Ricette Vegetariane e Vegane

Chutney al Mango

Mango mi fa venire in mente, oltre il cantante che ulula intendo, La Boqueria di Barcellona e quella granita buonissima fresca servita con pezzi di frutta senza conservanti. Fatta proprio lì davanti ai tuoi occhi sbirluccicosi che catturano meraviglie. Sa di fresco, vacanza, spensieratezza e sogni. E’ un frutto che ti porta lontano con la fantasia. Le nuvole diventano automobili che ti fanno schizzare verso l’autostrada delle stelle. La luna un autogrill solitario lampeggiante piena di caramelle a forma di pianeti. La chioma dell’albero di mango così larga e possente e sempreverde mi ricorda un paesaggio solitario. Puoi nasconderti giù, dopo essere stato avvolto e protetto e cominciare a leggere un libro. Magari il tuo preferito. Esistono delle coltivazioni di mango anche in Italia e proprio qui poco distante da Catania a Fiumefreddo di Sicilia oppure ad Alcamo pare che ce ne siano diverse. La polpa ha sempre un gusto diverso. Quando è compatta e acerba fa storcere il naso come mi accade con l’avocado, mentre quando è matura diventa zuccherosa, profumata e gustosa; ma a me piace tutto quello è che è più acerbo, immaturo e “giovane”. Non apprezzo la decadenza, il mollume e la maturità; forse perché io stesso non riesco a esserlo. Matura, intendo. E’ quella fase di transizione dal verde orrendo all’esplosione di sapore dove sto. Ferma. Immobile. In quel punto preciso quasi di equilibrio. Mamma, papà e il nippo quando mi vedono mangiare l’ananas ancora verde, pungente e per loro gusto “orrendo e duro” strizzano gli occhi e dicono “mamma mia “. E io lì.

Anche se ultimamente non posso mangiarlo. Perché un’antipatica allergia all’ananas ha dato il colpo di grazia a una situazione già compromessa; l’ananas infatti è uno dei miei frutti preferiti ma ultimamente mi provoca un fastidio inaudito. E’ come se mi gonfiasse l’ugola e non riuscissi a respirare. A volte mi vengono delle palline enormi in viso e come accadeva con la pesca oltre a rischiare il soffocamento mi si forma un gonfiore alle labbra; nonostante questo continuo a mangiarlo sperando che possa passare. E invece peggiora.

Peggiora e quindi alterno con il mango; che non amo quanto l’ananas ma che può essere annoverato a buon diritto tra i preferiti. Il mango è buono così. Con la salsa di soia (provato mai? se no: fallo. E’ pazzesco). Con sale e limone (proprio come l’ananas). Se mangi la carne è buono con la carne. Se mangi il pesce è buono con il pesce. Se mangi il formaggio è ottimo pure con quello. Il mango è così eclettico ed esuberante che passa dal dolce al salato senza problema alcuno. In più ha l’enorme capacità di saziare, contenere vitamina C da far paura e rendere la tua salute al top. Il mango come la papaya ha delle proprietà perfette, tra l’altro, per noi donne. In diverse età e contesti è un amico fidato per la linea, la pelle e l’umore.

Mango sempre, insomma. Ultimamente faccio granite di mango semplicemente mettendo in freezer pezzetti già tagliati a dadini da frullare con latte di miglio, soia a o riso. E’ chiaro che chiunque può fare lo stesso con il latte o lo yogurt. Vengon fuori delle granite-gelato così buone da farmi stare male per la gioia. Il periodo primaverile-estivo poi per me significa solo: granita-gelato. Certo quest’anno sarà “dura” perché mentre lo scorso anno qualcosa che conteneva il latte qualche volta l’assaggiavo anche se in quantità minime per tentare di sfidare l’intolleranza, già da diversi mesi si è passati alla scelta “total vegan” in quanto mancava solo “il latte”, diciamolo. I formaggi sono da venti anni che non vengono mangiati. Le uova ho perso il conto. Carne e pesce idem. Insomma anche quel microgrammo di latte dello scorso anno nel gelato: è andato. E sono felice così. Sto meglio così. Era chiaro che fosse questa la mia direzione: nessun derivato animale neanche da lontano. Neanche un microgrammo. Questo significa dover rinunciare al Gianduja di Fiorio. Ad assaggiare lo Yogurt di Fiorio. A non poter mangiare più la nocciola da Marchetti. A non dover mai più assaggiare il Muller alla ciliegia ma francamente, ribadisco, era chiaro che stessi virando verso una scelta decisa. Questo non significa che mi definisca vegana. Ho appena scelto due divani in pelle per il salotto. Da una parte sento la voce: sei una schifezza immonda, ragazza. Dall’altra parte so che è un percorso troppo complesso distante dalla mia vita, dalle mie abitudine, dalla mia psiche, da. Massima comprensione e stima per chi vota la sua vita (perché è un voto a tutti gli effetti) al veganesimo e quindi alla ricerca di uno stile primordiale “anormale”, complesso e bistrattato. Rimango quell’antipatica figlia unica viziata collezionatrice di borse che è molto più attenta però rispetto agli anni passati. Le migliorie, le attenzioni e i cambiamenti non possono che far bene. Confesso che nella mia mente vi è sempre stato il desiderio di non nutrirmi neanche di una microparticella animale o  derivata. Sono sempre stata “frenata” dopo il dimagrimento da papà, mamma e il nippo. La situazione alimentare è più sotto controllo (per quanto possa esserlo) e io “un po’ più equilibrata” e francamente non potevo più andare avanti così. In un limbo. Senza.

Adesso sono. E ne sono felice. Sempre nel rispetto delle persone che mi amano, si preoccupano e vivono e vivranno con me non ne farò mai una scelta strettamente etica. In questo blog ci saranno piatti “normali” con derivati animali proprio come nella mia vita. Mio figlio che avrà la sfortuna di dover sopportare tutto questo fino all’età della coscienza e comprensione sarà all’oscuro, sperando di non influenzarlo nelle sue scelte estremamente personali.

Per dire che. Mango. Mango tutta la vita. Anche con il tofu. Tofu, mango e salsa di soia. Voglio morire così.

Felice.

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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