Ingredienti per uno stampo quadrato di circa 20 centimetri
Per la base:
- 160 grammi di farina 00
- 80 grammi di burro
- 40 grammi di zucchero a velo
- 2 grammi di sale fino
- baccello di vaniglia
- la scorza grattugiata di un limone biologico non trattato
Per la crema:
- 8 uova
- la scorza grattugiata di un limone biologico non trattato
- 300 grammi di zucchero a velo
- 80 grammi di farina di mandorle
- 50 grammi di mandorle a filetti
- 150 grammi di burro fuso
- il succo di limoni di media grandezza
La Base: lavora la farina e il burro e aggiungi la scorza di limone, la vaniglia, lo zucchero e il sale. Continua lavorando con le mani fino a formare un panetto e lascialo riposare in frigo almeno 30 minuti.
La Crema: sbatti le uova con la frusta a mano (o con il robot) e incorpora lo zucchero a velo, la scorza grattugiata e il succo. Continua a lavorare fin quando tutto è ben amalgamato e poi aggiungi la farina di mandorle e il burro fuso.
Stendi con le mani la base imburrata e copri tutto il fondo. Bucherella con la forchetta e poi distribuisci sopra uno strato di mandorle a filetti. Cuoci in forno preriscaldato per 15 minuti a 170. Apri lo sportello e versa la crema direttamente sulla pasta senza togliere la base dal forno e cuoci per altri 35 minuti. La crema dovrà tremolare leggermente e avere un colore delicatissimo bruno dorato ma non troppo. Lasciala riposare in frigo per una notte prima di servirla. Toglila dal frigo un’ora prima. E’ un dolce che va servito freddo spolverato di zucchero a velo.
Non avevo mai preparato la Lemon Square e avevo in lista quella di Martha Stewart. Chi altri, se no? Poi sfogliando California Bakery, di cui non ho ancora parlato su La Libreria di Iaia (‘spetta che mi colpisco le nocche della dita con un una matita) ho visto che non era la solita versione ma quella di Thomas e Rosalia che avevano introdotto nella crema delle mandorle per stemperare la dolcezza della torta. Mi sono detta che quella classica della Stewart poteva aspettare e quindi cominciamo con questa variazione. Illogico, no? Tanto a dirla tutta non saprò mai -di mio palato- la reale differenza, essendo un tripudio di burro e uova e soprattutto considerato che il palato a cui dovevo sottoporla, ovvero quello del Nippotorinese, aborre più di ogni cosa i dolci eccessivamente leziosi. Di quadrotti di Lemon Square è pieno il web e non so se questa sia stata già proposta, ma il risultato è stato sorprendente. Per chi ha il libro vorrei segnalare (che l’autore Baù mi perdoni. Mi ricolpisco le nocche preventivamente) che forse 160 grammi di burro sono troppi per la base e che io ne ho messi esattamente la metà. Sicuramente avrò sbagliato io e ho pochi dubbi al riguardo, fatto sta che in quel modo e con quelle dosi di fare un panetto neanche con tutta la fantasia di questo mondo. Il dubbio che si dovesse mettere in freezer e poi grattugiare mi è sorto. Il consiglio di Martha Stewart per intenderci, ma poi non ve ne era menzione e bon. Ho dimezzato e via. Il risultato è stato piacevole e molto apprezzato. Un dolce fresco che può andar bene anche per dopo i pasti e che profuma casa.
Non ho trovato nulla riguardo origini, aneddoti e significati. Mi è dispiaciuto molto perché è del resto una delle cose che mi piace più fare. Per certi versi stavo rinunciando ad eseguirla proprio per questo motivo. Poi mi sono detta che a me piace pure sentirle le storie e non soltanto raccontarle, tramandarle e trascriverle. Allora la domanda è: tu conosci la Storia della Lemon Square?
E se sì: ti va di raccontarmela?