Ricette Vegetariane e Vegane

La Calza Salata della Befana (Casatiello Version per Nanda)

Mi sono vestita pure da Befana negli anni passati, sì. E ho pure vestito Maghettapupazzosa che hanno fatto Mamma e la colf per me. E avevo pure un vestito in coordinato per me e per Maghettapupazzosa. E. Siamo una banda di psicopatici professionisti mica pizza e fichi (e ho fatto pure la pizza con i fichi, sì).
Visto che ho fatto tutto quello che è consentito e non dal buon senso comune (non soltanto culinario intendo) e avendo realizzato la BefanPizza, una tonnellata di caramelle compreso il carbone di zucchero, cappellini della befana, gelato della befana, biscottini della befana, dolcetti tradizionali della befana e. E pure sul libro le scopette dolci della Befana, le scopette salate della befana e il gelato della befana. E.

Sembrerebbe quasi che io abbia esaurito e invece NO. Siamo ancora all’inizio delle befanate.

Ad esempio la Calza Salata della Befana. Mica l’avevo fotografata io la calza Salata della Befana *disse dandosi un ceffone in pieno volto (ahia!).

Lo scorso anno ho fatto la classica versione dolce poi mai pubblicata sul blog ma solo su Instagram (sfortuna per voi ho rimediato e l’ho rifatta. Credo sia in programma per domani. Mica mi ricordo. Sono già a Pasqua tra conigli e uova).

Ho fatto la Calza della Befana salata con l’impasto del Casatiello Napoletano. La domanda logica e comprensibile è solo una e molto sintetica:

Perché mai?

Mamma da quando ho preparato il Casatiello se lo sogna pure la notte. Scorrendo in lei sangue siculo e calabro, oltre a bocconotti-turdilli e frisole calabre e tutto quello che contiene grasso animale per intenderci, brama ardentemente scacciate dalle otto del mattino alle ventitre per tutto il periodo natalizio. Che siano con patate, broccoli o cavolfiori poco importa. Per Nanda la parola d’ordine è scacciate magistralmente corredate da tonnellate di crispelle con ricotta e acciughe. Quest’anno però il colpo di scena:

Voglio il Casatiello. Ti prego dammi un Casatiello di dieci chili solo per me. Quasi quasi mi rinuncia pure al Panettone e solo il cielo sa quanto tutti ci siamo estremamente preoccupati. Perché mamma dopo otto chili di scacciata e nove di crispelle chiude sempre in bellezza con un bel panettone da un chilo e mezzo ma quest’anno no.

Voglio il Casatiello.

Il Casatiello, quello che mi è riuscito meglio intendo, è stato sfornato qui nei giorni di Pasqua dell’ormai passato 2013 (qui c’è la VideoRicetta e pure il Pic Nic in stop motion). Da quel dì mamma non fa che parlarne con amici e parenti. Tutti a farle i complimenti per il libro ma per lei poco importa. Tutte a farle i complimenti per i miei enormi successi (tipo che so fare la lavastoviglie da sola senza la colf e ho pure capito come si dividono i vestiti per i bianchi e colorati) ma per lei poco importa.

Per lei importa solo una cosa: Mia figlia sa fare il Casatiello. Con un moto di orgoglio. Anni di lotta dura contro il mio stupido vegetarianesimo. Anni di lotta dura contro i miei stupidi ideali salutistici. Anni di lotta dura contro le mie fortissime convinzioni No Carb. Anni e anni di mortificazione ma adesso a gran voce può dire:

Mia figlia sa fare il Casatiello (è una cretina perché non se lo mangia ma è meglio così melomagnotuttoio: sottotitolo).

Visto che Mamma quando ero piccola, oltre a dirmi che i bambini nascevano dall’ombelico, ha esordito dicendomi:
“Babbo Natale è papà e io sono la Befana”.

Un colpo di scena che mi ha letteralmente stordito a suo tempo. Quale migliore occasione per omaggiarla con un bel casatiello a forma di Calza salata? In realtà la mia amata Nanda è molto legata alla figura della Befana. Mi racconta di come Nonna l’avesse convinta che la notte tra il cinque e il sei gennaio questa Vecchietta si aggirasse per casa lasciando doni in cambio di un bel panino, latte e biscotti. Mamma ne era completamente affascinata, terrorizzata ed estasiata al tempo stesso. Mi racconta sempre di come rimanesse paralizzata nel letto in silenzio con sua sorella Pia per ascoltare i passi della Befana. Trattenendosi per tutta la notte e senza mai andare in bagno per paura di incontrarla. Al mattino quando non vedeva più quel pane e salame o i biscotti o il panino che le aveva lasciato rimaneva inebetita lì. Tra le briciole.

Quando ha saputo che era Nonna a mangiare pane e salame si ripromise che semmai avesse avuto una bimba glielo avrebbe subito detto che era lei la befana. In modo che non avrebbe trattenuto lacrime e pipì in preda al terrore nel buio. E’ così è stato. Non ho mai fatto un panino alla befana perché tanto sapevo che era mamma. Non sono mai rimasta paralizzata nel letto perché ho sempre amato il buio e i mostri e anzi li ho sempre cercati.

E quindi il Casatiello all’alba di questo nuovo anno e di ricordi era il minimo che potessi fare. Giusto per ricordarmi, come se ce ne fosse bisogno, che la mia fantasia proviene da lei. Perché se la forza, il carattere, la sicurezza, la caparbietà e lo spirito di sopravvivenza sono eredità di Turi. I miei personaggi, paure, sogni e creature vengono da lei.

Dalla mia Bellissima Befana.

 

E allora come ho fatto la Calza della Befana?

Semplicissimo. L’impasto è quello del casatiello e se vuoi qui c’è pure la videoricetta.

Non vi è naturalmente la presenza delle uova ma l’impasto è lo stesso. All’interno si può fare una piccola variazione, ovvero quella di adoperare il cotechino semmai fosse avanzato o si volesse fare del riciclo. A onor del vero l’ho fatto ma Nanda ha preferito nettamente il ripieno classico con il Salame. Piuttosto che dare la classica forma ciambellosa con l’aiuto del mattarello si ricaverà un grande rettangolo che poi potrà essere facilmente ritagliato a forma di calza. Le toppe sono realizzate sempre con la pasta del casatiello leggermente bagnato da colorante alimentare, ne basteranno pochissime gocce. Per il tempo nel forno dipende chiaramente dalla grandezza ma quando è dorato e non troppo bruciacchiato sarà ora di tirarla fuori dal forno.

Rimane un’idea quella del Casatiello. Dentro si può condire chiaramente come si preferisce. Pure come fosse una scacciata sicula? Pure. Pure come fosse un calzone semplice? Pure. Pure come fosse? Pure come fosse tutto quello che di più fantasioso c’è.

E noi ci vediamo domani con un’altra befanata, giusto?

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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