Parecchi anni fa ho cominciato questa Rubrichetta che poi nel tempo si è rivelata molto importante per me. A cena con Oscar racchiude ticchettii pieni di sentimento nei confronti delle visioni che più mi hanno colpito e che, a ragion veduta, sono stati candidati nella notte più importante di Hollywood e del panorama cinematografico mondiale. A ogni visione ho abbinato una ricetta, il più delle volte una preparazione che compariva nel film mentre altre volte qualcosa che potesse rievocarne un ricordo. Un sapore. Come nel caso della pasta di Yoda che si nutriva di sole radici e per questo ho cotto della pasta con il sentore di liquirizia.
Da tre-quattro anni, non ricordo, purtroppo non ho avuto il tempo -ma la voglia sempre- di continuare a rimpinguare questo piccolo contenitore di ricordi, visioni e meraviglie. È giunta l’ora di riaprire questo piccolo baule e continuare a metterci dentro dei sapori.
A Cena con Oscar. Le ricette e gli articoli
- Ernest e Celestine (Marshmallow e Cioccolato)
- Star Wars (Pasta yoda al sentore di liquirizia con tofu, verdure e matcha)
- La grande bellezza (Il riso riscaldato del giorno dopo)
- Hugo Cabret (La zuppa di Cipolle)Â
- L’Esorcista (Colazione americana)
- Mary and Max (Fudge al cioccolato e pistacchio)
- The Aviator (New York Cut Steak, 12 peas and bottle of milk)
- The Shining (Patatine per Danny alla stanza 237)
- Rain Man (Pancake)
- Gosford Park (la marmellata d’arance)
- Rosemary’s Mary (La moscia al cioccolato di Minnie)Â
- Il segreto di Kells (Zuppa di piselli)Â
- Frankenstein Junior (Tortino di Mele)
- Spaghetti alla Puttanesca (Tootsie)
- Ragazze interrotte (Pollo allo spiedo)
La torta di mele del Signore degli Anelli
Il capolavoro di Tolkien ha cambiato, trasformato e ispirato inevitabilmente il modo di percepire il fantasy; anche se non si può racchiudere esclusivamente in questo ampio genere. Non sono un’appassionata di questa categoria visiva ma il Signore degli Anelli ha un posto speciale nella mia testa e nel mio cuore. I libri mi ricordano un’estate molto calda, un’amaca troppo piccola e onde blu infrangersi a pochi passi da me. Mi ricorda il suono delle cicale, le limonate ghiacciate, papà con la maschera in mano e mamma con un vassoio di anelli di calamari fritti con tante fette di limone. Ricordo la mia smania di comprare già subito il terzo volume, non disponibile in libreria, quando ancora dovevo finire il primo. Mi accadde quello che solo con la Storia Infinita. La necessità di non dormire e sapere se Frodo prima o poi sarebbe arrivato sul Monte Fato. In cuor mio sapevo -o perlomeno speravo- che ce l’avrebbe fatta ma ho sempre avuto una visione catastrofica delle cose e non smettevo di pensare che la sventura, la morte e l’imprevisto fossero dietro l’angolo. Devo a Tolkien quell’odore di calamaro fritto che riesco a sentire ancora adesso. Papà con la maschera e le onde che si infrangono. Gli devo una delle avventure più belle della mia vita che poi portata su pellicola non mi ha deluso.
Sono quasi sempre una grande criticona quando guardo i film dopo i libri ma, diciamo così, quella volta me lo sono fatta bastare. Al cinema ero infuriata perché non potevo chiedere di vedere la terza pellicola prima della prima come era accaduto con i libri, ma con forza stoica ho resistito e ogni anno mi sono ritrovata in fila. Per poi rivederlo tutto d’un fiato quando il cofanetto è arrivato tra le mie mani.
Il pane elfico, il Lembas, era di sicuro la prima ricetta da fare. Il pan di via, quello che Legolas sosteneva saziasse al primo morso un uomo adulto. In rete ci sono diverse ricette del pan di via. Di queste deliziose focaccine da avvolgere in un fazzoletto o nelle foglie e portar via. Tolkien anche lato cibo era stato molto esaustivo e descrittivo. Li descriveva come estremamente sottili di una farina infornata e bruni all’esterno.
Ho deciso quindi di fare una torta di mele, però. Perché ho sempre amato smisuratamente Gandalf ed era a lui che volevo rendere omaggio. Bilbo Baggings, zio di Frodo, proprio all’inizio quando tutti sono indaffarati nei preparativi del suo compleanno, all’arrivo di Gandalf che avrebbe allietato il delizioso paesino degli Hobbit con strabilianti fuochi d’artificio offre proprio del pollo e un’ottima torta di mele. Dovendo scegliere tra le tante decine di torte di mele che in questi anni mi hanno catturato, ho scelto la più semplice. Quella infallibile che non sbagli mai. Quella che non devi guardare le ricette, i grammi e le temperature. Diciamo quella che ti fa sentire un po’ nonna nell’accezione più bella. Perché sei in grado di sentire gli ingredienti e li lavori anche semplicemente con un cucchiaio di legno e un grande recipiente. Altissima e soffice dove affondare e nutriente tanto da poterti sfamare. Anche durante la notte quando non riesci a smettere di leggere un libro e muovi la torcia sulle pagine per divorarlo.
La Ricetta
La faccio davvero a occhio ma orientativamente sono tre bicchieri di farina, due bicchieri di zucchero e mezzo bicchiere di olio di semi di girasole. Poi ancora un bicchiere di yogurt naturale bianco non zuccherato (ma anche del formaggio spalmabile fresco) e 16 grammi di lievito (che è una bustina). Della vaniglia o della cannella e poi 3 mele che stiamo intorno ai 500 grammi. Mele sbucciate e private del torsolo con quell’aggeggino fatto apposta in modo che quando tagli le fette rimangono delle lune con un buco intorno. E poi se le poggi nell’impasto, che hai lavorato tutto insieme, formano dei piccoli fiorellini pressandolo un po’ in superficie. Cuoci a 180 già caldo per 40 minuti. Infili lo stecchino per essere sicuri e se vien fuori asciutto la torta di mele per Gandalf è fatta. Puoi metterci sopra lo zucchero a velo. Puoi inzupparla nel tè. Accompagnarla con il latte. E tutto quello che vuoi. Ma soprattutto puoi mangiarne avidamente una fetta leggendo ancora qualche pagina di quest’opera incredibilmente meravigliosa.