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Di Soup & Go ho parlato un po’ ovunque ma mai nel dettaglio. Deliravo circa la sua meravigliosità già due anni fa e poi lo scorso anno quando mi dirigevo durante il ferragosto a Torino, dopo la tappa troppo breve a Roma. Situato vicino a una delle vie che più amo, via Barbaroux, (esattamente in via san dalmazzo 8/a) e nel pieno centro di Torino, questo luogo incantato mi ha conquistato sin dalla prima volta. E’ la mia casa. Il mio ritrovo. Quello dove sono riuscita a mangiare anche da sola. Andando da sola. Tornando da sola. E per una come me, abituata come me, abitudinaria e spaventata “dagli altri” come me è.
Assurdo.
Quest’anno è stato diverso dagli altri. Ho potuto portare moltissime persone che amo. Condividere questa sensazione e con un pizzico di gelosia “condividere” il mio amore smisurato per questo angolo di paradiso. E lo avevo sempre immaginato e sognato. Tutto realizzato. Come il pranzo insieme a Francesca, Estella, Antonia, Paola e Giulia, che mai dimenticherò. Mentre grido mangiando fagioli “ho dimenticato OMBRELLLAAAAAAAAA!!!!!”. Con Enrica ammirando Matisse all’interno. Con Ombrella, poi. Che non ho più dimenticato.
Da Soup & Go il menu sembra costruito appositamente per me. Tantissime verdure. Tutte scondite. Zuppe nella quasi totalità vegetariane e se c’è pesce o carne poca paura: non manca mai la versione vegetariana. Riso bianco bollito. Cous Cous con verdure. Succhi di frutta biologici e per le grandi occasioni quando si ha voglia di brindare: coca cola zero. Il farro perlato e l’orzo. Il rinforzino nella ciotolina e il ciotolone enorme di insalata e verdure. Immancabili broccoli buonissimi e le mie amate barbabietole tagliate con la griglietta che le fa somigliare a delle chips. Le inondo di aceto balsamico e mi sento felice.
Da Soup & Go ho portato mamma, papà e cuore. Ho incontrato Flo per caso subito dopo averla conosciuta. Ho fatto amicizia con tantissime persone. Mi sono sentita a casa quando per quattro giorni di fila ci siamo sorrisi con la ragazza dagli occhi azzurri che lavora in un ufficio poco distante. Non ho visto l’ingegnere con lo Yorkshire (da qualche parte c’è pure un disegno. Non riesco a trovarlo) e la cosa mi ha intristito parecchio perché non vorrei che gli fosse accaduto qualcosa. E mi chiamano da dietro il bancone con il mio nome.
Fausto, Ida, Andrea e Costanza.
Mentre ti accolgono. Ti porgono sorridendo la tua zuppa dopo averla riscaldata e asciugata con un canovaccio.
Non c’è stato un giorno in cui io non abbia mangiato e pranzato da Soup & Go durante il Salone del Libro quest’anno. E se è accaduto il contrario era chiaramente contro la mia volontà. Estella stessa mi ha organizzato la “super cena soup & go” (che vi avevo mostrato qui), la stessa che anche a casa emulo quando la nostalgia mi fa sentire quella morsa fortissima all’imbocco dell’autostrada stomacale. Iscriversi alla Newsletter di Soup & Go è un’esperienza che dovrebbero far tutti. Anticonvenzionale, geniale e divertente. Come tutto quello che riguarda chi la firma. Scoprire dove la SouperApe porta le zuppe (nei dintorni del Parco Valentino ad esempio) e cosa proporrà il cuoco nel calendario culinario mensile, sino ad arrivare alle strepitose fermatempo e immagini delle ricette.
A breve qui sul blog vorrei postare un intero menu con tanto di videoricette ispirate da Soup &o. Ma nel frattempo seppur in strepitoso ritardo un infinito grazie.
Perché la cordialità, l’eleganza e lo stile di tale luogo francamente solo a Torino si potevano trovare.