Ricette Vegetariane e Vegane

Cherry Pie and damn fine cup of coffee (2010)

 

Sì avevo detto che nel Week end non avrei scritto per fare riposare un po’ i neuroni altrui ma essendomi svegliata alle cinque e avendo a disposizione una mattina per me tra libri e disegni, eccomi qui a ticchettare.

“Spaghetto m’hai provocato e mo’ me te magno!”. C’è tutta l’italianità in quel gesto quotidiano e semplice di Sordi intento ad ingurgitare con voracità lo spaghetto. C’è la gelatina che Mickey Rourke spetascia sulle labbra della Basinger davanti al frigo nella scena cult che ogni casalinga sogna di fare. Con Rourke, mica con il marito(regia è possibile farla con Jack Nicholson? no. credo che quelle pernacchie significhino no). C’è quello spaghetto in cui piovono polpettine che viene servito a Lilli e il Vagabondo. Ogni volta che vedo una botte non posso far a meno di pensare che vorrei apparecchiarla con una tovaglia scozzese, metterci su un fiaschetto di vino e succhiare uno spaghetto per baciare un vagabondo. Disney riesce a farmi desiderare  una polpetta, dell’alcool e lo scozzese che detesto in egual modo tanto da non riuscire a fare una classifica tra i tre. Ci sono pasticcini e un’imbarazzante varietà di dolcetti sul tavolo del Cappellaio Matto che ricorda un po’ il vomito pasticcioso in Marie Antoniette. Come ci sono le diverse varietà di sugo e ragù nei film americani che ricordano l’Italia. Come non citare il Padrino ma anche quell’impagabile pellicola satirica che è Mafia!. Ci sono anche Ragù speciali a casa dei Roses con tocchetti di cane investito dalla macchina nel vialetto d’entrata. E la ratatouille del topetto che manovrava tutto da sotto il capello da chef?

 

Escargot che volano dalle forchette di un’indimenticabile Roberts. La stessa che si paragonerà ad una crepe suzette piuttosto che ad una creme brulè davanti a Cameron Diaz che sosteneva di potercisi trasformare“ma una creme brulè sarà sempre una creme brulè. Non potrà mai essere una crepe suzette” . Sempre della Roberts (fermatemi) la misteriosa ricetta della Mystic Pizza ! Ci sono tavole imbandite con tre amiche che diventeranno poi le Streghe di Eastwich. Quelle due indimenticabili scene  stomachevoli   dove la Pfeiffer rimette ciliegie e Nicholson viene colpito durante la scelta del gelato tra piume e vento. Ci sonoi pomodori verdi fritti alla fermata del treno con storie drammatiche e amicizie importanti. C’è Bagdad Cafè che rimane un ricordo di una videocassetta. I pasticci di carne umana sapientemente preparati daMiss Lovett. L’entrata della città incantata dove il cibo si riversa in ogni sua forma e colore. La zuppa di porri colorata dallo spago di Bridget Jones e quelle padelle enormi di fagioli nei Western.  I due innamorati in The Mood for love che scendono le scale per andare a comprare cibo da asporto in quella cornice indimenticabile. Il bento di Sushi che prepara il padre in Samaria (fermatemi vi prego)

Sino ad arrivare al sanguinolento uovo all’occhio di bue nella sigla iniziale di Dexter che riassume superbamente, i cestini colmi di pasticcini di Bree Van De Kamp e  i tacos in Ugly Betty . Più ticchetto e più me ne vengono in mente.  La zuppa della Nonna della Famiglia Addams? Gli onigiri di Coccinella? I Ramen di Lamù e i bento per il suo Tesoruccio?  (da oggi cucino solo questo. ho deciso). Non che stia facendo la scoperta del millennio per carità. Pour parler in primis e poi non che ce ne fosse bisogno ma per ribadire questo legame indissolubile che il cibo ha anche con il cinema. Pochi giorni fa con la voglia irrefrenabile di preparare la Cherry Pie dell’Agente Cooper mi sono imbattuta in un contest dell’anno scorso catturata proprio dalla partecipazione della mia preziosa amica Lisa. Mi sono resa conto sin da subito quanti siano gli appassionati di questo genere e la varietà delle ricette (sono una tipa scaltra*risate registrate)

Non credevo certamente di compiere un’impresa originale nella realizzazione della Cherry Pie in memoria di Twin Peaks ma sono rimasta confesso piacevolmente colpita da questa esagerata moltitudine. Mi aggiungo quindi in punta di piedi apportando nel mio piccolo anche queste “ricette dedicate” con il tag “Cibo e Cinema” per materializzare un po’ quella che senza dubbio è diventata una passione intensa. Grazie al nippotorinese, sembra quasi superfluo dirlo. Il cinema.

Accanita sostenitrice da sempre di Lynch e Burton ho potuto però apprezzare, grazie a lui,  maggiormente sia i due miei idoli in assoluto che  quell’inesplorato mondo che è il cinema orientale (e anche lì sul cibo ce ne sarebbero di cose da dire). Era una delle peggiori punizioni che mi si potessero infliggere nei primi anni: guardare un film orientale in lingua originale sottotitolata con lui. Ricordo anche di aver litigato per la prima volta in vita mia durante una visione al cinema perchè cielo “Il gusto dell’Anguria” era francamente inguardabile. Con il tempo e un’illuminazione neuronale improvvisa ho capito che quella pazienza viene poi talmente ripagata che non ci si può non colpire con oggetti contundenti in ricordo di quella stoltezza.

 Comincio questa sezione “Cibo e Cinema” con la ricetta di un serial. Per far capire sin da subito quanto io sia coerente. Son cose belle queste. Chiamare Serial Twin Peaks è talmente riduttivo tanto quanto dare del serial killer a Dexter anche se oggettivamente lo è. La signora con il ceppo, il nano, Bob, Lawrence  Jacoby, James Hurley, Donna Hayward, Ronette Pulaski, Benjamin Horne, Leland, Norma e . E non c’è neanche bisogno di cercare i nomi su Google perchè indiscutibilmente è la visione che sino ad ora mi ha colpito di più. Come se fossi stata lì. A seguire le indagini. Tentando di dare un volto all’assassino di quella che sembrava essere la fatina bionda dagli occhi azzurri che portava il cibo ai malati e preparava limonate da vendere a bordo strada per ricavarne spiccioli per il sostentamento dei cani abbandonati. Roba che Barbara D’Urso potrebbe farci quattro domeniche al mese 20 ore filate di diretta nazionale e 14 ore ininterrotte di collegamenti e video con musiche deprimenti. Accusando una persona a caso e chiamandola “Orco”. Con l’intuito dimostrato ultimamente avrebbe accusato il Ceppo della Signora con il ceppo.

Ero l’unica ad avere il diario di Laura Palmer in classe perchè mamma non si è mai fatta tutti questi problemi di censura;  non cadendo in quel bigottismo “mia figlia non guarda twin peaks perchè è troppo piccola” tipico di altre madri (che poi come da copione avevano figlie che fumavano, leggevano il diario di Laura Palmer e guardavano le puntate registrate a casa mia. Ed emulavano Colpo Grosso in classe “assaggia e poi mi dici. ti din. evviva la fortuna e lallalala”). Ho avuto e ho l’immensa fortuna di avere come genitori due colossi di coerenza che non mi hanno mai imposto nulla. Al massimo se ne è discusso prendendo in considerazione le varie ipotesi avendo tutti e tre lo stesso diritto di replica. Dove nessuno è padrone dell’altro. Quindi sì guardavo Colpo Grosso con nonna (e non sto scherzando) e non ho neanche tentato di dire a mamma che quelle sigarette in borsa erano di mia cugina-della mia vicina di banco o che un extraterrestre fosse entrato lì per nascondermele gelose del nostro rapporto madrefiglia per farci litigare blablablabla. Ma dicevo. Ah sì.

Il genio di Lynch e l’ineguagliabile parto di quei personaggi così stupefacentemente visionari: la signora con il ceppo, il gigante, Nadine e la sua benda. Quella Diane che ho cercato di immaginarmi. Se fosse bionda. Se fosse mora. Se fosse il suo primo vero amore. Se fosse il suo nano da giardino. Il suo cane. La vicina di casa.

Alla quale confida quanto buona fosse la Cherry Pie servita con una dannata tazza di buon caffè. Starei ore a sproloquiare qui su tutta questa pappardella ticchettante irrefrenabile ma. Credo proprio che oggi a pranzo preparerò al mio Vagabondo degli spaghetti con le polpette, quindi smetto (alleluja!) . Devo solo trovare un’orrenda ma indimenticabile tovaglia da tavolo scozzese come quella.

 

E si comincia con questo omaggio a Dale Cooper (ovviamente ne ero innamorata. Mai quanto Jack Nicholson e Frank Further, chiaro ma. Discretamente innamorata è sufficiente). La ricetta l’ho trovata su questo sito e l’ho mischiata ad un’altra di cui francamente non ricordo il link e non riesco a recuperare ed infine sì. Ho messo anche del mio. Cosa a dir poco preoccupante. Il risultato però è più che soddisfacente  e nonostante l’abbia sfornata stamattina è già quasi a metà.

Chiaramente io non c’entro nulla*disse fischiettando

Non che il fatto ne attesti la bontà ma basandoci sulla pignoleria del nippotorinese, del mio nano da giardino e di due passanti capitati “per caso” qui alla quale è stata offerta. Beh. Perlomeno commestibile, mettiamola così. Non dovrebbe in teoria procurarci allucinazioni del tipo: stanotte Bob sotto il letto. Ma seriamente voi guardate qualche volta sotto?

 Ingredienti: 550 Grammi di ciliegia fresca o amarene denocciolate (io ho usato le ciliegie della fabbri sotto spirito che ho lavato 9319238138 volte), 200 grammi di marmellata di ciliegia (io ho usato hero diet alla ciliegia senza zucchero 71 kcal per 100 grammi. Primo perchè è buona. Secondo perchè se avessi usato quella zuccherata che ne so della Santa Rosa 250 kcal per 100 grammi di cui il 90% del contenuto  è puro zucchero ci sarebbe preso un colpo iperglicemico), 30 grammi di tapioca (o amido), 1 pizzico di sale, 1 cucchiaio di succo di limone, 150 grammi di zucchero, 1 cucchiaio di vaniglia, 30 grammi di burro a tocchetti, pochissima essenza di mandorla. Infine 1 uovo e dello zucchero semolato per spennellare e ricoprire prima di infornare.

Ingredienti per la pasta brisè ( l’ho fatta con il bimby ed è stato talmente facile che ho pianto per la commozione); 500 grammi di farina OO, 200 grammi di burro morbido a pezzetti, 1 pizzico di sale, 140 grammi di acqua freddissima. Tutto dentro venti secondi velocità 4 e la tiri fuori direttamente avvolta dalla pellicola (e me ne è rimasta un bel po’ uffa)

Preriscaldare il forno a 205 gradi. Se siete fortunati, scaltri e soprattutto avete acquistato le amarene denocciolate versatele in una ciotola ed è fatta (le ciliegie in questo periodo, nonostante il mio ortofrutta di fiducia abbia le arance ad agosto e le fragole a capodanno, sono una chimera. Potevo aspettare un po’ a farla. Ma sarebbe stato logico ed io alla logica rinuncio per politica). Nel mio caso ho diligentemente denocciolato una ad una la caterva di amarene inveendo contro il nippotorinese che saggiamente le aveva prescelte tra gli scaffali. Unire la marmellata di ciliegia, l’amido che andrà a sostituire la tapioca perchè siamo seri si potrebbe anche non avere della tapioca in casa, lo zucchero, il succo di limone, la vaniglia e l’essenza di mandorla. Girare con cura il tutto finchè non diventi un composto piuttosto omogeneo. Stendere nel frattempo la brisè su di una teglia tonda e versare il composto di amarene precedentemente mischiato agli altri ingredienti. Ricoprire il tutto con i 30 grammi di burro tagliato a tocchetti cospargendo equamente le diverse zone della superficie. Ricoprire con l’altro foglio di brisè per intero premurandosi di chiudere lateralmente. Fare un’incisione ad ics sulla superficie della nostra torta e dopo aver sbattuto un uovo ricoprirne la superficie che andrà poi spolverizzata con un po’ di zucchero semolato.

In forno a 205 per 15 minuti e dopo a 180 per 30/40 minuti. L’aspetto è talmente simile che quando hanno suonato alla porta. Ho proprio sentito ” Sono Il nano di Twin Peaks”.

Fortuna che era solo Bob*AIUTO.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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