A questa domanda un po’ di tempo fa non avrei saputo rispondere nonostante il mio inesauribile interesse per il mondo del food; ed è proprio questa la cosa che mi stupisce, meraviglia e appassiona di più. Non smettere mai di scoprire cose nuove e sentire quel guizzo nel cuore ricco di passione e interesse. Mi accade in pochissime cose e una di queste è proprio tutto quello che riguarda il mio mostro e il mio migliore amico: il cibo.
Luiz Hara, partiamo da qui, è figlio di genitori che hanno origini giapponesi e italiane e firma un libro che potrà spiegarti molto meglio di me praticamente cosa sia la cucina Nikkei. Curatore del blog interessantissimo -food e travel- The London foodie, tiene corsi, viaggia tantissimo e scrive cose molto interessanti riguardo alla miscellanea di bontà di diverse culture che sono alla base della cucina Nikkei. Ha conseguito il Grande Diploma al Cordon Bleu come maestro in cucina francese e anche in pasticceria e serve anche cibo giapponese, nikkei e francese. Ci dona questo libro, edito da Guido Tommasi Editore, che ti stupirà e amerai qualora tu sia un appassionato foodie interessato alla cultura mondiale lato cibo. Più di duecento pagine che raccontano la cucina della comunità nikkei in Sud America e anche alcune provenienti dai migliori ristoranti nikkei in tutto il mondo.
Il nome Nikkei deriva da “Nikkeijin” che è un termine usato per descrivere i giapponesi emigrati all’estero e i loro discendenti. Nikkei è in pratica senza girarci tanto intorno la cucina della diaspora giapponese: quelli che si sono trovati a vivere lontani da casa e hanno dovuto in qualche modo adattare le loro abitudini -anche e soprattutto alimentari- al nuovo contesto abitativo. Questo significa che la cucina nikkei, chiaramente, si trova dove c’è stata un’emigrazione da parte dei giapponesi. C’è un ma, però.
Il ma è dovuto al fatto che non sono così tanti i luoghi dove i giapponesi sono emigrati tranne due nazioni: il Brasile e il Perù. È qui che si ha una fortissima influenza giapponese nei piatti. Nonostante il Brasile abbia ricevuto un maggior numero di migranti, c’è da dire, come sottolinea nell’introduzione l’autore Luiz Hara, che è il Perù ad averne assimilato e assorbito di più la cultura. Come il Giappone affaccia sul Pacifico e condivide quindi gran parte della fauna ittica ed è proprio questo che unisce inesorabilmente il Perù e il Giappone. Nikkei, una cucina che può essere definita: una cucina giapponese con ingredienti peruviani. Una fusione di culture diversissime tra loro che si sono unite dando via a uno dei trend più incredibili e in crescita degli ultimi anni. Sono molti i locali infatti che offrono, anche in Italia, la possibilità di gustare queste prelibatezze.
Il Giappone minimalista e il Perù coloratissimo
Perché a ben pensarci è proprio così. Eppure l’amore è scattato nonostante l’abissale diversità creando questa magia visiva, olfattiva e gustativa. Tutti. Sono proprio tutti i sensi a godere di questo incontro. Non è difficile trovare la zuppa di miso con i cuori di palma e il chili e anche dei nigiri di carne sì. Pure i fratelli Adrià, a cui bisogna riconoscere il genio della preveggenza, ci avevano visto lunghissimo interessandosi alla nikkei quando ancora nessuno osava parlarne o interessarsene in modo così profondo.
Il libro comincia con una serie di foto di rara bellezze. Donne giapponesi in abiti tradizionali lungo le vie del Perù insieme al racconto di Takeshi Hara, nonno di Luiz, ufficialmente americano nato da genitori giapponesi alle Hawaii. Arriva da bambino in Brasile, che diventa poi il suo paese di adozione. Si innamora dello stile di vita sudamericano fin quando incontra Seki Suzuki, giapponese anche lei. È un viaggio fatto di semplicità ma anche di incastri incredibili. Si passa dal Brasile al Giappone sino ad arrivare in Italia e poi in Inghilterra. Una famiglia così colorata come il Perù che parte dal minimalismo giapponese. E tutto torna, insomma.
Il libro ha bellissime foto fatte da Lisa Linder in pieno stile Guido Tommasi Editore, per capirci. Molto ravvicinate, raffinate e anche colorate. Ci sono contorni coloratissimi e che ricordano il legno, la terra e gli elementi. Luiz racconta come oggi la cucina Nikkei sia sempre più diffusa e come sicuramente il fenomeno non accenni -fortunatamente- a diminuire. Dopo El Bulli del resto gli Adrià hanno aperto proprio un ristorante nikkei. Qualcosa vorrà dire. Da Miami a Londra non c’è luogo che non abbia un ristorante alla moda e all’avanguardia che si interessa a questo tipo di cucina. L’intenzione dell’autore è quella di permetterci di creare menu che includano colori e sapori, dice. Un pasto nikkei promette di essere bilanciato e la cosa più bella è che propone anche gran parte delle sue ricette casalinghe. DI certo non è un libro per tutti ma per chi ama sicuramente il genere -giapponese su tutto- etnico. Per una persona sempre ricca di entusiasmo, di larghe vedute e che non ha paura di avventurarsi a comprare nuovi ingredienti. È un libro che mi augurerei piacesse a tutti anche se purtroppo temo non sarà così. Un foodie appassionato lo vorrà ma anche chi ha voglia di riscoprire altre letture del miso e di tantissimi cereali che definire buonissimi è dir poco.
Adesso ti racconto un po’ nello specifico il libro, ok?
C’è un piccolo prontuario che può aiutarti qualora non sapessi barcamenarti bene tra gli ingredienti giapponesi e asiatici e quelli brasiliani e peruviani, quindi ti spiega cosa sono i fogli di gyoza, la konbu, il dashi, i fiocchi di pesce bonito, la graviola, il cuore di palma e l’aji panca. Si comincia con gli assaggi e non ti nascondo che copiosi rivoli di bava scenderanno dalla tua bocca già dopo aver girato le prime pagine del capitolo. Pastéis di pollo, formaggio cremoso e olive, pollo fritto al kouji e chips di renkon, omelette giapponese in tre modi e capesante con tabbouleh di quinoa nera e kumquat canditi. Segue il capitolo Sushi, tiraditos e ceviches dove si comincia con il trio di sushi nikkei mari e monti, che consiste in un fois gras abbrustolito con salsa teriyaki all’aglio e salmone con crema all’aji amarillo e capesante al grill chifa-zushi. So che stai storcendo il naso e dicendo: machestaidicendoiaia?!?!
Eppure ti assicuro che è più “semplice” di quanto possa apparire. Non semplice senza virgolette eh. Con le virgolette ma “semplice”. Senza contare che ci sono paginone dedicate al california roll maki al rovescio che voglio assolutamente provare con questa ricetta. La sezione primi piatti comprende piatti davvero spettacolari come yakisoba San Paolo style che sono nella mia wishlist, Arroz con pollo nikkei, shiitake zosui che è una sorta di porridge dove alla base c’è il riso e non l’avena, che viene preparato con avanzi di riso, acqua e pollo ed è un piatto che moltissimi consumano quando stanno poco bene o dopo una notte di baldoria. Per la versione dello chef e autore ci sono tante sorprese che valgono la pena di essere scoperte. Tanta carne ma ancor di più di pesce come l’halibut al grill con miso bianco su purè di patate, insalata di granchio, avocado e cerfoglio su tofu morbido con condimento allo yuzu pon e moltissimo altro. Poi si chiude in bellezza -ed è dir poco- con dolci che fanno venire una gola incredibile e con foto strepitosamente belle.
Cheesecake con oreo e tè verde, madeleines al matcha, gelato ai fagioli rossi, gelato al rapadura con cachaca e gelatina di caffè, kabocha al vapore ripiena di crema di cocco (devo inventarmi una versione veg o non vivrò più bene, te lo dico).
Lo compro o no?
Se mi leggi da un po’ sai che parlo di libri che ho amato, amo e continuo ad amare più varie ed eventuali, ergo la risposta è già stata data ma compralo se sei un appassionato foodie e hai voglia di esercitarti e sfidarti. Regalalo a chi ama davvero la cucina perchè come dicevo è coraggioso, curioso e per certi versi eroico. Per chi non smette mai di viaggiare in cucina, con la mente e con il cuore.
Rimane comunque un libro da comprare se ami sapere di culture diverse, dei mondi che si intrecciano e delle magie che nascono perché anche e soprattutto questo racconta il libro, tra una ricetta incredibile e una ancor più incredibile. Al prezzo di 28 euro si colloca tra i medio alti per quanto riguarda il food ma la qualità, il contenuto e quello che lascia, come spesso mi capita di scrivere, non ha un reale prezzo e no. Non si può quantificare.
Adesso devo assolutamente cimentarmi seriamente nella cucina nikkei, o qualcosa che ci somigli, perché scuse non ne ho più.
Me lo stavo chiedendo anch’io!!! Questo libro sembra bellissimo!
Ma sai che neanche io saprei rispondere a tale domanda? Comunque il libro sembra super interessante e ricco di suggerimenti pratici il titolo va direttamente nella lista dei libri da comprare, se quest’ann oo nel 2018 saranno le finanze a dirmelo…oh quasi quasi me lo faccio regalare:P