Ricette Vegetariane e Vegane

“New York cut steak, 12 peas, bottle of milk “

Non avevo mai ritardato così tanto per la proclamazione di un vincitore in qualsivoglia givaueiconcorsononlosonemmenoio ma non dipende da me. Il Giudice Nippotorinese fa il prezioso e rimanda continuamente le riunioni che io e Giudice Supremo Mamma continuiamo ad organizzare per il contest ” Disegnami e vinci una macchian fotografica” ( clicca qui per saperne di più) . Ha ricevuto un ultimatum però e questo sabato non potrà tirarsi indietro. Tra l’altro trattandosi di centinaia ( non per dire ma centinaia davvero) di immagini io dovrei giustappunto organizzarmi in qualche modo per mostrarvene anche solo una (prima) parte; ovvero quella entrata “in finale”, sintetizziamo così. Per fare questo naturalmente ho bisogno di una scrematura, che non posso  decidere io essendo totalmente estranea alla vicenda e super partes.

Insomma siamo nelle mani (pessime) del Nippotorinese. Mi vergogno ( per lui) quindi a rimandare ancora una volta il tutto a:  Giovedì prossimo 1 Marzo. Qualora dovesse procrastinare ulteriormente l’unico giudice sarà Mamma etantisalutiaquelpelatoantipatico. Amen.

Comunicazione di Servizio prima del delirio odierno e appunti in cucina estemporanei per la rubrica ” A cena con Oscar”: Nella sezione Fast Gikitchen è stata inserita la deliziosa ricettina del Cocktail di Gamberi e mela con nota senapata. Qualora la volessi provare e leggere ( occorrono 12 secondi) basta cliccare qui >>>

Tra l’altro *disse fischiettando*riguardo la rubrica Fast Gikitchen c’è una novità. Se riesco a respirare dodici minuti  forsecheforse riesco a parlarne oggi stesso ( a questo punto si deve fingere entusiasmo. Esattamente sì)

Le prospettive. Affascinante no?

Oltre a essere quell’insieme di proposizioni e procedimenti di carattere geometrico-matematico che consentono di costruire l’immagine di una figura dello spazio su un piano, è in principal modo nella vita di tutti i giorni un modo di percepire e concepire. Una prospettiva oggettiva di quello che si è e si diventa o semplicemente non è. La prospettiva come l’essere parmenideo, in soldoni.

Se Howard Hughes fa cose strambe e prive di senso per un soggetto che indicativamente chiameremo X, queste sono invece di routine e razionali per un secondo soggetto che chiameremo Y. Non è difficile trovare nessi e annessi nelle follie come altrettanto lo è credere che in fondo nessuno può determinare se lo siano davvero o meno. Molto semplicisticamente se per il Nippotorinese mettere dodici piselli in fila su un piatto assume un valore ridicolo, per me al contrario è vitale. Per chi vive di manie e non se ne vergogna, pur essendo una minoranza, non è poi così assurdo vedere e comprendere quanto sia difficile sopportare una ditata su un bicchiere o aprire la maniglia di un bagno pubblico senza l’ausilio di un fazzolettino.

Quando avevo paura di essere me stessa nascondevo le mie manie, fobie e paure. Le conosceva soltanto chi aveva la poca fortuna di vivere una quotidinità con me. Abilmente celate in pubblico hanno sortito effetti devastanti e sono riuscite a mettermi in imbarazzi pronti a fagocitarmi negli abissi. Avere paura del verde ad esempio, pur ironizzando e sottovalutando la bizzaria mi ha creato il gravoso problema di dover convivere con un divano verde nella mia stanza per anni. Mamma credeva che scherzassi quando la supplicavo di non comprare lenzuola a fantasie geometriche perchè mi turbavano visivamente soprattutto perchè possedevano sempre tantissimo verde.

Per molti anni c’è stata una guerra fredda tra di noi a causa di geometrie insulse delle federe dei cuscini e per quello stramaledettissimo divano verde.

Adesso giunta ai trent’anni, matura e libera di condividere anche con il fruttivendolo le mie paure, sono finalmente una donna.

Salva. Seppur per metà devo solo fronteggiare me stessa e le mie fobie in questa landa di paure. Che siano create o meno da me, ha poca importanza. Il punto principale è: non dover sopportare anche il supplizio di nasconderle ergo di nascondere me stessa.

Anche io più volte mi sono ritrovata impossibilitata ad aprire la maniglia del bagno pubblico. Sino a pochi anni fa neanche ci entravo. Poi una scommessa con me stessa ha fatto sì che il coraggio arrivasse e con tutto quel poco che avevo in corpo sono riuscita a lavarmi le mani. dentro. un. bagno. pubblico.

Paura sconfitta. Iaia vincitrice. Uno a zero per me.Toccare la maniglia a mani nude è uno step che non mi sono ancora prefissa e forse non mi importa neanche. Quando Scorsese inquadra quindi la maniglia e l’immagine disturbata della mente di Howard che con dolore non sa come fronteggiare quella chiusura, l’abbraccio del Nippotorinese è stato balsamo per le ferite. Mi ha abbracciato stretta ed io mi sono sentita meno sola. Meno sola con Howard. Che avrei voluto aiutare. Ci sono tantissimi dodici in questa visione di Scorsese. The Aviator ottiene diversi Oscar tra cui quella di miglior attrice non protagonista, migliore fotografia, migliore scenografia, miglior montaggio e migliori costumi. Ma anche candidature come miglior attore protagonista a un eccentrico quanto eccelso Di Caprio, miglior sonoro e molte molte altre nomination tante quante Golden Globe.E’ un film da vedere The Aviator. Non è il genere che prediligo ma mi ha lasciato  un affetto particolare. Un legame di paure con Howard.

Grande genio folle che amava vedere dodici piselli vicino alla sua New York Cut Steak da accoppiare magistralmente a una bottiglia di latte sigillata per la sua paura nei confronti degli alcolici. E la voglia di volare e far volare.

Ci sono molte similitudini e corrispondenze tra me e questa visione ed è per questo che sono legata a questo film che in termini di morale insegna sempre la vecchia storiella che bisogna crederci e non arrendersi.Un rapporto morboso quello tra me e Howard che custodisco giusto per cullarmi e non sentirmi sola. Per il resto pur trovando la fotografia interessante quanto i costumi, non ci fossero la sua presenza e anima poco mi importerebbe di saperne di più.

Per questo motivo oggi per la rubrica A Cena con Oscar c’è una semplicissima bistecca di bovino cotta alla griglia, niente di eclatante. Accompagnata infine da dodici piselli perfettamente allineati.Il sadico Nippotorinese ha testato la mia reazione rompendo gli equilibri e gettando nel caos l’allineamento proprio come avviene nel film. Non gli ho tirato un ceffone solo perchè ormai sono una donna adulta. E raziocinante. A raziocinante le risate registrate dalla regia possono partire, sì.

 

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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