Ricette Vegetariane e Vegane

Una fetta di Key Lime Pie guardando American Horror Story

La Ricetta

Per la base di una tortiera di 26 centimetri di diametro

  • 270 grammi di biscotti secchi o tipo Digestive
  • 30 grammi di zucchero
  • 90 grammi di burro fuso (allo stato liquido proprio)

Per il ripieno

  • 5 tuorli di media grandezza
  • 500 grammi di latte condensato
  • 130 grammi di succo di lime freschissimo
  • 2 scorze di lime grattugiate (il lime non trattato)

Servire con panna montata e fette di lime per arricchire la presentazione.

Imburra per bene la teglia a cerniera e accendi il forno a 190. Frulla i biscotti o riducili in polvere infilandoli in un sacchetto e colpendoli con un matterello. Raccogli i biscotti sbriciolati in un recipiente e versa il burro fino a quando non ottieni un composto “pappettoso appiccicosiccio” che sarà poi la base per la tua cheesecake. Livellalo per bene sul fondo della teglia e per tutta la superficie. Inforna per 12 minuti circa in modo che si compatti ulteriormente (si potrebbe pure lasciare in frigo per un’oretta abbondante se preferisci o è estate e non ti va di accendere il forno). Prepara la farcia sbattendo prima i tuorli con lo zucchero aiutandoti con la frusta elettrica e poi aggiungendo pian piano sia il latte condensato che il succo di lime e la scorza. Lavoralo per molti minuti. Fallo gonfiare e quando hai ottenuto un composto bello gonfio, liscio e morbido versalo sulla base e infornalo per 15-20 minuti circa. Tiralo fuori e lascia raffreddare prima di mettere la torta in frigo per almeno tre ore prima di servire (che va comunque tirata fuori un po’ prima, a prescindere. Sempre).

Sulle origini della Key Lime Pie si potrebbe ticchettare per un’infinità di tempo. Raccogliendo qualche informazione in questi anni tra rete, televisione e programmi culinari (Bourdain compreso. Si è capito che voglio manifestare in questi giorni la mia passione per Bourdain? Alessandro Borghese, passerà. Amo solo te, lo sai), letture, enciclopedie culinarie, varie ed eventuali mi sono fatta poi un’idea tutta mia mischiando il frullato di informazioni che ricordo e non. L’origine è fatta risalire senza ombra di dubbio alcuno al diciannovesimo secolo e precisamente nel Key West in Florida; pare che la maternità e la leggenda voglia attribuire questa famigerata preparazione alla “Zia Sally”, bravissima cuoca del Signor Curry. La particolarità di questa torta è l’uso del latte condensato; la cosa potrebbe fare rabbrividire molti perché non è che ci siano così tanti fautori di questo prodotto. Bisogna comunque ricordare però che il latte in qualche modo doveva essere conservato quando non c’era la consegna SDA in 24 ore da continente a continente nel nostro meraviglioso cielo attuale inquinato e malato come la terra (e io sono la prima ad aver mangiato fragole ieri venute da chissà dove e alzo la mano urlando “è anche colpa mia”. Mi do pure un ceffone, va). Il latte per essere conservato in scatola aveva bisogno dello zucchero.

La Key Lime Pie è apparsa da poco “nella mia vita”; anzi a dirla tutta non saprei identificare neanche esattamente quando ma se dovessi darle una connotazione specifica direi: Cri e Dexter. Ricordo che in una puntata (quando ancora Dexter mi piaceva e interessava. Adesso ho abbandonato letteralmente perché la piega telenovela “lo sa pure la sorella” mi ha infastidito e ho mollato tutto. NON ACCETTO UGUALMENTE SPOILER O VI ACCARTOCCIO COME LAURA PALMER, EH?! Mi calmo. Respiro con il naso) c’era proprio una sorta di “gara” per la ricerca della Key Lime Pie perfetta. Una vecchietta in un letto di ospedale e basta. Questi sono i fantastici elementi che i cassettini (rotti) della mia memoria hanno conservato. La torta al lime delle isole Keys è un mix di freschezza che pulisce testa e palato. Amo il lime. Amo l’idea di una torta fresca e semplice ma non per questo scontata. Come amo l’idea di poterla comunque realizzare nelle diverse stagioni. In realtà non servirebbe proprio il forno; anzi a dirla tutta la ricetta originale non lo prevede affatto (mi sa pure che nelle Key arrostivano le uova mettendole sul davanzale visto il clima) ma faccio parte della fazione che “meno rischi batterici ci sono, meglio è”. Ne facevo già parte da diversi anni (sono pur sempre quella che si rifiutava di mangiare il tiramisù annianniannianni fa perché c’era l’uovo crudo. Oppure quella che mangiava otto tonnellate di patatine fritte innaffiandole con coca cola ma che non aveva mai assaggiato un impasto per torta per paura dell’uovo crudo. Sono l’unica al mondo a non aver mai assaggiato un impasto per torta crudo? Mentitemi e non fatemi sentire sola anche quest’oggi). Con la  malattia di Agata e poi di papà non è difficile intuire perché adesso cerco in tutti i modi di evitare per le persone che amo;  poi vabbè il Nippo si mangia la tartare di carne cruda con l’uovo crudo sbattuto sopra e io ho reazioni isteriche che manco dentro il Manicomio di Asylum, la seconda stagione di American Horror Story.

Ah sì. American Horror Story.

La Cuoca Sally, il Signor Curry, Dexter che cerca la Key Lime Pie perfetta per l’anziana donna sul lettino e American Horror Story. Solo io potevo fare un così agghiacciante mix. Se solo avessi un cervello potrei appuntarmi le cose e poi costruirle sintatticamente al fine di risultare perlomeno vagamente comprensibile. E invece ahimé. Sono io.

*ci sono Spoiler sulla Terza Stagione di American Horror Story*

Insomma è la terza ricetta per la Rubrica Cibo e Serie Tv correlata ad American Horror Story, questa Key Lime Pie (Il Peach Cobbler lo trovi qui e la Chicken Pot Pie qui); terza serie sempre perché la sto finendo di guardare e sono leggermente in fissa (che si è intuito per caso?). Domani ultimissima puntata e non sto più nella pelle.

Non è da tralasciare però il connubio culinario anche in Asylum dove c’è un entusiasmante e conturbante-disturbante pollo al vino. La fotografia del terzo ciclo di American Horror Story mi provoca conati di gioia incontenibile. Mi gira proprio la testa. La scena di cui parlo ne è un esempio fulgido, lampante e al tempo stesso terrorizzante. Inquadratura che mi ricorda scene di Lynch. E’ una cena. Una di quelle indimenticabili anche perché ultima per alcuni dei commensali.  La superba Myrtle Snow, che adoro manco a dirlo non solo per la sua fiammante chioma, ha quei modi talmente eccentrici e modaioli e indossa outfit e acconciature così estremamente glamour che apporta alla serie stessa un quid inaspettato. La stessa (interpretata da Frances Conroy) dopo la morte e rinascita si vendica del tradimento dei due “ex colleghi” che facevano parte del consiglio con una bella cenetta piena zeppa di gran bei piatti (inutile dire che voglio farli tutti, vero? Inutile dire che sogno proprio di fare la cena di Miss Snow chessò per San Valentino? Halloween mi pare eccessivamente scontato). Arriva la morte al momento del fatidico annuncio della famigerata Key Lime Pie; istituzione non solo americana ormai ma letteralmente mondiale. E’ una di quelle preparazioni che non sbagli mai in nessun contesto perché offerta dopo pranzo e cena (che non è sempre facile scegliere un dolce effettivamente adatto per un dopo pranzo e cena come apparirebbe distrattamente) è perfetta e “sgrassa” anche se si ha mangiato una chilata di frittura o un bel pasto consistente. A colazione-brunch e merenda, che sia con un tè nero o una bella spremutina di agrumi, va che è una meraviglia. Il gusto cambia a seconda dei biscotti poi che si adoperano e la qualità “aspra” del lime che si trova. Certo si dovrebbero adoperare i lime delle isole Keys per rendere orgoglioso di noi Ducasse, che ama dare strettamente una connotazione geografica a ogni singolo alimento *segue inchino*, ma anche quelli che trovate alla Coop andranno benissimo. I miei  provengono dal Sud America e ne sono stata informata da SantoFruttivendolodiFiducia (sono quella che mangia le fragole e fa Key Lime Pie dal Sud America a Gennaio. Forse che forse la colpa del cielo inquinato e malato è SOLO MIA).

 

 

 

La Key Lime Pie era una delle preparazioni che volevo preparare con la mia Cri. Poi purtroppo di cucina insieme in quelle poche ore ne abbiamo fatta ben poca. Tolta qualche insalata e una fetta di carne arrostita (si apre il capitolo “cosa cucinano due Food Blogger nella loro intimità”) senza contare il riempire bicchieroni di granita al pistacchio non è che abbiamo fatto granché. Però ecco. Se proprio devo sognare in grande allora vorrei che fossimo lì, Cri.

In bikini (prendo una controfigura, grazie). A spremere lime appena raccolti mentre Iris saltella. Tu fai la crema e io spacco biscotti in busta. Ale arriva dal mare con un bel mazzo di fiori. Mattia ha appena sotterrato sotto nove metri di sabbia il Nippotorinese. E Richard è appeso a un albero che fa addominali (questa la capiamo solo noi tre, santocielo).

Posso non svegliarmi? Grazie.

 

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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