You are All I Have degli Snow Patrol, che dopo Chasing Cars fa pogare un po’ questi miei neuroni cappellinodibabbonatale-muniti.
Mamma con quella maturità che geneticamente ci contraddistingue ieri mi ha spiegato con calma mal celata che se io avevo già l’albero in casa fosse implicito che anche lei lo avrebbe dovuto avere (sembra confuso ma in realtà lo è ancor di più). IMMEDIATAMENTE. Pena: botte Iaia. Una motivazione adulta, direi. Ho trascorso così un pomeriggio nel delirio addobbando due alberi ed uno di questi era poco più alto di tre metri. Quando nonna ha telefonato e ingenuamente l’ha buttata lì ” Allora domani venite a farlo da me? “ mi è venuta voglia di rivedere Silent Night, Deadly Night e sterminare le renne e i folletti. L’antidoto è stato appendere le palline con il polistirolo e cera fatte anni fa, la pallina di legno che ho appeso quando ero alta sessanta centimetri, un metro, un metro e mezzo e quei venti e passa centimetri in più attuali. Nonna si è convinta che è meglio farlo come da tradizione l’otto dicembre e che qui si trattava di questioni logistiche. Logistiche l’ha confusa e noi siamo riuscite nell’ intento. Infatti non andremo domani ma dopodomani. Io e Mamma siamo due geni del male.
Ieri per il dopo pranzo ho servito alla povera vittima/assaggiatore, così verrà ricordato, una di quelle ricette che strappiamo dal Venerdì di Repubblica.
Perché non è Venerdì se non c’è il Follow Friday su Twitter e se non si sfoglia l’allegato. A me piacciono le classifiche degli oggetti in voga che puntualmente inserisco nelle mie fantomatiche wishlist mentre lui attento sfoglia la politica internazionale. Lo leggiamo insieme, rubandocelo vicendevolmente, solo a metà quando c’è Kumalè con le sue ricette etniche e Vissani. Perchè sarà pure antipatico ma non credo si verificherà mai la remota possibilità che io con Gianfranchino nostro debba confrontarmi davanti una tazza di the. Grazie al cielo, aggiungerei. A me piace immaginarlo sorridente e con quell’aria amichevole che ha sull’avatar di A Tavola ad inizio rubrica. Del resto poi le congetture con il tempo ho capito siano il male dell’umanità (riflessioni di un certo livello eh? sì- c’è del sarcasmo) . Csaba potrebbe essere la persona più umile della terra nonostante senta la necessità di dirti che cucina con la camicia Burberry e che si rilassa solo al Just Cavalli e Valentina Gigli una timidissima introversa non per niente saccente che a casa diverte amici e parenti con le sue battute pur non riuscendoci davanti ad una telecamera. Come Luce Caponegro, conosciuta ai più come Selen, una conduttrice a modo che in quel “Non avevo mai maneggiato un pesce in questo modo” non ha messo assolutamente malizia ieri sera durante il neonato programma su Alice Romagna Mia. Come non l’ha messa quando a fine programma nell’angolo della posta ha risposto alla domanda ” Cara Luce sono indecisa su che tipo di mutanda e colore indossare per un’occasione speciale: rosso peperoncino, bianco panna o nero caviale? “ perchè chiaramente il connubio mutanda-cucina è uno dei pilastri portanti di questa arte.
Insomma mi sto dilungando per dire che sì. Il cuoco che per il Gambero Rosso risulta essere in assoluto il detentore del podio Italiano elargisce consigli su come rischiare. Abbinando senza paura. E se io ho già in programma il suo Branzino con gelato di malaga (che mica lo devo mangiare io. Risata malvagia a seguire) questa è la volta del Cioccolato con il Ravanello. Non dando titoli particolarmente altisonanti mi permetto di battezzarlo con : Tre Cioccolati, Una Ganache e una Quenelle di Spuma di Panna e Ravanello. Cercavo da un po’ qualcosa di sfizioso da fare con il ravanello perchè farlo finire nell’insalata era talmente deprimente che mi si ammosciava pure il cerchietto con le renne (che regolarmente indosserò fino al 7 gennaio).
Il Ravanello, parente del Daikon giapponese che con le sue lunghissime radici viene venerato nella cucina macrobiotica e in erboristeria, qui in casa viene venerato grazie alla presenza dello Spirito Miyazakiano. Giunto anni fa da una delle innumerevoli trasferte orientali del tizio pelato aveva bisogno di una ricetta a lui completamente dedicata e per la grandezza stessa della sua levatura morale (?cosastodicendo?) non potevamo affidarci a novelli della cucina. Nonostante per la città incantata infine abbia un altro asso nella manica che finirà nel mio libruncolo, qui sarà codesta ricetta ad indicarne l’ovvia presenza. Chi non avesse visto la città incantata può pure non rivolgermi mai più la parola, grazie.
Il risultato è sorprendente e il gusto dà ragione a Vissanuccio nostro. Calcolando che l’abbia preparata io poi fa sperare che quella realizzata con le manine sante di qualcuno più bravo di me (sottotitolo: tutto il resto del mondo) possa far scoprire una chicca.
Sul fatto che sia antipatico non ci metto becco ma sul fatto che voglia far confondere e non poco il suo lettore metto una firma luminosa che parte da qui e arriva in Lapponia. Ma Lapponia Nord. Lo dice una che generalmente quando si rilegge con fermezza fissa il monitor e inebetita si domanda ” ma che ho scritto?” . Quindi la barzelletta di oggi è : Giulia tenta di spiegare Vissani. Che partano oltre le risate registrate dalla regia anche sonore pernacchie, grazie.
Ingredienti per circa 12 porzioni: 500 grammi di cioccolato Gianduia, 135 grammi di albume, 600 grammi di panna montata, 200 grammi di cioccolato fondente, 150 grammi di panna liquida, 160 grammi di ravanelli centrifugati, un foglio di colla di pesce, cognac, fogli di cioccolato fondente per guarnire, menta fresca, 2 ravanelli per la decorazione.
Fare sciogliere il cioccolato gianduia a bagnomaria a fuoco moderato o mettere semplicemente nel micro per un paio di minuti. Mettere poi 100 grammi di zucchero in un pentolino con pochissima acqua e portare ad ebollizione. Versare quindi la soluzione di zucchero e acqua a filo negli albumi mentre montano grazie all’aiuto di uno sbattitore elettrico. Incorporare quindi il cioccolato gianduia fuso negli albumi ormai montati a neve fermissima e girare con cura dall’alto verso il basso. Si otterrà una crema molto omogenea. Lasciarla raffreddare per un po’ di minuti mettendola da parte. Aggiungere a questa crema raffreddata 500 grammi di panna montata e aggiungere un pizzico di sale.
Preparare la ganache al cioccolato fondente facendo sciogliere questo a bagnomaria per cinque minuti a fuoco moderato o altrimenti utilizzando il microonde per qualche minuto. Sciolto il cioccolato fondente aggiungere 150 grammi di panna liquida e pochissimo cognac girando continuamente.
Prendere quindi gli stampini individuali e foderare le pareti con il composto di cioccolato gianduia. Al centro collocare un ricco cucchiaino di ganache al cioccolato fondente e richiudere quindi con quello gianduia al fine di avere un cuore cioccolatoso al centro quando il nostro dolce incontrerà il cucchiaino.
Centrifugare i ravanelli e mescolarli alla colla di pesce ( o agar agar nel caso in cu i vostri ospiti dovessero essere vegetariani come me) precedentemente ammollata in acqua freddissima, strizzata e fatta sciogliere per pochissimi secondi al micro. Incorporare 100 grammi di panna montata e lasciare riposare in frigo.
Sformare infine la mousse nel piatto, adagiare accanto una o due quenelle di spuma di ravanelllo e ricoprire con fettine sottili di ravanello fresco. Decorare con fogli o pezzi di cioccolato fondente e una cimetta di menta fresca (ecco cosa mi sono dimenticata) . Una ricca strisciata o montagnetta di cioccolato bianco fuso e una spolverata di buccia rossa di ravanello grattugiata finissima per la presentazione.
Quando al centro la gianduia incontrerà il fondente e la quenelle di spuma il cioccolato bianco beh. La faccia del torinese è stata esaustiva.
Ed adesso devo solo capire se davvero buttare il latte di cocco nella zuppa di zucca come dice il grande Kumalè
(ma che poi mica sapevo che Kumalè significasse “Come va? ” in piemontese)