Ricette Vegetariane e Vegane

Gooseberry Pie – La Torta di Biancaneve

 


“Some Day my prince will come……

Some day my prince will come. Some day we’ll meet again. And away to his castle we’ll go.  To be happy forever I know. Some day when spring is here. We’ll find our love a new. And the birds will sing. And wedding bells will ring. Some day when my dreams come true”

E’ la versione di Barbra Streisand  che mette quel pizzico di paranoia che ti fa ciondolare la testa con sguardo sognante  in un primo momento per poi scatenare incontenibile furia omicida in quel meraviglioso equilibrio che mi contraddistingue. Io Sto Con Brontolo ma mi sa che anche Biancaneve avesse una predilezione mal celata per l’affascinante nanetto; difatti la “Gooseberry Pie” era proprio dedicata a lui . Prima che succedesse la tragedia :  Queen: ” All a lonely pet? ” – Snowhite: “Why…Why..Yes I am but”-  Queen: “The little man are not here?” – Snowhite: “No they are not but…” – Queen: sniffing ” Baking pies?” – Snowhite: “Gooseberry Pie”

Ammetto, pur avendo paura di ferire per sempre le altre donzelle narcolettiche e scalze, che per la tipa pallida ho sempre provato quel cicinin in più d’aff_etto (quindi af_chilo, giusto?). Credo sia questa la genesi del mio amore spudorato verso codeste (!) creature diversamente alte. Ho le prove tra l’altro che più alti si è e più il sangue non confluisce al cervello correttamente. E lo dico io che sono abbastanza altina, sia chiaro. Ci sarebbe da perdersi in chiacchiere sugli innumerevoli ratti falliti del nano illuminato che bramo da anni (inciso: da diversi anni amici, parenti e conoscenti cercano di catturare un nano che si illumina ad intermittenza che viene esposto con maniacale precisione dal 25 Novembre al 7 Gennaio in una villetta sita proprio vicino casa mia. Ne ho ampiamente sproloquiato  sul mio blog personale per sei anni e qualcosina in più. Purtroppo avremo modo di approfondire anche qui *parte la musica del terrore. Una a caso), e sul fastidioso paragone con Amelie (che non ho visto per principio). Fatto sta che prendersene cura richiede dedizione e impegno.

Ad esempio quando indisciplinati non vogliono star fermi nel carrello ( reperto fotografico numero 1 )  , quando si ubriacano sul terrazzo durante l’aperitivo  (reperto fotografico numero 2)  , quando illegamente vengono introdotti nel nostro paesechimera in cerca di una nuova vita lontani dalle miniere e dal lavoro nero ( reperto fotografico numero 3 )  , quando incrementano le entrate con lavori precari tipo aiutare gentil donzelle a trovare parcheggio negli angusti sotterranei dei centri commerciali ( reperto fotografico numero 4 ) , quando assumono sembianze ciuuauauuesche per anziane fashion fallite fescionbloggeruannabi ( reperto fotografico numero 5)

E santo cielo ho tanti di quei reperti fotografici che è meglio fermarsi prima che venga portata in questura. E stavolta nessun presidentenanoimportantetusaichi potrebbe aiutarmi. Perchè mi chiamo Giulia e non Nany, dannazione?

Insomma ho fatto la Torta di Uvaspina, sì. La  prima volta che ho mangiato questo strambo frutto di bosco è stata a Torino lo scorso anno;  per noi siculi è un po’ come osservare un salmone saltellante durante il lungo percorso che lo porterà mare-spiaggia-fiume-mare-spiaggia-nonloso. Perchè non è certo un frutto molto usato qui alle faldedelkilimangiaroparaponziponzipo’ ( concedetemelo. è liberatorio scrivere paraponziponzipo’).  Mi è stata gentilmente offerta dall’Ingegner Suocero (anche se non dovesse sposarmi quel nanettonippotorinese senza ombra di dubbio rimane mio suocero, eccheccavolo)  che personalmente aveva provveduto alla raccolta nella sua fornitissima e splendida campagna che quest’anno ho avuto il piacere di poter visitare in uno di quei paesaggi che francamente ti mette ansia per quanto sia incommensurabilmente bello. Ho trovato l’uvaspina con poche difficoltà dal mio ortofrutticolo di fiducia e mentre blateravo sulle albicocche, i lychees che mi ricordano tutti i natali della mia vita e quando avrebbero aperto le frontiere per la frutta chenonèdistagioneelosochenonsifamalofaccio, ho spiegato quanto facile fosse la torta di uvaspina biancanevosa. E tra una chiacchiera e l’altra si sono fatte le undici. Per dire cosa? che mi dilungo troppo in chiacchiere come adesso. Non c’era bisogno di sproloquiare anche sulle ovvietà, certo.

 

 

 

 

Per la torta di Uvaspina di Biancaneve occorrono:

La Ricetta

800 grammi di Uvaspina (nel caso in cui non si trovasse andranno benissimo anche i Ribes. Ma non ditelo ai nani santo cielo! ) , 150 grammi di farina, 400 grammi di zucchero di canna, 125 grammi di burro e 2 fogli di pasta frolla del diametro di circa 30 cm. Adesso io faccio la fubbba con tre b ma non mi assumo alcun tipo di responsabilità (che bella cosa. Mi avvalgo della facoltà di non rispondere mi consiglia il mio Avvocatonanoso) perchè ho preferito realizzarne sette di minitortenanose per far sì che a tutti venisse equamente distribuita una parte. Che sono rissosi e violenti quando si tratta di ingurgitare calorie. Meglio evitare, quindi. A me ne sono venuti fuori 9 e se tanto mi da tanto un altro nano dal vago accento siculnippotorinese ne ha smangiucchiate due proprio stamattina.

Ripieno: Cuocere l’uvaspina (o i Ribes)  aggiungendo pochissima acqua fino a quando non si spappoleranno (termine tecnico). Occorreranno 20/25 minuti a fuoco medio. Versare lentamente la farina e girare continuamente. Aggiungere lo zucchero sempre mescolando senza fermarsi e far cuocere fin quando non si sia ottenuta una consistenza marmellatosa.

 

 

 

 

 

 

 

Per la pasta frolla


Pasta frolla
(ho usato quella di Montersino Ricetta base): 1/2 kg di farina 00, 300 grammi di burro, 200 grammi di zucchero a velo, 80 grammi di tuorli, 1 bacca di vaniglia bourbon, 2 grammi di sale, buccia di limone quanto basta. Su una spianatoia la farina a fontana mettendo al centro lo zucchero a velo e i tuorli. Il burro a pezzetti a temperatura ambiente, il sale e la buccia di limone grattugiata con la vaniglia. Lavorare fino a sabbiare il composto. Quando risulterà compatto formare un panetto e avvolgerlo in frigo lasciandolo riposare per almeno 30 minuti. L’intera operazione può essere eseguita anche con l’impastatrice (ahem. io ho fatto proprio così). Montersino ci consiglia poi che il burro può essere sostituito con l’olio di oliva o lo strutto e che lo zucchero potrebbe andar bene anche semolato o di canna. Usando sempre le stesse proporzioni e ricordandosi che impastare in grandi quantità è sempre meglio. L’avanzo potrà essere comodamente conservato nel freezer. Aumentando infine la dose dello zucchero la frolla risulterà più croccante mentre eccedendo con il burro risulterà friabile. San Montersino inoltre ci ricorda di ungere sempre la teglia di burro perchè la frolla a contatto con il grasso che conduce meglio il calore si cuocerà in maniera più uniforme.

Per la torta basterà stendere la pasta frolla e versare il ripieno (non troppo caldo) per poi tagliare a pezzetti il burro e distribuirlo in maniera abbastanza uniforme proprio sopra la nostra uvaspina marmellatosa. Coprire con un altro foglio di frolla. Trovare due uccellini che facciano la decorazione laterale proprio come ci consiglia Biancaneve e infornare a 200 per 45 minuti (nel caso delle monoporzioni ho usato gli stampi di alluminio classici tondetti)

 

 

Tadan colpo di scena inaspettato! Pur non essendo prevista nella versione classica più volte ho notato come i frutti di bosco si sposino bene con il cioccolato bianco. Per questo motivo prima di richiudere con il secondo velo di frolla ho messo per ogni minitortina un quadratino di cioccolato bianco.

In ultimo ma in ordine di importanza. Anzi. Tuttaltro davvero. Queste monoporzioni nanose sono state realizzate per omaggiare il mio  Nano Mondano. Incontrato sul social network Twitter, che francamente preferisco di gran lunga a facebook. Di incontri interessanti in rete, escludendo alcune sole imbarazzanti, se ne fanno molti più che  nel reale. E’ un dato oggettivo. Tra la vastità si trova il meglio;  me ne sono convinta (non che in una piccola bottega non si possa trovare un oggetto prezioso di inestimabile valore ma non parlo di vastità da centro commerciale, chiaramente). E questo è uno di quei fortuiti casi. Quando la profondità d’animo e la modestia  è tanta e devi necessariamente mascherarti da nano.

Perchè sei un gigante dentro. E i veri giganti sono proprio i nani.

E’ per te Marzia.

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38 COMMENTS

  1. bbbbuona l’uvaspina! ce l’ha il mio vicino e gliela frego sempre! XD
    se non fossi una ciofeca ai fornelli mi cimeterei con la ricetta.. ma è meglio non rischiar danni! XD

    • Miria posso venire con te a rubare l’uvaspina?*indossa occhiali sobri fucsia mimetici

      Ti assicuro che è semplicissima questa torta ma soprattutto se ci sono riuscita io …
      *_*
      Un bacione!

  2. credo di aver mangiato uvaspina. o almeno mi sembra u_ù
    perchèèèè è difficile che non assaggi le cose, cioè potrei andare a fare l’assaggiatrice ufficiale da qualche parte, che io mangio (quasi) tutto, anche i tavoli.
    (quando ho fame)
    (e cioè spesso, aehm)
    comuuuunque, la tua felpa è strabella e ogni tanto la mattina mi sveglio con la canzoncina dei nani “andiam, andiam, andiamo a lavorar” tanto per farmi coraggio e alzare la testa dal cuscino. pure se io a lavorare non ci vado, ora. ma un paio di anni fa sì, quindi era utile. oh sìssì.
    e quindi, viva brontolo. yeeeeee *_*

    • Uhm e una cosa che ti sei categoricamente rifiutata di assaggiare? * la guarda con sguardo interrogativo mandandole bacetti
      (e quanto mi piace il tuo avatar? bellissima!ecco)

      Andiamandiamandiamalavorar è una di quelle cose che ti fa sentire meno peggio, concordo.
      Brontolo o Grumpycomelhosemprechiamato cielo.
      E’ un nano tuttodunpezzotuttattaccato.
      Lo amo.
      Lo amo sul serio.
      (mi brontolo più di lui eh)
      *fischietta mandando bacetti

      • il fegato. cioè tipo quello fatto alla veneziana con le cipolle *oddioaiutodiventaverde, bleh..chiedo scusa a chi piace.
        ma io proprio non riesco a mangiarlo.
        però i crostini scuri – che son fatti coi fegatini di pollo MA con altra roba dentro – li mangio, quelli sì.
        (e graziegraziegrazie *__* anche il mestolo ringrazia <333 *diventarossapeperone)
        *canticchia la canzone dei nani e rimanda bacetti

  3. ed ecco qua,
    che d’improvviso arrivi su una pagina e quello che vedi è il tuo nome scritto in calce,
    e ci pensi e ripensi e rileggi quelle cose e l’unica cosa che vorresti fare,
    perche tutto il resto sarebbe veramente inutile e banale, la prima saltare su un treno e arrivare li per poterle mangiare insieme e ridere forte con la bocca sporca,
    la seconda, che è l’unica che posso fare,
    è Piangere di gioia leggendo e rileggendo il tuo nome, il mio nome e una torta per me.

    sei, ma gia lo sai, il pensiero allegro la mattina 🙂
    e sei nella mia vita un bel regalo.
    come quelli che a me non fanno mai…come sai.

    Grazie m’inchino asciugandomi gli occhi con la manica.

    Marzia

    ps: per tutti gli altri: a belli so io quella del post nun so se rendo! 😀

  4. Grazie per allietarmi a fine giornata dopo che son tornata da lavoro, grazie per i settenani e Biancaneve che già pubblicizzano egregiamente la tua ricettina (ma li paghi o lo fanno per amicizia? e poi una domanda: io come latitudine sto un po’ più su di te, praticamente una terrona del nord (Firenze), ma l’uvaspina non l’ho mai assaggiata…hai scritto ribes fra parentesi, perchè sono simili?
    Ancora un bacio
    Claudia

  5. Scopro soltanto ora questa affinità… nanesca!
    Sono cresciuta interamente con film e libri della Disney e i sette nani mi sono sempre stati simpatici. Pensa che mi sono comprata solo all’eta di diciassette anni il set Nani-Biancaneve uccellini e oggettini vari! Penso che i film diseny siano senza tempo e per tutti. Ecco qui i fagottini in una perfetta e mistica analogia con la miniera dei nanetti!
    http://dolceamaradeliziosa.wordpress.com/2013/01/25/sweet-disney-week-una-miniera-di-bonta/

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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