Ricette Vegetariane e Vegane

Lupin e Fujiko/Margot -Polpette di Tonno

La quinta coppia del Progetto San Valentino 

Lupin è davvero incorreggibile, ineguagliabile e furbo (lupinlupin*continuò a cantare agitando le anche per giorni. Se solo avessi delle anche funzionanti dopo la caduta intendo). Come nel caso di Morticia e Gomez si tratta innanzitutto di un disegno trasformato in movimento. Dando connotazioni ” reali”, poi. Disegnato e “riadattato”  dal formidabile mangaka giapponese  Kazuhiko Katō conosciuto come Monkey Punch  e ispirato ai romanzi sul ladro gentiluomo di Maurice Leblanc , Lupin è innegabile che sia nel cuore di tutti. Nonostante fosse, diciamolo, un adorabile ladro farabutto. Non come Robin Hood che rubava ai ricchi per dare ai poveri ma proprio per arricchirsi (e divertirsi tra mirabolanti avventure). Mascalzone ma smisuratamente divertente e passionale entra nelle vite di ognuno di noi per sedimentarcicicici (è sempre difficile scriverlo vero?)  e non andare più via. Il manga ha esplicite allusioni sessuali smorzatissime poi nel prodotto finale ( grazie al cielo aggiungerei perché l’idea che Lamù fosse una pornostar aliena non è che mi renda felice, per dire) che arriva a noi negli anni ottanta sotto forma di cartone insieme a Kiss Me Licia e compagnia bella ( anzi: bellissima). E chi non è impazzito davanti a codeste meraviglie di Ladri Truffatori Gentiluomini? Un po’ come con Abel e Arthur e cotte adolescenziali da cartone animato ( Terence o Anthony?) siamo state tutte lì ad arrovellarci, fantasticare e sognare una vita e tanti bimbi insieme a quel farabutto di Lupin (Anche se per quanto mi riguarda come  “migliore amico” calza meglio. Il mio cuore apparteneva a Andrè, tzè- Andrè di Lady Oscar anche se Fersen proprio schifo non mi faceva va là) .

Sempre in movimento dentro una delle macchine che correvano a tutta birra mentre l’ispettore Zenigata (Zazzzzààà ti voglio bene!) sputazzava “maledetttooooooo” dal finestrino pronto a tutto pur di portare a buon fine (?) l’ennesimo inseguimento. E’ salito su Mercedes, Alfa Romeo e Ferrari ma confesso di ricordarlo sempre e comunque all’interno della cinquecento. Soprattutto quella gialla nel Castello di Cagliostro firmato Miyazaki*segue inchino ( il fatto che sia tornato a scrivere Manga nonostante abbia smesso di regalare sogni in formato visivo-movimento mi fa pensare che il mondo sia un posto non troppo ingiusto nonostante la terribile notizia dell’abbandono. MATANTONONCICREDO. Ritornerai in altre forme nella tua poesia. Oh immortale Maestro Hayao*inchino di otto ore).

Insommaaaaaaaaaaaaa. Lupin ( mi si può disinstallare la funzione parentesi?). Irresistibilmente single e pieno di sé. Sicuro e geniale non si fa acchiappare dall’ispettore Zenigata quanto che dalle donne; o meglio lui crede che sia così (e qui viene il bello). In questo tipo di carrellate “coppie. Uomo-Donne a confronto” ci stava proprio “il tipo Lupin” no? Stereotipo dell’uomo che non deve chiedere mai, incapace di legarsi a qualcosa e qualcuno e soprattutto a se stesso che sviene alla vista di due forme sinuose. Colui che promette amore al suo facciotto e al suo ego, incapace di resistere alle lusinghe femminili in qualsiasi contesto o situazione. Solo che a Lupin gli si perdona un po’ qualsiasi cosa  soprattutto in fatto di donne; perché sì d’accordo che la fedeltà non sappia cosa sia (del resto santapizzetta è Lupin! Il Ladro più astuto dell’universo ed affascinante come Rodolfo Valentino) ma anche lui non è che riceva tutta questa devozione esclusiva. Anzi. Lasciando perdere ovviamente le scene di nudo esplicite in riferimento al Manga e alle sue attività amorose che non conosco ( e che sostengo fortemente non voglio conoscere) mi rifaccio esclusivamente al Lupin – televisivo e quello poi mostrato da Miyazaki nel Castello di Cagliostro giustappunto, nei confronti dell’altro sesso.

C’è solo una donna, alla fine per Lupin; trattasi di Fujiko ( margot) che è chiaramente un personaggio immaginario che viene contestualizzato alla storia incentrata su queste avventure. In Italia (abbiamo diverse problemi, dai. Ammettiamolo) dapprima si mantiene il nome originale Fujiko per poi passare a Margot ed infinie Rosaria (nel castello di Cagliostro). Fujiko Mine (il cognome. E ce ne sarebbero di cose da dire pure sul cognome. Sai cosa significa? Ehhhhhhh) ha ricevuto plausi in diversi contesti e vi sono dei manga e dei fumetti interamente dedicati univocamente a lei (lasciamo stare sempre le scene di nudo come sempre ok?). Specchio riflesso di Lupin, e per questo motivo attraente ai suoi occhi ( e viceversa) si serve della sua immensa bellezza e fisicità per truffare/truffarlo continuamente . Non resiste alla sua Fujiko (ai suoi occhi. Ahem. Coffcoff. OCCHI EH). Sotto gli sguardi stressati e stanchi di Jigen e Goemon crede sempre che sia la volta buona. Non riuscendo a smorzare il proprio ego e fascino paventa sempre la voglia di arrivare a legare sè per sempre Fujiko; che invece se ne approfitta ripetutamente e violentemente. Lupin è buono e generoso ed è proprio questo che fa perdere la testa. La sua illogica simpatia nell’essere in assoluto un Antieroe amato e idolatrato. In cuor suo sa di non poter cambiare vita e agisce quasi di inerzia.  E’ innegabile che nel suo cuore una famiglia e quattro marmocchi ( ladruncoli anche loro) nella sua testa ci sia, eccome. E l’unica rappresentazione visiva che ha in fatto di Donna è  sempre e per  sempre Fujiko. Che sia bionda o castana (oh ci avete fatto impazzire con queste capigliature!” Roba che ancora non mi sono ripresa sul fatto che Licia quando si dondolava sulla luna fosse bionda! Mi avete traumatizzato!). Nel Castello di Cagliostro ci sono diverse ricette (e quando mi deciderò a cominciare seriamente Le Ricette in correlazione al Maestro Myiazaki sarà sempre troppo tardi*disse schiaffeggiandosi*) . A partire dagli spaghetti che Lupin e Jigen mangiano in una trattoria sino ad arrivare al tonno; esattamente in scatola (scena epica in Cagliostro. Ricordi? Fingi se necessario).

Ecco io per questa coppia ho proprio scelto delle polpette di tonno in scatola. In realtà non vi è una vera correlazione per Lupin e Fujiko ma più che altro in riferimento a Lupin e Jigen (coppia fedele e inossidabile per altro. Perché anche le coppie in fatto di amicizia sono da annoverare nell’amore profondo) solo che le polpette  quanto il tonno in scatola sanno di claustrofobico e unito (ora ci arrivo a spiegare il perché eh. Ci arrivo delirando ma ci arrivo). Sono elementi nati per essere liberi. Il tonno nel mare. A nuotare. Felici. Da soli. Magari in compagnia di qualche altro esemplare per dei periodi. Ma liberi. Incastrati nel loro ruolo stesso; perché l’immaginario comune vuole che il tonno sia dentro una scatola e non libero come dovrebbe. Sotto litri e litri di olio. Allo stesso modo Lupin non può più nuotare libero. Quasi costretto ormai ad essere quello che lo stupido immaginario comune vuole e pretende.  Il Tonno, infine,  è un predatore e ha una caratteristica strabiliante poco comune tra i pesci, ovvero quella di essere una “specie a sangue caldo”. Un temperamento eccezionale. Anomalo (come l’antieroe Lupin del resto).

Lupin e Fujiko non avranno mai una storia di amore basata sul rispetto reciproco. Certo si potrebbe pensare che se davvero lo avessero voluto/volessero potrebbero anche ottenerlo. Con nuove identità. Lontano dagli ambienti in cui saltano, scappano e si rifugiano. Ma non sarebbero appunto Lupin e Fujiko. Due amanti passionali troppo pieni di sè capaci sicuramente di regalarsi qualcosa di ugualmente importante.

Per qualcuno questo può rappresentare l’amore. Poco c’entra  che si sia d’accordo o meno. Anche questo è amore. C’è chi non concepisce l’idea stereotipata, giustamente.  In  un bellissimo quadro ci possono essere pennellate meno interessanti per un mero giudizio personale. Ma quelle stesse potrebbero essere fondamentali ai fini estetici per un eccelso completamento. E’ un amore. Una coppia a tutti gli effetti. Diversa ma non per questo meno vera e profonda.

Perché l’amore non ha forme o connotazioni precise. E non è neanche solo uno stupido apostrofo tra due parole. Sono tutte le parole che stanno al di là di quelle due stesse (mi gira la testa. Costa sto dicendo? datemi un caffè. ORA).

Per delle Polpettine di Tonno in Scatola

(vengono fuori 8-9 polpette di media grandezza. Per 4 persone che non amano particolarmente le polpette o poco affamate vanno più che bene. Il Nippotorinese ci ha fatto pranzo e cena – come secondo piatto)

( le foto sono scattate con Iphone molto velocemente perché sono giorni di fuoco. Sì nel senso che vorrei proprio dar fuoco a tutto)

occorreranno: 2 uova 2 tonno al naturale,  da 80 2 cucchiai di olio 10 olive nere tagliate a pezzetti 3 cucchiai di parmigiano 4-5 cucchiai di pangrattato prezzemolo, 70 grammi di pan carrè.

( puoi adoperare anche il tonno sottolio ma in quel caso è chiaro che non ci sia bisogno di aggiungere dell’altro; comunque è bene scolarlo  un po’ a prescindere)

Come si preparano? Metti tutto dentro un recipiente dopo aver accuratamente tagliato per bene i pezzetti di tonno, il pan carrè e le olive. Inumidisci le mani. Forma le polpette (puoi impanarle nuovamente nel pan grattato per una maggiore croccantezza, se vuoi). Poggia su carta da forno con un po’ di olio ma anche senza va bene e poi metti a crudo. In  forno per dieci minuti  a 200 già caldo altrimenti per  un gusto più deciso ( e meno light) via di olio caldo in padella e via. Fritte (vabbè pure al vapore. Chi ce lo impedisce?)

L’idea di uno Spaghetti Fishball (altro che MeatBall!) poi del resto non è mica così tanto una cattiva idea eh. Si è sempre fatta la pasta con il tonno, le olive e la salsa. Poco cambia a livello di sposalizio di sapori. Molto cambia a livello di degustazione, presentazione e gusto generale. Insomma un’idea non tanto malvagia. In quel caso basterà far finire la cottura (o cuocere direttamente) le polpette con dell’ottima salsa. Preparare gli spaghetti. Finire la cottura in padella con gli elementi e via. Una versione riadattata di Lilly e il Vagabondo in Fish Style (uhhhh due gattini innamorati – che mangiano lo stesso spaghetto- sono appena apparsi nella mia mente provata)

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14 COMMENTS

  1. Andreeeeeeeeeeeee
    oddio i ricordi. sono invasa *_*

    goemon mi piaceva parecchio. per i vestiti e per la spada. (e di zazzà mi faceva impazzire il fatto che fosse l’unico munito di evidenti ciglia. ridevo tanto. è tutt’ora un simbolismo che ricollego alle situazioni comiche. gli occhi a palla muniti di ciglia.)

    non riemergerò da questo mood
    (Miyazaki. vabbéquiboccheggioebbasta. stasera mi rivedo quel film. così mi tranquillizzo tantopoiscrivetantimangaelipubblicanoinitaliaeciriempiocasae. devo stare tranquilla.)

  2. poi leggo il tutto, ma mi son fermata sul cognome di Fujiko. Mi sa che quello che pensi significhi sia Mune e non Mine. 😉 Ora torno alla lettura

    • ok, wikipedia è mio amico e ho una traduzione del nome e del cognome XD

      Comunque a me Fujiko due ceffoni dati come si deve mi sarebbe piaciuto un sacco darglieli.

      E Lupin mi ha conquistato il cuore quando lo guardavo da ragazzina 😀 Quelle cotte irreali per i cartoni. (un po’ come per Howl del “Castello errante” <3)

    • ah, hai presente i pistacchi che c’erano nel mio pacco? hai presente quanti me ne hai messi? hai presente che praticamente li ho finiti? XD

  3. Lupin è il mio fidanzato! >_< chi è sta' Fujiko?????? ahahaha per dire che lo amo tutt'ora e penso non finirà mai il mio amore per lui…e sì ogni tanto mi sento un po' Fujiko!(l'ho usata pure come foto profilo pensa!!!) comunque proverò queste polpettine sono troppo sfizziose!

  4. Ok, lo ammetto e vado da sola nell’angolino… sì, sì, in ginocchio sui ceci… non ho mai amato particolarmente Lupin, anche da bimbetta ero una romanticona e preferivo struggermi di pianto con Remì, Lady Oscar (André… solo lui!!! <3) e Candy (ma ve la ricordate la madre superiora, che terrore?!?!?!), dove parteggiavo, come sempre, per il moro… Va bene, ora sconto la mia pena sui ceci. Potrei avere però una polpettina?! Bacetti ^_^

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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