Ricette Vegetariane e Vegane

Acquistare la Milk Maker: impressioni, difetti, pregi e molto altro

SPRINGLANE MILA RECENSIONE

Prima di cominciare ti lascio il link al primo video che ho fatto su instagram riguardo la Milk Maker. Instagram non dà più la possibilità di inserire i video direttamente qui, quindi se ti fa piacere puoi vederlo cliccando qui.

Nel video ti mostro più che altro il macchinario in sé: cosa fa, come lo fa e perché potrebbe essere utile. Niente di meno e di più. Scrivo dopo una settimana esatta dal primo utilizzo e devo dire che ne ho molte di considerazioni. Userò questo stesso post, per non farne altri e disperdere le informazioni, per aggiornarti eventualmente nel tempo. Detto questo comincio.

La milk maker che ho deciso di acquistare è la Mila di Springlane; questo perché amo particolarmente i tedeschi quando si tratta di macchine. Di tutti i tipi. Nella mia vita ho avuto solo macchine tedesche e giapponesi; intendo a quattro ruote*ridacchia*

Mi fido. Mi fido ciecamente della loro bravura e precisione, che non è affatto un luogo comune ma una maniacale certezza. Lo scorso anno ho acquistato la gelatiera della Springlane e mi sono trovata benissimo. Mai avrei creduto di cedere a questo tipo di acquisto. Amo molto assaggiare in giro le diverse granite e non mi ero mai cimentata in quella che credevo fosse una produzione inutile.

Qui le granite te le tirano dietro del resto. Perché fare qualcosa che gli altri sono più bravi a fare? Poi la pandemia e quello che è successo ha fatto sì che avvisassi una vera e propria produzione. Certo rimpiango quella di Noto, Portopalo, Siracusa e tante qui a Catania ma se ne ho voglia: accendo e in un’ora ce l’ho freschissima con prodotti di altissima qualità. Te lo racconto perché questo ha inciso tantissimo nella scelta del marchio. Da anni mi chiedevo se un altro elettrodomestico fosse davvero necessario. Lo spazio, la manutenzione e una su tutto dover fare a botte con  la frustrazione di aver comprato l’ennesimo aggeggio infernale inutilmente. E invece, come la gelatiera, credo di aver scoperto qualcosa che cambierà radicalmente la mia qualità di vita. No, non è esagerato. Non bevo latte da non so quanti decenni e ho sempre acquistato/prodotto in casa. Preparare il latte vegetale in casa richiede pochissimo tempo e lo puoi vedere anche dalle ricette delle diverse bevande/latte che ho messo qui sul blog. In sostanza metti in ammollo il cereale, lo pseudocereale o la frutta secca che desideri, poi frulli e filtri. Bon, finito. Che ci vuole? Perché mai comprare una macchina se l’operazione è così semplice?

Aspetta che ti rispondo ma prima vorrei fare alcune considerazioni.

Ho letto un po’ ovunque che possedere una milk maker consente di non acquistare più tetrapak, plastica, cartone. Sì, è vero certo ma comunque non bisogna dimenticare che un elettrodomestico -se facciamo un discorso squisitamente green- acquistato online e prodotto in Germania qui ci deve arrivare e ci sono costi, benzine e molto altro. È pur vero che guardando tutto nel dettaglio si rischia di impazzire e di non fare mai la cosa giusta. Bisogna quindi valutare, secondo il mio modestissimo parere, quanto questa macchina venga usata. Il prezzo è abbastanza alto -nel mio caso si parla di 300 euro tondi tondi- e va ammortizzata nel tempo. Più o meno velocemente perché dipende da che tipo di prodotto acquisti e da che tipo di frutta secca/cereali acquisti. Nel mio caso, confesso, di prendere marchi di primissima scelta e le mandorle sono di Avola come i pistacchi di Bronte; giusto per avere un quadro completo della situazione e poter fare eventualmente i conti. Un chilo di pistacchi di Bronte arriva a costare sessanta euro quindi ammortizzo in meno di un anno*segue risata isterica*Lo

Qualora si usasse giornalmente come nel mio caso sì che è oggettivamente un investimento a tutti gli effetti e si può parlare poi di risparmio. Al tempo stesso mi sento però di sottolineare quanto non sia così green se parliamo di acqua. Si deve usare un’acqua filtrata chiaramente perché va ingerita (la mia acqua qui è piena di calcare e nonostante addolcitore e aggeggi vari io ahimè devo usare acqua in bottiglia) e a ogni lavaggio, per una questione meccanica, segue sempre un ciclo di pulitura “clean” a base solo di acqua. Questo giro di acqua serve a sciacquare le lame e togliere ogni residuo di frutta secca, frutta o cereale rimasto in circolo. È assolutamente necessario il giro di acqua e ne utilizza dai 500 agli 800 ml. Certo, puoi riutilizzare quell’acqua per annaffiare le piante o quello che preferisci, ma di fatto a ogni litro di produzione ne sussegue quasi un altro e non può essere bevuto (o almeno: potrebbe in realtà perché non usa detergenti e nulla ma onestamente io non mi entusiasmo a bere l’acqua dello sciacquo e pulitura della macchina: metto da parte e innaffio le mie piante).

 

Una cosa invece totalmente positiva è che lo scarto fisico della frutta secca, dei cereali e pseudocereali è minima: per capirci non rimane tutta l’okara che vedi nella produzione del latte di Mandorla in casa. Sì, in quel caso puoi farci biscotti e torte e pure polpette e quindi riutilizzare ma lo scarto è praticamente nullo. Questo perché la macchina gira a una velocità pazzesca (fa abbastanza rumore, non credere a chi ti dice il contrario. Sulle storie di instagram ti ho fatto sentire) e riesce a polverizzare la frutta secca -focalizziamoci su questa- e grazie all’aiuto dell’acqua calda prima del filtraggio automatico diventa un tutt’uno bello denso e cremoso. Per questo motivo al posto di adoperare 100 grammi di mandorle per un litro -di solito la quota è quella del dieci per cento- ne bastano 30 grammi. Usi quindi molto meno ingredienti con praticamente la stessa resa dal punto di vista gustativo. Quando frulli con il frullatore a immersione o nel classico non riuscirai mai in casa a ottenere una polvere simile a quella della milk maker. In più, ripeto, lavorando la milk maker alla polverizzazione con l’irrorazione continua di acqua calda e un rimescolamento veloce e continuo di fatto fa un’operazione non replicabile “a mano”. Il gusto inizialmente credevo fosse lo stesso. In pratica tra il latte di mandorla che facevo io e quello che faceva la milk maker non è che ci vedessi questa grande differenza. Devo dire che ero assolutamente obnubilata e un po’ infastidita i primi giorni. Oggettivamente il sapore cambia. Adesso che so come dosare le quantità esatte e come fare i cicli per bene il latte vegetale fatto nella milk maker è nettamente più gustoso rispetto a quello fatto in casa. È un triste dato di fatto alla quale mi sono dovuta semplicemente rassegnare. Questo non significa che in casa non si possano ottenere bevande gustose e nutrienti, doveroso inciso.

Non parliamo -come superiorità in riferimento al mio gusto, chiaramente- poi del latte di mandorla, come si fa a Noto e Portopalo, fatto con le mandorle non spellate. In casa ti rimangono sempre le pellicine tra i denti, c’è poco da fare. Pure se frulli con il Bimby che è risaputo essere una macchina da guerra nella polverizzazione. Ma questo, senza se e senza ma, lo batte.

Polverizza e rende il latte di mandorla -e di conseguenza la granita- con le mandorle non spellate di un buono inaudito. E ti dà poi la possibilità di dolcificare come preferisci. Ecco, perché sostanzialmente alla domanda “che ci vuole se lo puoi fare a mano?” ti Sto già rispondendo. Ci sono diversi vantaggi riassumibili in:

  • usi meno prodotto ma hai una resa uguale.
  • hai meno scarto e quindi ogni latte ha più proprietà nutritive e non devi star lì a fare ciambelle e tortini per riutilizzare l’okara (che è lo scarto per intenderci).
  • decidi come dolcificare e puoi non farlo perché il gusto delle mandorle, ad esempio, se sono di buona qualità non necessitano affatto di un’aggiunta di zuccheri
  • non c’è bisogno di aggiungere olio di semi. Per la conservazione e diverse ragioni negli ingredienti delle bevande/latte vegetale compare quasi sempre la voce “olio”.
  • controlli la qualità di quello che bevi e puoi usare l’acqua che preferisci (non è una cosa da poco, anzi)
  • puoi conservare in frigo dai 3 ai 4 giorni senza problemi e puoi eventualmente congelare
  • usi bottiglie di vetro e riutilizzi

I contro al momento sono “lo spreco di acqua” del lavaggio, ma ripeto, è necessario lo sciacquo e comunque si può riutilizzare.

 

È davvero un macchinario eccezionale. Ho perso tempo a comprarlo, te lo dico onestamente. Non è piccolo, è vero. Anche se ci sono due modelli: quello da un litro ed è quello che possiedo io e quello da 700 ml che comunque ha orientativamente le stesse dimensioni perché non è che cambi molto. L’ho messo vicino alla macchina del caffè, che non bevo da anni, e lo uso praticamente ogni giorno. Ho avviato una produzione incredibile e in una settimana ho già provato tutta la frutta secca nessuna esclusa. In questa settimana mi dedicherò più all’avena, alla quinoa, alla soia e molto altro perché voglio assolutamente documentare tutto essendo un argomento che interessa moltissimo. Ho sempre apprezzato poco il latte vegetale caldo. Forse solo il latte di mandorla e la soia -che comunque ahimè devo controllare perché non mi fa bene- riesco a bere calde. Perché il sapore varia tantissimo e diventa addirittura nauseabondo in certi casi. Con la milk maker ha tutto un altro sapore.

Insomma mi conosci. Non ho mai accettato collaborazioni da aziende e ti ho sempre raccontato le cose come stanno. Mi baso chiaramente sul mio gusto che non è certamente universale ma stando ai fatti sinora dopo la crock pot è la cosa più intelligente che abbia acquistato.

Ti aggiorno! Se hai domande inutile dirtelo: sono nei commenti a tua disposizione.

Se ti fa piacere seguimi su instagram. Nelle storie ne parlo spesso (perlomeno in questi giorni).

 

 

Il video su IGTV

 

 

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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