Ricette Vegetariane e Vegane

Cucina Vegana di Simone Salvini

La cosa più snervante da sopportare quando si è vegetariani (atipici tendenti al vegano MA SOLO per quanto concerne il cibo e non per stile di vita) come me è quello di essere preda di una cerchia non troppo ristretta di incompetenti.

Non contenti di questa (non troppo lodevole) caratteristica riescono a rasentare quella soglia di ridicolo tanto da dover chinare il capo. Sopportare. E andare oltre.

Gli estremismi dei “carnivori” e dei “vegetariani” sono solo sintomo di una cosa: ignoranza. Senza perdere tanto tempo a spiegare che ignorare deriva dal latino blablabla. Ignorare una cosa. Lasciamo che queste assurdità se le dicano in salotti impegnati (che frequento visivamente tra l’altro) alle tre del pomeriggio da Maria De Filippi. Ignoranza ha solo un significato.

Parlare a vanvera e giudicare il piatto di un qualsiasi individuo è francamente imbarazzante. Su Facebook molte volte, per non parlare di Twitter, quando carico una foto di pollo-pesce-polpettadicarne mi viene sempre detto “ma tu non eri vegetariana?”.

La mia risposta vorrebbe essere “cosa c’entra?” ma poi argomento, come è giusto che sia, dando dei chiarimenti circa il fatto che una scelta in tal senso così personale non può condizionare la vita degli altri. Ho scelto di essere vegetariana. Sono nata vegetariana nella mente e nell’anima. Poco mi interessa cosa mangiano gli altri e lo stesso devono fare gli altri con me. Fa paura per quanto semplice sia questo ragionamento, vero? Un neurone, anche se mal funzionante, riuscirebbe ad elaborarlo pure in condizioni critiche. Eppure sembra assurdo.

Devi essere carnivoro e accusare il vegetariano di essere un imbecille che non mangia proteine. Devi essere un vegetariano e accusare il carnivoro di essere un assassino. Si generalizza certo, ma non troppo e posso assicurarlo vivendo questa condizione da più di un decennio. Consigliare di non mangiare carne-pesce-derivati animali alle persone che ami potrebbe in effetti essere uno dei consigli da sciorinare ma è sempre e comunque fuori luogo. Il detto che si è quello che si mangia non è solo spudoratamente certezza ma verità assoluta. Come non puoi cambiare quello che si è caratterialmente (ammesso si parli di carattere, quello vero intendo), lo stesso accadrà con la condizione alimentare.

Trovo sempre molto inopportuno che postando una foto di hamburger vegano su twitter (giusto per far parte anche io di una comunità multimediale e tediare l’universo con una stupidità che non importa a nessuno in 140 caratteri per dire “mangio la pappa!”) mi venga detto che è una profanazione del nome hamburger. Che si potrebbero trovare altri nomi. Che è assurdo chiamare hamburger un pezzo di carta. Frasi che se fossero partorite da bambini di prima elementare, capirei.

Certo si potrebbe spiegare loro che per “convenzione” e per non aumentare “l’esclusione” e “‘l’emarginazione” delle persone vegetariane/vegane si usano termini di solito correlati ai “carnivori” ma anche lì. Perché mai perdere tempo?

Alla base non vi è il rispetto ed è chiaro e lampante. Per questo motivo individuo e capto immediatamente chi è all’altezza di potersi raffrontare con me in un discorso che cade nel suddetto contesto, e procedo. Al contrario ironizzo anche io indossando una maschera giusto per non far sentire in imbarazzo l’assurdo interlocutore che per me tale rimarrà.

Tutto questo per dire che vegana non sono come ho ripetuto 203949024982034980234920’3492’03492’03493’24923’049 milioni di volte in altrettanti contesti. Pur conducendo alimentarmente (sipuòdiresipuòdire) una vita culinaria vegana, certamente la mia vita vegana non è. Anche qui non devo giustificarmi per le mie borse di cuoio, le mie borse di pelle e la mentalità consumistica nella quale vivo e cui sono abituata. Se fosse un passaggio per diventare altro, questo non lo escludo affatto. Anzi si rafforza sempre più l’idea che un cambio di vita e ideali è in corso più prepotente che mai.

E’ difficile trovare ricette vegane intriganti. Proprio per il fatto che pochi sono gli chef e scarsa è l’attenzione per il cibo vegano. Si trovano quei volumi assurdi e orrendi senza foto che mettono tristezza solo a leggere il titolo. Già Tofu alla piastra con verdure croccanti in olio di sesamo ti colpisce con una paranoia violenta e hai solo voglia di agguantare una bistecca al sangue e farla tua.

Quando però arriva un Simone Salvini, che non è chiaramente il primo arrivato, finalmente si ha un ricettario degno di nota che si può solo che venerare.

La Cucina Vegana di Simone Salvini è un insegnamento per tutti, prima di tutto. Il genio di Salvini infatti è messo a disposizione di chi crede che la cucina vegana sia una poltiglia di sapori plasticosi senza fantasia riservati ai quattro fuori di testa come me che hanno deciso di rovinarsi la vita e che “non ne capiscono nulla di cibo”.

Questa asserzione, purtroppo non troppo generalizzata, è opinione comune delle persone che agguantando un panino grondante di salsa, burro e wurstel credono di essere dei bongustai. Si sente la risata in sottofondo?

La prima domanda che ci si deve porre quindi è: perché non ho la Cucina Vegana di Simone Salvini?

Edito da Electa Mondadori costa 19.90. E sono davvero pochi per quello che si avrà tra le mani. Simone Salvini è capo del ristorante Joia di Pietro Leemann a Milano e ha collaborato con l’associazione Vegetariani italiani e l’istituto Europeo di Oncologia. Attualmente collabora con l’associazione Umberto Veronesi tenendo numerosi corsi di cucina e formazione con l’obiettivo di divulgare la cultura vegana. L’introduzione è giustappunto di Veronesi.

Dopo essersi chiesti perché non si possiede questo volume che è l’unico a mio avviso capace di incuriosirti (anche i meno interessati sì) scatta la seconda domanda:

Come mai un genio come Veronesi, esperto oncologo mondiale, è vegetariano?

Tre parole a riguardo le dice proprio nella prefazione. Si tratta di responsabilità individuale. Sostiene che secondo i suoi studi chi consuma eccessivamente carne può provocare in percentuale maggiore la formazione di tumori. Addirittura il trenta per cento di tumori è dovuta a un’alimentazione troppo ricca di grassi saturi (appunto di origine animale) oltre ad essere causa delle più orrende malattie. La frutta e la verdura vengono definiti da Veronesi degli “scrigni” capaci di neutralizzare gli agenti cancerogeni e di diluirne la formazione riducendo le cellule malate. Non lo dice un pacifista pazzo vegano, come piace ritrarre questi individui, ma un genio della medicina.

Bisogna solo prenderne atto. Riflettere e soprattutto non credersi più intelligente perché si addenta una bistecca.

Il prodotto che si ha davanti è illuminante. Dimostra come il genio e la fantasia possano partorire una grandezza visiva di tale portata. Le foto sono meravigliose (avrei voluto scriverlo in maiuscolo MERAVIGLIOSE). Non solo lineari, equilibrate, lucenti e geometriche ma capaci di invogliarti a scoprire cosa si cela dietro. Proprio come la complessa struttura che il grande Salvini crea in copertina. Gnocchi colorati senza glutine, involtini di pasta fillo ripieni di zucca gialla seduti su sassi roventi, budino di latte alle nocciole con insalata di frutti di bosco, sua maestà il tofu, wafer di seitan con melanzane arrostite, bignè di seitan con purea di sedano rapa e oli aromatici, tortino di riso basmati su pesto di sedano verde e verdure croccanti, risotto alla barbabietola guarnito con crema di sedano, spaghettoni al ragù di seitan e agretti. Ci sono le preparazioni base come il brodo di cottura per seitan e la pasta di seitan. Ci sono anche le preparazioni (buonissime) del seitan alle lenticchie e del tempeh classico sino ad arrivare al tofu. C’è il glossario per avvicinare il neofita e amore.

Amore e passione per se stessi e l’arte. Salvini in punta di piedi e con discrezione senza puntare il dito ti porta tra mille foglie di fantasia e seitan. Mostrandoti un mondo dalla quale rifuggi ma che sai che è indicato solo da un cartello:

salvezza.

Ed è forse proprio questo che si rimprovera ai vegetariani e poi agli estremisti vegani: il fatto di aver trovato la risposta. O almeno quella che ci va più vicino.

Nutrirsi mentalmente e alimentarmente è l’unico modo per volersi bene.

Ti prego fallo anche tu. Anche solo un po’ di più.

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42 COMMENTS

  1. tutto quello che tu hai scritto nel preambolo (parole sante e scritte benissimo) io l’avrei riassunto con “fatti i cazzi tuoi che campi cent’anni” – meno male che non l’ho scritto io il post 🙂

  2. credo che la chiave, nell’alimentazione ma non solo, sia mangiare un po’ di tutto. In dosi moderate.
    Prendere le cose, scoprirle, studiarle, imparare.
    L’alimentazione è cultura. e troppo spesso viene a mancare in tante persone. L’apertura mentale.
    La voglia di sperimentare e rinnovarsi sempre.
    Se non lo fai, non vivi a pieno.
    Questo è. Mi piace il seitan, mi mangio ogni tanto una bistecca, due gamberi e. e sì, ho fame di imparare. sempre e comunque.
    e da te ho imparato molto.

  3. e perché io questo libro non ce l’ho?
    dopo aver dato un po’ di craniate allo spigoletto del tavolo proseguirò la lista di cosecuirimediare.
    certo che hai una gran pazienza. i due commenti qui sopra dicono qualcosa che non si discosta dal mio pensiero. ma non approfondisco ora, che ci si potrebbe scrive un libro puf.

    e ora vado ad esaltarmi perché sto cenando con i bastoncini di crusca e il latte di soia caldo.

  4. Brava! Non sono né vegana, né vegetariana..ma son curiosa di ogni possibilità di arricchire e migliorare le scelte in alimentazione..e stufa dei soliti discorsi e scontri vegetariani/carnivori. Finalmente un discorso con un senso..e soprattutto..corro a comprarmi il libro di Salvini! Ciao!

  5. Che dire Iaia?condivido tutto(anche il libro che ho comprato appena uscito e che mi esalta ogni volta che l apro):anche io sono vegetariana,tendo ad evitare le uova(tranne che nell’extranoir di Grom,mia perversione..),e il mio “latte”si riduce allo yogurt (altrimenti bevo latte vegetale)…nonostante questo compro scarpe di pelle e borse,se capita,anche..anche perchè credo che,almeno in Italia,sia impossibile condurre una vita(e ci metto anche quella sociale,anche se per me è quasi zero…lavoro a parte:sono avvocato)totalmente vegana(e io sono di Asti dove a momenti non si sa neanche chi siano i vegetariani..figuriamoci i vegani).Gli estremismi non mi piacciono e,soprattutto,non mi piace imporre la mia scelta agli altri…Ho un blog,in cui posto solo piatti vegetariani perchè il blog è mio,mi rispecchia e rispecchia le(poche)cose che mangio,Peró ho un papà carnivoro convinto e cosa devo fare?chiudere gli occhi quando lui mangia una bistecca o disconoscerlo?no…rispetto tutte le scelte e,soprattutto,amo la cultura culinaria..indistintamente.Ho fame di libri di cucina,di foto stupende,di ricette…di qualunque tipo.poi,certo,un libro come questo di Salvini mi piace di più e lo sento mio,ma ció non toglie che tra i miei 300 ricettari,più della metà siano onnivori…Conoscere,tutto,è bello.Un bacio Iaia:-)

  6. quel libro mi ispira un casino. e hai riassunto bene ciò che penso anche io (non mangio carne, qualche volta poco pesce, ma porto scarpe e borse di pelle): gli estremismi sono il male, da qualunque parte li si guardi.

  7. Parole sante!!!! Concordo pienamente con ciò che hai scritto! Ognuno deve sentirsi libero di mangiare ciò che vuole e soprattutto ognuno dovrebbe evitare di guardare ciò che c’è nel piatto altrui!!!!
    Vivremmo tutti meglio!!!! 🙂
    Avevo visto il libro in libreria ma il prezzo mi era sembrato un pò caro, ma dopo aver letto la tua recensione mi è venuta voglia di comprarlo!!!! 😉

  8. io sono alimentariamente infedele. Non appartengo a nessuna classe, so per certo che riuscirei a sopravvivere con un pugnetto di riso, un filo d’olio e un bicchiere di vino. In una vita passata forse ero un monaco, in una vita futura lo sarò di nuovo. Detto questo, a me piacerebbe essere vegano per il nome. Lo so, è stupido, ma tra vegetariano (e carnivoro) e vegano non ci sono confronti. Vegano, con la sua dolcezza del suono e la spinta evocativa, ti fa quasi sentire onnipotente.

  9. Bravaissima…io sono stata vegetariana per lungo tempo ed è stato il periodo incui mi sono sentita meglio, quello in cui ho perso molti chili senza fatica alcuna! Poi ho ripreso a mangiare della carne perchè non ce la facevo a cucinare piatti diversi per tutti, ora mi sto organizzando per risolvere anche questo intoppo perchè senza carne stavo molto meglio…

  10. Un ragionamento che fila. 🙂

    Anche io penso, come te, di essere “nata vegetariana”… Non ho modificato la mia dieta finché non mi sono trasferita a Londra, una città che facilita molto questi tipi di scelte e offre molte alternative. Da quando ho fatto questa scelta (che ha tardato ad arrivare per mera pigrizia) mi sono accorta principalmente di due cose:
    – Ho una dieta molto più bilanciata perché faccio attenzione a sostituire alcuni alimenti e a reintegrare vitamine, proteine, ferro etc. E perche no anche a sbizzarrirmi di più tra i fornelli…

    – I vegetariani e i vegani dono delle categorie abbastanza discriminati socialmente. Non ce la faccio più a sorbirmi i discorsoni dei saputelli, ne tantomeno a dovermi giustificare ogni volta rispondendo a domande assurde. Per non parlare delle battutine che ogni tanto qualcuno potrebbe risparmiarsi. Molte persone cambiano idea qua do provano la mia lasagna vegetariana..quando dimostro loro che essere vegetariani o vegani non vuol dire mangiare insalate 🙂

    Io ho anche scelto di non acquistare pellicce o indumenti in pelle. Mangio latticini e uova.

    Tra il non fare assolutamente nulla per cambiare le cose e fare la mia parte, seppur piccola e non estrema..ho scelto la seconda 🙂

    E sono d accordo con te e i commenti sopra..i fanatici di qualsiasi categoria non piacciono a nessuno.. 🙂

    Baci

  11. Infatti i vegani non impegnati si chiamano semplicemente vegetaliani. Io lo sono. Non amo la carne ne il pesce, mi fanno schifo e non ci posso fare niente. L’idea di mangiare un cadavere mi disgusta. Non posso mangiare formaggio perchè mi aumenta il muco (una perenne bronchite) e le uova fanno al mio sangue quello che la criptonite fa a Superman perché tolto tutto il resto tendo ad abusarne. Ergo ho fatto mesi orsono il salto della quaglia e sono diventata Vegetaliana o per la massa Vegana. Mi rompono?Si. Mi preoccupo?No. So io come mi sento meglio ora. Cucino per i miei cari tutto quello che vogliono e loro spizzicano nel mio piatto e si rendono conto che per una maionese le uova non servono.Le mie salsette vanno a ruba tanto che non ne compriamo più neanche per i loro fast&furios food. Ci guadagnamo tutti.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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