Ricette Vegetariane e Vegane

Il Cesto del pane fatto di pane

Per la rubrica Fantasie di Pasqua è la volta di un componente fondamentale per l’apparecchiatura: il cesto del pane. Qualche blateramento sul menù è stato fatto e pure sul segnaposto coniglioso da fare in casa senza tralasciare dettagli con orecchie per uova e annessi , ergo è un bene occuparsi del centrotavola che dopo questi elementi ha davvero priorità assoluta.

In questo caso perché non un cesto di pane fatto di pane? Niente di particolarmente fantasioso e mai visto, ma da che ne ho memoria del cesto di pane fatto di pane non si può non apprezzare la coerenza. Custodisce il pane ed è di pane e se finisce il pane puoi mangiarti il cesto di pane. Se lo si è preparato due mesi prima potrebbero esserci dei problemi di digestione ma superate le trentadue portate di alimenti un po’ di pane duro, secco e datato non dovrebbe essere il reale problema. Il cesto di pane fatto di pane è semplicissimo da realizzare. Occorre un recipiente tondo in alluminio che possa affrontare il calore del forno, della carta di alluminio e della pasta di pane. Il preparato della pasta di pane si potrà comprare in panificio qualora non si avesse molto tempo da perdere o semplicemente preparare in casa perché in fondo basta soltanto della farina, acqua, lievito di birra e sale ( sono infiniti però gli impasti che si possono usare:  Un cesto di pane fatto di pane di cioccolato sarebbe da prendere in considerazione ad esempio visto il periodo cioccolatoso Pasquale e qui ne sta per arrivare uno davvero golosissimo ).

Come si fa?

I passaggi sono veloci, semplici e davvero poco complicati. La resa scenica è d’effetto e la nostra creatura non passerà inosservata.

– poggia un recipiente tondo ( o qualsiasi forma ti aggrada)  di alluminio (assicurati che possa andare in forno) capovolto su della carta da forno sistemata sopra una teglia

– ricopri accuratamente il recipiente con la carta stagnola

– metti un po’ di olio sulle mani e massaggia tutta la superficie di carta stagnola in modo che la pasta di pane dopo la cottura non rimanga completamente attaccata.

–  comincia a sistemare i pezzi di pasta di pane. Non vi è un vero e proprio ordine preciso ma è sempre un bene prima fare un filone capace di raccogliere tutta la circonferenza che si trova alla base e poi dalla base stessa diramare i vari filoni o trecce secondo come la fantasia suggerisce. Si può anche non creare una gabbia ma ricoprire interamente il recipiente e poi lavorarlo decorandolo con coltello, forchette o anche strumentazioni di fantasia improvvisate. Cerchi con il bicchiere? cuoricini con le formine dei biscotti? E così via.

– Qualora si volesse un cesto lucido cospargere la superficie di tuorlo sbattuto con l’aiuto di un pennello, altrimenti per un effetto rustico e “semplicemente panoso” oliare leggermente la superficie e nulla più.

Infornare a 200-220 o cottura pane del forno fin quando sarà dorato. Un  tempo purtroppo non può essere indicato in quanto dipende tutto dalla grandezza del cesto. Naturalmente più piccolo è il cesto e più la cottura sarà breve. Allo stesso modo più i cordoni, trecce o decori saranno sottili e così via.

Qualora si facesse una gabbia per mantenere tutto raccolto e non rischiare di far volare tozzi di pane o panini in giro per casa, un tovagliolo lindo e bianco o a tema sarà il nostro fido alleato. Magari in tinta con l’apparecchiatura che si è scelta. Trasformare infine il cesto di pane fatto di pane in un portauovo casalingo potrebbe sortire l’effetto di vero e proprio oggetto di arredamento in queste giornate pasquali.

Insomma basta davvero pochissimo ed è sorprendente notare come il cesto di pane resista non per settimane ma per mesi. E’ chiaro che il suo utilizzo non si rivolge all’alimentare e che non dovrà in questo caso di lunga conservazione essere imbottito o spalmato. Al contrario se lo si vuole mangiucchiare si preparerà con meno anticipo del previsto, fermo restando che la domanda sorge pure spontanea: ma chi ha il coraggio di distruggerlo?

(tutti. Mio papà ad esempio mentre parlottava e io lo avevo appena sfornato ha sentenziato “oh io non resisto” e ne ha preso giusto un bel pezzotto. Ahem si nota che è un po’ sbilenco? Papà ha detto  di no ma loha fatto con un tozzo di pane in bocca mentre ridacchiava entusiasta)

 

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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