Immagino le sue spalle. Le mani si vedono appena perchè corrono veloci sui tasti. Quando la mano destra acchiappa il diesis un po’ spostato dal do centrale inclino la testa per vedere un po’ meglio e poi ecco che di nuovo scompare. Immagino di alzarmi e preparargli dei biscotti. Di poggiarglieli lì dove non vi è nessuno spartito perchè proprio come con le parole è lui che le mette sulle righe per farle danzare. Che siano cinque o una soltanto, queste righe, un’armonia rilassante si scatena. Una sensazione di per sempre.
E allora senza il metronomo che batte perchè il tempo non esiste ondeggio un po’ la testa mentre disegno quello che sono parole e musica. Sarebbe un pomeriggio semplice che odorerebbe di biscotti alla cannella. Al massimo si uscirebbe a far due giri intorno ad una rotonda per gridare fortissimamente “peperepepere”, ma subito si tornerebbe in casa per parlare dei puoti e del pandoro e di Tappa e Rella. Pure delle melanzane che c’erano nell’orto. Al massimo si va al supermercato per sfregiare un supponente panettone.
Una chiave di violino come una candela sulla torta ma che non prende sol fuoco. Ma pure do, re, mi, fa, la, si. Perchè non è solo la chiave di sol. E perchè non ti fa sentire sol.
Auguri Pani. Questi biscotti sono per te. Li ho preparati ieri sera ridacchiando e farfugliando perepepe (pure stamattina fotografandoli, eh). Non ho una rotonda in casa ma giuro che prima di infornarli ho fatto il giro della mia isola in cucina. E’ rettangolare ma credo che valga lo stesso, no?
Per i biscotti di Pani ho utilizzato un impasto di biscotti che mi piace moltissimo perchè al tatto risulta ottimo per qualsiasi forma e che ho aromatizzato con buccia di mandarino e cannella. La ricetta si trova cliccando qui >>>( in formato stampabile)
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Sono una donna stupida e, assiomi a parte, ho deciso che da domani i post verranno programmati per la pubblicazione alle ore 12 e 12 minuti. Così, giusto per confermare le voci che mi vogliono maniacalmente precisa e schizofrenica. Verranno programmati quindi per spaccare il secondo: Dodici e dodici minuti un appuntamento fisso da domani, fin quando un giorno nessun post comparirà e.
E vi sarete finalmente salvati da tutto questo.
( Max io già rido pensandoti a guardare l’orologio. Ti prego filmati o fotografati intorno alle 12.10 nell’openspeis o in riunione mentre serio dici ” scusate devo fare una chiamata importantissssssssssssssima”)
E dopo i panettoncini salati con i fichi secchi (clicca qui per la ricetta), le polpettine con i datteri provate anche con i fichi secchi (clicca qui per la ricetta), i biscotti di avena e frutti (fichi) secchi (clicca qui per la ricetta), il maiale con dattero e albicocche provato anche nella versione con i fichi secchi (clicca qui per la ricetta), la pizza con i fichi secchi (clicca qui per la ricetta), il ragù di fichi secchi per la pasta e l’appetizer con il prosciutto e il gorgonzola e basta. Insomma dopo una sfilza di follie con i fichi secchi che in casa si venerano come se fossimo monaci buddisti, è la volta della torta salata al manzo e fichi secchi.
( odio il riepilogo soprattutto quando ho fretta ma sono un tipo astuto, si sa. Oggi poi posto dall’ipad per la prima volta e non visualizzando bene le foto potrei aver messo quelle della mia prima comunione; che per inciso dovrei mostrare perchè vestita da suora con un giglio in mano ho il mio perchè)
Mi piace troppo l’aspetto “pie” rustico che hanno queste torte/pasticci di carne. Non posso fare a meno di pensare a Sweeney Todd e a una delle mie prime ricette illustrate qui al Gikitchen nella sezione Cibo e Cinema. Mrs. Lovett che sforna pie con carne umana per cibare l’intera comunità liberandosi delle nullità . Che cosa bella è? E non vi è una volta che non sforni queste torte pensando di voler indossare un abito ottocentesco con tanto di merletti e possedere un enorme forno dove infilarle, toglierle e servirle. Per questo motivo stavolta le ho cotte realizzando un mio sogno nel forno a legna di mamma. Il colore mi ha entusiasmato e per il sapore, rusticissimo e legnoso, mi sono affidata alle papille gustative dei miei genitori e del Nippotorinese come in ogni piatto che ha la presenza della carne ( e chi dice ” olio, carboidrati e grassi equalsiasicosachenonsiaverdura ” si prende un ceffone a pieno volto)
E’ di semplicissima realizzazione e non occorre avere a disposizione molto tempo e come sempre, dettaglio da non sottovalutare, può essere gustata nei giorni a seguire acquistando sempre più sapore. La crosticina marrone dovuta all’uovo spennellato e un po’ di sale grosso tritato sopra insieme al parmigiano grattugiato, diventerà una nota appiccicaticcia e gustosa; una di quelle cose di cui si fa fatica a fare a meno (così sostiene Turi e così riporto fedelmente. Sono una cronista della tavola, insomma). Un piatto unico, se vogliamo, perchè vi è la presenza del carboidrato e delle proteine animali e anche molto sostanzioso per la presenza del fico secco che arriva a sciogliersi amalgamandosi alla carne tritata. Che poi mamma abbia detto ” piatto unico? ma smettila!” e nello stesso momento agguantava un primo, un secondo, un contorno e tre formaggi chenonsisamai.
Un’insalatina veloce aromatizzata magari con una salsetta francese che abbia la presenza del tuorlo d’uovo e della senape di Digione per completare l’opera e servire, avrei detto io ma prontamente sono stata smentita. Uno stinco è stato sbattuto sulla tavola e due spaghiaiooioepeperoncinofamoseli. Continuo a ribadire che non è mica un mistero diventare centoquarantachili nella mia famiglia eh. Il fatto che abbia due genitori peso forma ( oh perchè la mamma prende cinque chili ma in tre giorni li elimina. Beata lei !) è un mistero che attanaglia le mie notti tormentate. Sul Nippotorinese che ingurgista 5000 calorie odierne e ne brucia 3 sulla poltrona dell’ufficio, ho perso ogni speranza e interrogativo.
Ci sono due modi per fare questa Pie. Uno di questi modi è sbrigativo e l’altro ancor più sbrigativo. Per il secondo modo serviranno due rotoli di pasta brisè pronta presa al banco frigo mentre per il primo modo occorrerà fare la pasta brisè in casa e non è mica così difficile. Giusto per chiarire io ho scelto il metodo meno sbrigativo perchè qui con il Movimento dei forconi, sul quale non mi esprimo, ha fatto sì che la gente impazzisse e facesse scorte manco dovessimo arrivare a Pasqua 2098 isolati del resto del mondo.
Nel caso in cui quindi si scegliesse il primo modo basta cliccare qui per la ricetta base della pasta brisè (variante 1. Una garanzia, insomma).
La teglia generalmente è di 24-26 centimetri basandoci sulla brisè pronta ( non dico mai i centimetri delle teglie perchè sono vecchia, distratta e rimbambita ma giurosolennemente che da oggi lo farò. Che poi io dimentichi questo giuramento appena premerò “invio” la prossima volta, non è …uh? di cosa stavamo parlando?).
Nel caso in cui si preparasse in casa basterà raddoppiare le dosi perchè i fogli di brisè dovranno essere due (stesi non troppo sottili eh. A me piace quando è bella doppia. Ha quel quid in più di rustico che fa tanto casa).
( ok non è vero. Mi scoccia stenderla finemente uff)
Soffriggi la cipolla tagliata sottilissimamente in abbondante olio d’oliva. Aggiungi 8-10 fichi secchi tagliati anch’essi sottilissimamente e fai andare per qualche minuto. Aggiungi quindi  600 grammi di circa manzo tritato finissimamente fino a quando prende colore. Sfuma con un po’ di vino e lascia cuocere fin quando la carne sarà cotta e i fichi si saranno ammorbiditi. Stendi la pasta brisè (o srotolala semplicemente) e poggiala su una teglia che avrai rivestito con la carta da forno (non occorre il burro o l’olio). Sistema il primo foglio di brisè e versa sopra la carne con i fichi. Ricopri tutto e chiudi bene agli angoli. Se vuoi con la brisè rimasta (come è successo a me) puoi fare dei piccoli decori. Strisce, fiori, qualsiasi cosa ti piaccia. Spennella leggermente la superficie con dell’uovo che hai sbattuto precedentemente in una ciotolina insieme al parmigiano (verrà fuori una crosticina gustosa e croccante) e sala per bene la superficie della torta con sale grosso macinato al momento. Inforna a 180 per 30-40 minuti fin quando tutto sarà dorato e alza un po’ la temperatura se occorre ma senza esagerare. Sforna e servi ben calda.
Si dovrebbe esultare gridando ” è venerdìììììììììììììììììììììììì”, suppongo ma qui ci si è alzati dicendo ” santocieloèvenerdìchesabatomiaspetta?”. Sì. Puro terrore. Da questo momento sino a martedì io non esisterò. Sarò una trottola volteggiante in uno spazio infinito che si accasccciiiiiierà su se stessa in un momento x non facilmente individuabile. Ma l’ottimismo è il sale della vita e quindi: celapossofarcela ( a superare le prossime dodici ore, intendo).
Voci celafatetetecela pure pemmè.
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Inciso: Non rimproveratemi in email dicendo ” mapeccchènonmirispondimai?! celhaiconme??!” perchè da “scusaperdonami” passerò presto alle pernacchie.  Ditemi piuttosto ” a scema ! sei una cretina! Rispondi o ti brucio la macchina” perchè ” celhaiconme?” è un interrogativo che mi fa venir voglia di spaccare i tavolini.
E mi sono finiti, maledizione. Non ho neanche il tempo per ricomprarli e spaccarli. Pietà .