Ricette Vegetariane e Vegane

Broccoli al limone con feta, sesamo nero tostato e una stellina di frolla salata

Broccoli al limone con Feta, Sesamo nero tostato e una Stellina di Frolla Salata

I broccoli li ho semplicemente sbollentati in acqua bollente e salata. Li ho conditi con succo e scorza grattugiata di limone biologico non trattato, un filo di olio extra vergine d’oliva e abbondante sesamo nero (doveva esserci del tofu ma per una serie di ragioni di cui sotto: feta sbriciolata). La particolarità però è la Frolla Salata di Montersino di cui ho parlato qui e che ripropongo come idea anche oggi perché a Natale è sempre una fida alleata.

Pasta Frolla Salata di Montersino

(ingredienti per 4 chili di pasta frolla salata. Io ne ho fatto 1/8 della dose): 1600 grammi di farina 180 W, 175 grammi di fecola di patate, 1000 grammi di burro, 350 grammi di maltitolo, 45 grammi di latte intero in polvere, 180 grammi di Parmigiano Reggiano, 350 grammi di uova intere, 270 grammi di tuorli, 30 grammi di sale, 1 grammi di noce moscata in polvere.

Impasta il burro morbido a temperatura ambiente con la foglia del robot insieme al latte in polvere, il maltitolo, il sale, la noce moscata e il Parmigiano. Aggiungi poco alla volta le uova intere e una volta assorbite aggiungi un terzo della farina. Lascia girare la macchina per almeno 15 secondi e poi aggiungi la farina rimasta. Lavora per bene fino a quando ottieni un composto piuttosto omogeneo e avvolgi nella pellicola trasparente. Conserva dentro il frigo per almeno 30 minuti e poi lavora aiutandoti con un mattarello e della farina in modo che la frolla non si appiccichi a questo e al piano di lavoro e dai la forma che preferisci. Inforna a 180 per 10-12 minuti circa. Dipende però dalla grandezza e altezza che avrai dato alla tua frolla. Controlla quindi la colorazione e quando vedrai un dorato appena accennato sforna e lascia raffreddare.

 

Ascolto My Christmas Baby di Mario Biondi e un po’ mi piglia male perché mi ricorda Barry White, che è uno dei preferiti di mamma e papà. E il mio pensiero va a quel 9 Novembre 2009 quando io pesavo 55 chili e stavo morendo in piedi rifiutandomi di mangiare due mele, Cetti era scintillante con qualcosa di dorato, Susi era sposata e con i suoi stivali, Papà rideva con il suo completo meraviglioso ed elegante, il Nippo portava sessanta rose a mamma che festeggiava i suoi sessanta anni vestita come una regina. Andrea, Francesco e Marco mi abbracciavano e proteggevano. La nonna rideva, lo zio Gabri mi diceva che ero bellissima e Agata stava morendo in ospedale ma l’avrei saputo quattro giorni dopo. La mia vita fatta di incredibili scintillii e tragedie pazzesche. I miei eccessi fatti di pantofole e mollettone in ufficio che si trasformano in borse costosissime e scarpe che valgono stipendi. Il consumismo e le ristrettezze. Io non mi vergogno di essere Grazia Giulia Iaia Maghetta Streghetta Guardo. Ho tanti nomi perché posso essere tante persone. Tante anime. Ho sempre sognato di ballare vestita di bianco con il mio papà. E questo genere di ritmo mi fa pensare che quel ballo non ci sarà mai se non con un po’ di aria. Che potrò fingere occupi papà in uno spazio lontano. Stasera farò il mio finto Natale. Riunendo parte della mia famiglia si festeggerà tra tombole, scacciate siciliane, baccalà fritto e crispelle con acciuga e ricotta questo stramaledetto Natale che continuo a fingere sia magico. Si festeggerà e in ogni angolo mi girerò e vedrò papà. Solitario, con quel sorriso un po’ accennato perché quelli fragorosi e aperti erano solo per me.

Tutti penseranno che io sia una donna coraggiosa che si alterna tra i sogni e i doveri. Che si prende in giro per i propri difetti e non ha paura di nascondere le proprie debolezze, a patto che siano amplificate e trasformate con equilibrato cinismo in momenti divertenti. Pier mi dice che vivo in un orologio impazzito che mischia tra passato, presente e futuro. Non è mai presto, tardi e mai sono puntuale. Io con la vita non ho alcun appuntamento e spazio temporale. Lo decido io il tempo. Lo fermo, lo accelero e lo porto indietro perché ne sono padrona. Non credo affatto che si viva nel presente. Non è questo il momento. Il momento è quello che decidi tu. Quello che ti fa sentire bene, ma qualora non volessi questo? Se volessi stare male? Puoi andare dove vuoi. Saltando da lancetta a lancetta. Arrampicandoti. Spezzando anche qualche numero. Cullarsi in quello spazio di secondi e dormire tra le ore che ti tengono abbracciata a chi non c’è più. E’ anche questa la magia del Natale. Ti insegna che un anno si chiude e comincia, sì. Ma anche che il ciclo è perpetuo e continuo. Uguale. Diverso. Allo stesso modo.

Mi capita spesso, purtroppo, di confrontarmi con chi ha perso qualcuno o qualcosa. E ho capito che non è dovuto al fatto che io sia particolarmente esposta a questo genere di incontri, confronti e  situazioni, ma che tutti. Tutti hanno perso. Perché nella vita non ci sono vincitori e vinti ma solo momenti da vivere. E se ti manca qualcosa hai tutto il diritto di andarla a cercare. Nel passato, anche. Per questo quel ballo c’è. Con il mio papà. Basta volteggiare nella stanza silenziosa e mettere la musica a tutto volume. Pure Koi può vederlo. Con il suo completo bianco bellissimo stirato dalla mamma. Con le sue espadrillas, che tanto amava. Come fosse uscito da un caffè con John Travolta in una di quelle scene in La Febbre del Sabato sera. Io lo vedo ancora papà negli anni ottanta. Con la sua Maserati Biturbo. Interno in radica di noce. E la musica di Dalla, Bee Gees, Venditti e Barry White. Mi è venuto a prendere così. Per andare a ballare.

Ho scelto questo piatto perché è il risultato di una risata. L’altro giorno ho bollito i broccoli e poi li ho cosparsi di scorza grattugiata. Mi piace sempre tanto sentirmela scricchiolare tra i denti con tutto quel succo di limone e tanto sale rosa. Ho detto a mamma “mi passi il tofu?”. Perché broccoli e tofu a volte mi piace. Non sempre. Lei arriva e sbam! Mi sbriciola sopra due chili di feta. Rimango lì con la stellina di frolla salata in mano che faceva da coreografia a questo piatto ma che non avrei mangiato. La guardo interrogativa e le dico “ma quella è feta mamma! E’ un derivato animale!”.

“ma quanti animali ci sono?”

Mamma non ha assolutamente capito nulla di cosa siano i derivati animali, gli animali e il mondo del “cibo strano” che mi circonda. Ma io ho capito che papà non poteva lasciarmi in mani migliori. E’ un piatto tutto sbagliato se sei pessimista e vuoi sempre di più. E’ un piatto perfetto se sei una sognatrice e puoi avere di più senza chiederlo. Adesso mi muovo perché la vedo dura oggi, ma è importante rimanere sintonizzati su questo Iperuranio senza tempo con le lancette impazzite perché sorprese incredibili sono in arrivo. Altri giri nel Pappamondo senza tregua. E voli altissimi su quelle nuvole che ti fanno guardare le cose con la giusta distanza e magia.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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