Ricette Vegetariane e Vegane
Home Blog Page 274

Bavarese Yogurt e Fragole della sacra Cognata da Torino

7

Diverse volte ho avuto l’opportunità di scrivere qualche riga circa la mia bellissima cognatina, al secolo conosciuta come: La Socia. Che poi non basti mai spendere parole su Paola è un’altra storia. Il sogno sarebbe stato quello di poter condividere questo spazio anche con lei ma. Si spera dopo la laurea, ecco. A questa ricetta sono particolarmente affezionata perchè rimarrà nel tempo un ricordo. Credo che già lo sia in effetti. Oltre ad essere la “mia prima volta con la bavarese” è la prima ricetta consigliatami in questo ponte virtuale culinario Torino-Catania che rende meno dolorosi i 1.600 chilometri di distanza. Sul sacro libro di Bodrum (dove annoto le ricette per chi si fosse perso fortunatamente le puntate precedenti) tra trenta anni leggerò “Al tizio pelato è piaciuta. La Dottoressa suocera pensa sia un po’ amara ma Piola sostiene essere perfetta così” . E sono cose che mi fanno star bene pensandomi tra trenta anni strapiena di botulino e paralizzata dalla parte destra. Ma anche sinistra.

La divulgo con una sensazione di gelosia. Questo fa di me, oltre che una psicotica certo, una tenerissima romanticona. Altro che Miss Cinismo 2010, tzè.

La Ricetta

  • 500 grammi di yogurt naturale non zuccherato
  • 250 grammi di fragole fresche
  • 30 grammi di zucchero
  • 6 foglie di gelatina (12 grammi)
  • acqua Q.B. ( avevo sempre sognato di scrivere cubbì)

Mettere i fogli di gelatina in ammollo in acqua ghiacchiata perchè quando Montersino ci sgrida e ripete sempre ” In acqua ghiacchiata mi raccomando!” io annuisco e nel silenzio di quello spazio vuoto dove aleggiano due neuroni sussurro ” prometto maestro.prometto”. Quindi mica poi quando devo mettere in ammollo faccio la furba e non uso acqua ghiacchiata, sia chiaro.

In un pentolino picciuino picciuò poi si farà scaldare un dito d’acqua con i 30 grammi di zucchero senza farlo caramellare ma aspettando soltanto che lo zucchero si sia sciolto. C’è da dire che questa bavarese tutto è tranne che dolcissima. Se qualcuno quindi non apprezzasse particolarmente le ricette ipocaloriche ( fortunati. vuol dire che la prova costume, la prova pigiama, la prova jeans, la prova cappotto non vi turba. che  un chilo di grasso vi possa travolgere ora  SUBITO* risata satanica) può andarci giù di brutto aggiungendo un altro chilo o più di polvere zuccherosa. I fogli di gelatina in ammollo ( per almeno 8 minuti) e tuppete (suono onomatopeico che indica: rumore dei fogli di gelatina che interagiscono con acqua e zucchero) dentro.

Nel frattempo le fragole saranno state lavate e tagliate ricordandosi di metterne da parte qualcuna per la decorazione. In una ciotola quindi versare lo yogurt, le fragole e quell’acqua zuccherosa gelatinosa. Rimestare rimestare girare e rigirare. Ed voitlà questa ricetta complicatissima è finita.

Come mostra la diapositiva io ho versato il composto nella sobria forma hellokittesca ma si può sempre usare qualcosa di più serio. Che ne so Winnie The Pooh o Miss Piggy?

In Frigo per 3 orette ed è bella che pronta.

( Versione extralight. Così light che è senza ingredienti ma quelli immaginari ci sono : se usate lo yogurt Vipiteno 36 kcal per 100 grammi e il dietor liquido e fragole a pezzie. fa da sè che. che. la frase finisce qui)

(ma un pò di zucchero fa bene. che a lungo andare si diventa matti*sale sulla scrivania e si tatua “esempio”sulla fronte)

Exogenesis Part III

0

Delle dita si muovono sui tasti e danno vita a exogenesis. Mi piacciono i Muse, penso.
Se escludiamo a quattordici anni quella imbarazzante perversione per Morrison non mi era mai successo di venerare qualcuno che fa musica. Anche La Roux per carità, ma.
Io che la musica l’ho sempre odiata per quasi quindici anni.

Sono dentro una stanza. C’è un gatto che mi fa paura, una signorina con dei capelli vaporosi e ricci che sembra grande. Avrà  venti anni ma io ne ho cinque.
E’ grande, eccome.
Il metronomo nero ticchetta ed io spero solo che quelle due ore finiscano in fretta perchè poi mangerò  delle cipster con nonna sul divano guardando Leonela. Sperando che Pedro Louis esca dal carcere perchè non è stato mica lui.
Fuori c’è un giardino bellissimo e tanti animali. Non voglio uscire lì e giocare tra l’erba.
Voglio un foglio di carta e disegnare l’erba. E voglio stare da sola. Ma l’erba deve essere rossa. Il verde mi fa paura.
Non voglio battere quattro quarti ma inventare storie, dare un nome ai tasti e saltare gridando pampulu pimpulu palim pampum; ma con qualche variante.
La signorina grande sale su per parlare al telefono, fisso il gatto e spero mi parli come Posi e Mega.
Silenzio.
Maghetta.
Io sono una Maghetta.

Parlo con i gatti e so il segreto della musica. Shhh avvicinati.I tasti suonano perchè sono innamorati delle dita e quel suono è il rumore dei loro baci.
Ed io li faccio baciare quando sono sola.
Le mie dita li baceranno solo con me che fa da testimone.
Ed è il motivo per cui non suono davanti a nessuno.
Cosa?
Al teatro Metropolitan?sì.
Ma erano baci forzati. L’ho fatto per mamma. Costretta. In effetti sarebbe meglio scrivere: costretta da mamma.

Gira la testa. Sono in quella stanza e ho cinque anni ma anche  in una scrivania con dei conigli di plastica. Sono più grande di quella signorina con i capelli ricci e vaporosi.
Ma molto più grande eh.
Quindi sono vecchia?

Mi guardo. Con i miei occhiali finti e il mio rossetto rosso e mi vedo.
Con la mia maglietta “End of the world” e il piccolo mostro godzilloso.
“Sei ridicola con quella maglietta” dice la bambina delle cipster che vuole scagionare Pedro Louis.
Un po’ vorrei picchiarla e consigliarle di uscire. Di giocare, sognare meno. Gridarle “Non sarai mai una maghetta” e al massimo con quella bacchetta ci potrai girare il sugo.
Vivere e suonare senza inventarsi stupidate di baci che hanno il suono di una melodia. Di essere sicura di sè e finirla una volta per tutte.

Un po’ vorrei tenerla stretta e consigliarle di fare esattamente lo stesso identico percorso.
Perchè la sensazione di voler disegnare l’erba rossa sarà la sua unica ragione di vita.

Per la prima volta.
Mi vedo e sento che è irrefrenabile la voglia di piangere.
Un’esplosione di felicità.
Io sono guarita.
Io ce l’ho fatta.
Io sto bene.

Ho comprato un telecomando per fotografarmi.
Non fuggo più. Mi fermo, schiaccio il pulsante e con calma mi riguardo.
Riguardo il mio occhio più piccolo e quello più grande. Le mie labbra troppo grandi e imbronciate. Il mio naso lungo uguale a papà. Il mio pallore preoccupante per la paura del sole.

E le mie prime rughe.

Mi fermo.Scatto.Mi guardo.
E mi impongo.
Devi amarti.

Ed io mi amo adesso.
Mi amo anche se non sono riuscita a trovare esattamente la formula del vero pampulu pimpulu.

Anche se non sono perfetta.

Anche se non sono riuscita a distruggere tutti i microbi del mondo che ti hanno uccisa.

Anche se continuo a lavare i vestiti che ho indossato all’ospedale il tuo ultimo giorno.
Anche se non sono venuta dove riposi.
Che poi falla finita.Mica riposi. Compri scarpe in saldo al settanta per cento e sono tutte 41.

Tutte.

Nessun 36, 37, 39 .

Tutte 41.

Fortunata.
Sei.

Qui non le trovo mai.
Sarà un posto sicuramente più bello.E so che stai ridendo dicendomi “Patata!”.

Riesco a lamentarmi anche nella mia posizione. E’ a dir poco prodigioso, no?

Mi hai detto che ti ho insegnato ad amare il sushi, hello kitty, i nani da giardino, gli gnomi nella mia testa e nella lavatrice, le matite colorate, i fumetti, halloween, i travestimenti mentali.
Che ti ho divertito. Che ti ho fatto tanto divertire.

A tratti non mi diverto più ma poi mi ripeto :
maghetta.
Io sono una maghetta.

Ho fatto finta che tutto andava bene. Che saremo tornate  a casa. Sono stata brava. Ci hai creduto. Mi sono travestita e ti ho fregato!

Ci hai creduto.
Che avremmo finalmente finito di lisciare la parrucca. Ma i tuoi capelli che stavano ricrescendo.
E cielo.
sono patetica, lo so.
Ma gli gnomi scompaiono a volte.
E resta buio.
Resti tu morta.

Pampulu pimpulu.

Ritorni?

Io mi amo.
Io mi amo.
Io mio amo.
Io sto bene.

E tu no.
Ecco sto lavorando sul “e tu no”.
Di non farmene una colpa .
Se vivo.
Se metto il rossetto.
Se mi guardo.
Se sorrido.

Ed ecco cosa mi hai insegnato tu: ad amarmi. Ad amare la vita.

E sto cercando di disegnarti sull’erba rossa con le tue scarpe 41 e i tuoi capelli.
Ecco cosa mi ricorda exogenesis.
Il piano.
E il piano era solo quella bambina che suonava in quella stanza.
Con il gatto.
Ma adesso sei anche tu :
il piano.
Einaudi.
Hai voluto quello come colonna sonora.
“Einaudi che mi ricorda Iaia”.

Adesso a me il piano ricorda te.

A day with Giulia ( a-normal Blogger 2.0 )

1

Credo che dietro la ricorrente  domanda ” Come trascorri le tue giornate?” ci sia la voglia di capire se davvero io nasconda una normalità molto ben dissimulata. A conferma di questa tesi a seguire un mini documentario. Va detto che la scelta musicale è ripetitiva e imbarazzante ma aveva un senso nel mio nonsense(chiramente non so quel che dico.Non che ci fosse bisogno di specificare ma adoro le ripetititititività e le ovvietà). Detto questo vado a vergognarmi nell’angolino più buio di casa; non fosse che ho una casa troppo illuminata, maledizione.

La bassa risoluzione è dovuta all’imbarazzante durata, uff.

Fervono preparativi natalizi

0

Il Post originale lo trovi qui

Youtube mi informa che ho turbato la sensibilità di Babbo Natale e tutti i folletti usando Jingle Bells Rock di proprietà della Koch Entertainment e tramite email mi faranno sapere quante patate dovrò pelare in Lapponia per punizione ed a quante lettere dovrò rispondere mentendo ai bimbi di tutto il mondo con un messaggio predefinito ” Babbo Natale ha letto la tua lettera ma  risponderà quando avrà smesso di bere zibibbo” . La bassa risoluzione nonostante abbia registrato con mezzi ipertecnologici (?) è quell’incognita x che tanto mi ha  fatto dannare al liceo insieme alla consecutio temporum. Il mio Mac e il mio Pc si prendono a ceffoni ogni volta che chiedo una collaborazione. Insomma non so se il video si vedrà o meno perchè a me dalle casse è arrivata una sonora pernacchia e una scritta ” Try later”. E io trai leiter.

Approfitto di voi; la realtà è questa. Mi fate stare bene e ne ho davvero bisogno. Colgo ( mi piace sempre dire “colgo l’occasione” e quando posso ne approfitto) l’occasione poi per ribadire che siete splendidi. Grazie a tutti per le manifestazioni d’affetto

Graffe Siciliane – Le cugine sicule del Krapfen

22

Colpo di scena: Non è una ricetta di Halloween. Non gioirei fossi in voi però perchè ho giusto due cose in frigo che Due giorni fa sotto esplicita richiesta di una mia carissima amica mi sono cimentata nella realizzazione della Graffa. Graffa, versione sicilianizzata del Krapfen (ma anche del bombolone, bomba o ciambelline nel resto d’Italia) si differenzia per la consistenza della pasta e/o dell’eventuale ripieno ma da quel ceppo ciambellafrittagenealogica proviene senza alcun dubbio. La Graffa fa parte della vasta gamma dolciosa della colazione siciliana. Ricordo ancora lo sconcertato nippotorinese alle otto del mattino davanti la vetrina di un bar con voce flebile  domandare “ma un semplice cornetto vuoto c’è ? “. E il cornetto vuoto no in effetti ma ci sono: l’iris al cioccolato/crema/pistacchio, bomba crema/cioccolato, cornetto marmellata/pistacchio/nutella/cioccolato/crema/cioccolato bianco, panzerotto crema/cioccolato, raviola alla ricotta e dimenticherò di certo qualcosa. Occorrerebbe fare uno schema completo dell’imbarazzante gamma di prodotti dolci e salati. In Sicilia infatti esiste una  netta distinzione tra pasticceria, gelateria, caffetteria, rosticceria, tavola calda , forno e lievitati e solo il cielo sa cosa. Prometto a me stessa di stilare questo abominio di calorie ad imperitura memoria.

Tutto questo per dire che la Graffa è sacra e viene venerata. Verrebbe quasi da dire “come è giusto che sia”. Soffice da far paura tanto quanto le centinaia di calorie che albergano in ogni millimetro quadrato,  negli ultimi periodi la si trova anche ripiena di crema come il classico bombolone o cosparsa di crema alla gianduia. L’irriducibile della graffa storcerà pure il naso davanti a cotanto coraggio nel profanare la tradizione ma la realtà è che sulla graffa anche una fetta di mortadella o uno stinco di maiale ci starebbe bene.

Credevo che la ricetta fosse molto più elaborata e che non sarei mai riuscita ad eguagliare neanche lontanamente questo sapore antico che appartiene ai ricordi di tutti i miei corregionali. Un po’ la paura che mi ha assillato durante la preparazione delle Rame di Napoli. Mi sono dovuta ricredere  perchè credo di non aver mai ricevuto tanti complimenti. Condivido quindi con molto piacere queste dosi regalatemi da una signora davvero speciale che conservo già nel Sacro Libro di Bodrum.

La Ricetta

Gli ingredienti per 20/25 graffe di media grandezza sono: 500 grammi di farina manitoba, 350 grammi di patate lesse (già lesse eh), 180 ml di latte intero, 3 uova intere di media grandezza, 40 grammi di zucchero semolato, 70 grammi di strutto, 22 grammi di lievito di birra fresco, 2 scorze d’arancia, pochissima cannella e un pizzico di sale. Olio di semi per friggere e zucchero semolato per decorazioni finale.

Dentro una planetaria mettere le patate lesse precedentemente passate o schiacciate insieme a tutti gli ingredienti. Il lievito di birra verrà sciolto in pochissimo latte tiepido prima di finirci dentro. Impastare per almeno dieci minuti a velocità moderata fino a che il composto cominci ad amalgamarsi per bene. Non è un impasto omogeneo, anzi risulta piuttosto appiccicosiccio. Appiccicosiccio è il termine più tecnico che mi viene in mente. Continuare ad impastare per altri dieci minuti buoni ma questa volta a velocità leggermente più alta. Controllare infine se qualche pezzetto di patata non si sia amalgamato perfettamente e nel caso rimuoverlo ( io ho trovato uno scoglio patatoso di due chili ad esempio). Coprire la planetaria con un panno e lasciare riposare l’impasto per almeno 40 minuti. Trascorso il tempo organizzare il piano di lavoro stendendo la carta da forno e formare la classica forma a fiocchetto della Graffa come nella foto qui sopra o delle semplici ciambelline. Un’altra ora di riposo fino a che il volume delle singole graffe aumenti.

Friggere in olio di arachidi o semi bollente e rotolarlo nello zucchero semolato appena tolte dal fuoco. E implorare il perdono divino dopo averne mangiate almeno cinque. Vado ad occuparmi dei tuoi tizi che sorseggiano il the verde adesso.

Brownies al Cioccolato al sapore di Banana e Rum

13

Ieri sera abbiamo apprezzato la fotografia di Suspiria in versione restaurata. Quella carta da parati rosa che già ricordavo raccapricciantemente (?) inquietante in questa nuova versione assume contorni ai limiti del sopportabile. Colori psichedelici che scombussolano e sconquassano. Così tanto per usare il verbo sconquassare che ahimè non ha la fortuna di essere comune quanto il fortunato scombussolare. Per quanto mi riguarda, chiaramente.

Magari in altri luoghi e in tutti i laghi accade l’esatto contrario. Maledizione! Scanu ! Non c’è neanche da chiedersi perchè il verbo sconquassare abbia un’attinenza con il ragazzino di bravobravissimo divenuto poi amico di Maria. Ma non siamo qui per sbeffeggiare il tizio con il ciuffo emo glamour anche se una rubrica a parte dovrei pure dedicargliela. Il fatto è che davvero non riesco a seguire una linea logica e quasi dimenticavo di scrivere che ho capito finalmente a chi somiglia Patrizia Mirigliani. Sedetevi se necessario perchè questa notizia non solo cambierà il corso della vostra giornata ma dell’esistenza tutta.

Rullo di tamburi e ukulele (perchè ci mancano gli ukulele, siamo seri perfavore): Madame Blanc; la tizia proprietaria della scuola di danza degli orrori argentiani,  sì.  Ora non per offendere la bellissima Signora Bennett me ne guarderei bene, inteso. Nella versione a dieci minuti dalla fine del film  per capirci quando beve l’intruglio e urla come un’invasata ” a morte ahahahha a morte la ragazzina americana buahaaauahu la voglio morta”. Bene. E’ Patrizia Mirigliani e nessuno osi sostenere il contrario. Inutile dire che la mummia, madre di tutte le streghe, dietro il tendone fosse senza dubbio il padre dopo aver partecipato a “Cambio sesso e mi trasformo” su Sky.

Adesso soddisfatta di me stessa posso tentare ( tentare eh) di rientrare nel topic di questo post. Sfoggiando con non poco orgoglio questi termini giuovini. Insomma mentre apprezzavo i colori di Suspiria e maledicevo un po’ Argento per non essere almeno nella fotografia quello di una volta ho notato una banana.

Ebbene sì. Una banana. Roba tristissima me ne rendo conto. Si sperava in qualcosa di più avvincente dopo Scanu, Suspiria e Patrizia Mirigliani ma la cruda realtà è: una banana quasi marcia. 1) La voglia di spadellare un po’ c’era. 2) Il nippotorinese era tornato stanchissimo dal lavoro e io potevo rovinargli quelle due ore di relax immeritate e mi sono detta: “quasi quasi lo schiavizzo come assistente cuoco e ne approfitto”. E così  è stato. Afferrato il magico libriccino della Mondadori Cucino Io (sottotitolo: schiavizzo lui) che si è poi rivelato essere davvero un amico fidato,  ho scovato questa ricettina che avevo già guardato distrattamente e per farmi odiare meno dal tizio pelato ho solo detto: ” RUM!” .

Quando si nomina un alcolico ottengo moltissimo in cambio. A me basta dire ” Borsa! “ , a lui una qualsiasi bevanda che contenga almeno un dieci per cento di alcool. C’è da dire poi che io dopo i Brownies ( e lo strepitoso video)  di Cey smaniavo un po’ perchè non li avevo mai provati. Mi ero ripromessa di fare un videopost per questo gemellaggio culinario ma. Con la maglietta di Miss Piggy, i capelli folgorati e un pallore inaudito non mi sembrava proprio il caso. Non che occorressero tacchi e minigonna ma santo cielo almeno la ceretta ai baffi avrei dovuto farla.  Il fatto che questo delirio non sia in alcun modo romanzato ma  rappresenti uno spaccato di  pura realtà   in un momento di improvvisa razionalità dovrebbe preoccuparmi. Non conoscendola e non avendo tempo e voglia poco importa ( il soggetto di questa frase dovrebbe essere la razionalità). Dicevo? ah sì. Sono facili questi brownies. Non posso mentire e dire buoni perchè non li ho neanche sfiorati; Contenendo due delle cose che  detesto più al mondo: la banana e il rum (come tutti gli alcolici del resto). Ma il Nippotorinese felice e visibilmente ubriaco ha apprezzato. Tanto.

La Ricetta

Dosi per 22 biscotti/Brownies circa con un Tempo di preparazione intorno ai 40 minuti. Se avete Suspiria restaurato in dvd e/o un cd di Scanu sarebbe anche meglio.

Gli ingredienti sono: 225 grammi di farina bianca, 30 grammi di cacao amaro in polvere, 1 cucchiaino di lievito in polvere, 180 grammi di cioccolato fondente tritato grossolanamente, 180 grammi di burro, 250 grammi di zucchero, 100 grammi di noci pecan , 3 uova leggermente sbattute, 2 banane mature, pizzico di sale, 6 cucchiai abbondanti di Rum ( il nippotorinese ha voluto dare un suo contributo mettendone almeno il doppio sorridendo e asserendo che ” evapora. evapora “. Inutile dire che era difficile far evaporare una bottiglia di Rum da 2 litri )

Preriscaldare il forno a 170 gradi. La teglia per i nostri brownies con queste dosi dovrà essere intorno a 28x 18 centimetri. Dopo aver setacciato la farina, il cacao, il lievito e il pizzico di sale far sciogliere il burro con lo zucchero di canna a bagnomaria con l’acqua che sobbolle appena (non posso mentire così spudoratamente e sì. Ho fatto al microonde, lo ammetto). Dopo aver tolto dal fuoco il burro con lo zucchero unire le noci pecan, le uova leggermente sbattute, il rhum e le banane schiacciate. Come da copione adesso gli ingredienti secchi verranno uniti a quelli liquidi per incontrarsi pian piano in quello che poi diventerà un composto abbastanza omogeneo ma non troppo compatto. Versarlo uniformemente nella teglia precedentemente preparata e far cuocere per massimo 35 minuti fino a quando il preparato apparirà compatto e asciutto in superficie. Aiutandosi con il fido stuzzicadenti . Lasciarlo raffreddare prima di procedere al classico taglio rettangolare dei brownies. Ubriacare il fidanzato e godersi il film sul canale sky successivo con il ritardo di un’ora. Per essere finalmente felici dopo una giornata a dir poco stressante.

Sushi di Frutta

13

E’ innegabile che mi piaccia aver per casa un intellettuale occhialuto poliglotta che parla Giapponese. Come è innegabile che mi piaccia rovinargli le giornate. Per questo motivo dopo il sushi di salame, sushi di crepes al cioccolato, sushi di zucchine, sushi di prosciutto crudo, sushi di patate era la volta buona che mi dilettassi nel Sushi di Frutta. La ricetta è dei Maestri Pasticceri Italiani che stanno sul mio comodino già da un po’. Come facciano  a starci tutti comodi non è dato sapere vista la stazza meravigliosamente oversize di alcuni ma li adoro. Tutti seduti lì a picchiarsi per la paternità di ogni singola ricetta.

Il Sushi di Frutta richiede davvero pochissimo tempo ma l’effetto può essere annoverato tra il sorprendente e il sorprendente andante. Gli ingredienti indicati sono all’incirca per 4 persone ma per essere più chiari basti sapere che vengon fuori qualcosa come 8 al massimo 9 nigiri fruttosi.

Procedimento: Portare a ebollizione il latte in una casseruola a fuoco basso con la polpa della  bacca di vaniglia incisa longitudinalmente e raschiata con il classico pizzico di sale immancabile. Aggiungere il riso che andrà cotto per 20 minuti circa fino a quando il latte non verrà completamente assorbito. Dopo essersi premurati di togliere dal fuoco il riso aggiungere lo zucchero e mescolare bene fino a farlo amalgamare perfettamente al riso. Stendere infine il composto su una placca foderata con carta da forno e fare raffreddare. Dopo venti minuti ( ma potete anche conservalo in frigo per qualche ora premurandovi di toglierlo qualche minuto prima della preparazione) circa procedere aiutandosi con un cucchiaio a formare queste adorabili mini polpettine sushiose. Per le decorazione è inutile dirlo che basterà usare qualsiasi tipo di frutta si abbia in casa o ancor meglio di stagione. Con le decorazioni poi ci si può davvero sbizzarrire. Confetture, marmellate, scaglie di cocco grattugiato, foglioline di menta e qualsiasi cosa vi capiti a tiro. Cotechino escluso eh. Ma non escludo di fare un sushi di cotechino per natale.

La Fumettoricetta uscita sulla rivista Grazia

 

Dita Mozzate

9

Non ricordo esattamente dove ho trovato questo impasto ma si è rivelato un’ancora di salvezza in svariate occasione. Ed è il caso delle Dita mozzate per la notte di Halloween.

Ingredienti: 100 grammi di Burro, 300 grammi di Farina, 1 cucchiaino di lievito per dolci in polvere, un pizzico di sale, 1 uovo, vaniglia o cannella, 100 grammi di zucchero a velo. Marmellata chiara (albicocche o arancia per attaccare le mandorle-unghie) e Mandorle pelate (unghie per l’appunto).

La divertente forma è proprio resa credibile ancor di più dalla mandorla pelata che in maniera inquietante somiglia già prima della cottura ad un’unghia vera e propria. In una ciotola porre la farina e il burro a temperatura ambiente tagliato a pezzettini. Lavorare un po’ e aggiungere l’uovo, lo zucchero a velo, la polvere di vaniglia o cannella a secondo dei gusti, l’immancabile pizzico di sale e il lievito senza badare a queste priorità di elenco. Impastare fino ad ottenere un composto che sin da subito si mostrerà elastico e compatto. Non c’è bisogno di lasciarlo riposare anche se io dopo aver disposto i bastoncini/dita sulla teglia li lascio lì per una decina di minuti prima di infornare. Generalmente la lunghezza che prediligo per le dita è intorno agli 8-10 centimetri. All’estremità del bastoncino basterà spennellare un po’ di marmellata di albicocche o arancia (usando una marmellata scura non si avrà per nulla lo stesso effetto) e adagiarvici su una mandorla pelata spingendo un po’ in fondo . Infine intagliare con un coltello con mano leggera per regalare veridicità alle nostre dita mozzate chiaramente rugggggosissime, ecco. Quest’anno voglio provarle anche senza pelare le mandorle perchè ho visto un paio di foto in giro per il web e ammetto che sì. Mi sono piaciute e parecchio. Riuscissi in qualche modo a farle anche sanguinanti beh.

Ah dimenticavo, santa pazienza: 180 gradi in forno per 20 massimo 25 minuti e una moltitudine di falange, falangine e falangette invaderà casa.

 

 

Frittatina veloce veloce? Frittatina alla menta!

4

Una ricetta Express vergognosamente facile da preparare. Una semplice frittata ma non fritta. E come è una frittata non fritta se non una contraddizione in termini? Eh no. Non la possiamo chiamare Fornata. O sì ?

La quantità delle uova dipende chiaramente da quante persone la mangeranno ( ma di norma è bene calcolarne una a testa perchè santo cielo occhio al colesterolo!) , sale,  parmigiano  e tanta tanta tantissima menta del tuo balcone-terrazza-giardino-fruttivendolo di fiducia. Sbatti il tutto energicamente che l’interno delle braccia potrebbe trarne giovamento e versa in una teglia (a me risulta solo in quella di allumino. Il motivo non è dato saperlo ma tant’è) . In forno a 180 gradi ma anche 200 dipende dal forno ( sono brava a snocciolare ricette eh? è un po’ tutto ” fai come ti pare ” ) per 15 minuti.

Tagliata a rettangolini, a cuoricini, a forma di dugongo e fenicottero fa sempre la sua figura come stuzzichino questa frittata fornata mentosa.