Ricette Vegetariane e Vegane

Cosa sono i Christmas Cracker? I Cosaques

Cracker di natale da mangiare insieme a tante leccornie? No! I Christmas Cracker sono dei gadget natalizi che negli ultimi anni sono sempre più in voga e che una Christmas Fanatic come me non può non comprare a bancali per le serate natalizie. Tipici del Regno Unito e dell’Irlanda ma diffusi anche moltissimo in Australia, Canada, Nuova Zelanda e Sud Africa consistono in pratica in un tubo di cartone che ricorda poi una caramella perché con i laterali legati; questo tubo è avvolto in una carta dai colori brillanti tradizionalmente ma ormai sono tantissimi i motivi, disegni e illustrazioni. Dai ghirigori più classici sino ad arrivare a quelli monocolore con carta lucida si devono tirare le estremità e il cracker spezzandosi emetterà un piccolo botto che sarà prodotto da una striscia di carta impregnata di fulminato di argento.

In pratica un piccolo botto casalingo festoso da far “esplodere” (ma non succede nulla, si sente solo il rumore) per festeggiare.

Perché si chiama cracker?

Non ci sono tante versioni come spesso capita ma solo una e te la racconto: in pratica il rumore lo rimandano a quello dei cracker/biscotti quando vengono spezzati e fanno crack. E da qui questo nome divertente che molti equivocano pensando a qualcosa di commestibile. Si mettono in genere come segnaposto e ogni commensale può divertirsi facendo scoppiare il proprio cracker. Alcuni li usano addirittura come addobbi nell’albero di natale e altri ancora possiedono delle piccole sorprese.

Il mercato dei Christmas Cracker soprattutto negli ultimi anni sta crescendo tanto quanto la loro popolarità. Se prima non si vedevano da nessuna parte adesso tutti i social ne sono strapieni e la loro presenza è pressoché ovunque. Pare che non sia una tradizione però di questo secolo e che addirittura risalga a metà dell’Ottocento. Tale Tom Smith a Londra nel lontano 1847 inventò questo stratagemma del botto per vendere di più i suoi bon bon e delizie; ovviamente per mettere il materiale che consentiva il botto questi dolcetti dovettero essere raddoppiati se non addirittura triplicati di misura fino a diventare come noi adesso li conosciamo. E sarebbe anche per questo che mantengono una forma simile a una caramella allungata. Il nome era cosaque perché si riferiva allo schiocco della frusta dei cosacchi e da lì nel tempo si arrivò a cracker perché onomatopeicamente più facile e carino e sicuramente con più appeal per la vendita. Ancora oggi alcuni tendono a chiamarli come nell’antichità Cosaques.

Devo dire che la prima volta che ho visto dei Christmas Cracker fisicamente è stato da Maison Du Monde; ripeto adesso acquistarli e trovarli in giro è davvero semplice ma fino a qualche anno fa non era propriamente così. Con il regalino dentro non sono mai riuscita a trovarli ma quello schiocco è davvero carino e divertente. Nulla di eclatante eh. Non ti aspettare che faccia gran rumore o che faccia spaventare Bimbi e componenti della famiglia pelosi. Pensa che Kiki, la mia patatina, ha paura dei botti ma dei Christmas Cracker proprio no. E Kiki ha paura praticamente di tutto. Pure di una finestra che si chiude all’improvviso e non fa neanche tanto fracasso.

Quindi qualora fosse tuo timore non prenderlo per questo, vai serena/o.

 

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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