avete fatto provare. Ai “vecchi” amici e ai “nuovi” che sorprendentemente continuano ad arrivare neanche fossero stati programmati e creati esattamente da friendland; che suppongo sia una sorta di wonderland dove si fabbricano cuore e teste di amici perfetti.

Questo luogo viene spesso definito manicomio. Credo anche io che lo sia. Ed è esattamente quello dove volevo finire. Con stanze imbottite di idee sorprendentemente genuine e vere. Lacci che non temono distanze e pillole capaci di donarti sorrisi e riflessioni. Nessun infermiere e paziente. Solo la voglia di ridere e ricordare le proprie fortune.

Perchè non bisogna mai dimenticarle. E io non dimenticherò mai voi, che siete senza alcun dubbio una delle fortune più grandi che ho.

QUESTO POST È STATO PUBBLICATO IL: 

Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

Seguimi anche su Runlovers

Tutte le settimane mi trovi con una ricetta nuova dedicata a chi fa sport

MUST TRY