Ricette Vegetariane e Vegane

Eclair e Macaron con Marie Antoniette

Migliori costumi a Milena Canonero nel 2007, come premio Oscar.

Mai mi è piaciuta così tanto Kirsten Dunst. Una Marie Antoniette perfetta sotto le note di I want Candy dei Bow Wow Wow in cui si esibiscono gli eccessi in pasticceria francese multicolor alternata a scarpe coloratissime di velluto, piume e merletti preziosi. La colonna sonora, che va dal pop anni ottanta all’elettronica contemporanea con sprazzi di classica, è l’indiscussa protagonista di questa pellicola che lascia il segno per gli appassionati dei film in costume (con un quid particolarissimo) e per i nostalgici -come me- dell’amata e mai dimenticata Lady Oscar. Sì perché sarà banale ma questa parte storica è straconosciuta a menadito dalle bambine nate negli anni ottanta come me. Il conte di Fersen non è solo a capo della Guardia Svedese e così anche la storia della Du Barry e la Contessa di Polignac. Non sono nomi senza una storia precisa per chi -sottolineo, come me, ancora una volta- la videocassetta di Lady Oscar l’ha consumata con il rewind -ancora e ancora- nel videoregistratore. Soprattutto l’inizio del film pare proprio tratto dalla storyboard dell’animazione nipponica. Per filo e per segno. La vestizione francese, il viaggio e l’ingresso nella corte pomposa e piena di frivolezze dove la piccola Marie Antoniette, appena quattordicenne, viene ingabbiata proprio come i suoi capelli: dapprima lisci, naturali e spontanei sino ad arrivare a vere e proprie gabbie con uccellini, fiocchetti, piume e fiori.

La Coppola trasforma Marie Antoniette in un’icona pop a tutti gli effetti. Un po’ la Lady Gaga della situazione in una sorta di (im)possibile documentario girato all’epoca. Primi piani di lei struccata e bambina che si alternano a parigine sexy coloratissime da sfoggiare nelle notti più audaci tra maschere e incontri clandestini. La rigidità della corte francese che si dilegua tra primi piani di sensuali morsi a pasticcini ricchi di panna e frutta fresca. Fiumi di champagne tra fiche (gettoni che vengono usati nei giochi in sostituzione del denaro), macaron imbottiti di ogni bontà, eclair e bignè. Piramidi di biscotti, gelatine e tavole sontuosissime con fagiani interamente ricoperti da verdure come opere d’arte e ancora piatti d’argento, vassoi, zuppe e cacciagione di ogni tipo serviti con creme e panne colorate. Il racconto di un’adolescente timida e insicura che per via dell’opulenza, dei riti e dello smisurato lusso si perde senza mai trovarsi, per essere ricordata come l’insensibile animo di “Se non hanno pane, mangino le brioche”. La Coppola sottolinea come questa frase non fosse mai uscita dalla bocca di Marie Antoniette ma erano ormai così tante le maldicenze su quella che veniva riconosciuta essere una Regina dall’animo insensibile che non era difficile credervi. Mi è piaciuta moltissimo la scena finale quando al culmine della drammaticità Marie Antoniette si inchina al popolo mostrando “l’austriaca” di un tempo e la maturità ormai di donna che non può scappare davanti ai suoi errori. E mi è piaciuto altresì il fatto di non essere andati nel dettaglio con la scena della ghigliottina. Rimane quell’immagine nostalgica di un addio al viale dei tigli abbracciata ai suoi figli in un viaggio che finisce e comincia al di là delle nuvole.

Le scene di cibo sono davvero tante e soprattutto protagoniste. Marie Antoniette è finita più volte in classifica in articoli come “le dieci scene di cibi nei film di tutti i tempi” e cose così. Marie Antoniette che afferra solo una fragolina davanti a un tripudio di torte su meravigliose alzate come quasi a dare uno schiaffo alla povertà in questa metafora visiva è il riassunto perfetto. Ho scelto gli eclair e i macaron perché assolutamente rappresentativi. E la panna perché abbonda in ogni scena, esagerata, sontuosa e sensuale come solo la panna sa essere.

Eclair

Gli Eclair si preparano con la pasta choux, ovvero quella dei bignè. Significa “lampo” perché si mangia in un lampo, appunto. Tanto è buono. Non ha una forma tonda come i bignè bensì allungata ed è letteralmente imbottito con creme, ganache e nella versione più classica -come mostro nel video che ti lascio in fondo al post che parla del tea time- con semplicissima panna fresca montata al momento.

Per la preparazione della pasta choux mi sono dedicata alla sempiterna ricetta del Bimby, che un po’ come con il purè non sbaglio mai. Il procedimento dei bignè e degli eclair è sorprendentemente semplice. E se non hai il bimby e procedi con il pentolino occorrerà semplicemente essere molto celere e prestare attenzione soprattutto nella fase iniziale. Non preoccuparti però perché verranno benissimo. Ottimismo, sempre!

Ingredienti: 250 grammi d’acqua, 100 grammi di burro, un pizzico di sale, 150 grammi di farina e 4 uova.

Per preparare la pasta choux devi versare l’acqua in un pentolino e unire i pezzetti di burro. Portare a ebollizione e una volta raggiunta versa in un sol colpo la farina a pioggia senza fermarti (setacciata, la farina). Non avere paura dei grumi e mescola rapidamente. Cuoci a fuoco basso il roux fino a che non si sarà creata una patina bianca sul fondo e occorreranno (dipende dalla qualità del pentolino) da due a tre minuti. Togli dal fuoco e versa in una ciotola. Con la spatola allarga nelle pareti in modo che tutto si freddi in modo omogeneo. Una volta tiepido il composto, aggiungi le uova una per volta sempre girando per bene. Metti l’uovo successivo solo quando il precedente è già stato ben amalgamato. Una volta ottenuto il composto appiccicoso e molto consistente versa nella sac a poche e fai delle piccole linee. La forma degli eclair, sì. Che poi andranno tagliati e imbottiti di qualsiasi cosa tu abbia voglia.

Devi stendere distanziando perché crescono (ma in altezza, quindi non troppo) e cuocere a 220 per 15 minuti e poi abbassare (senza mai aprire) a 190 cuocendo altri 10-12 minuti. Dipende dalla grandezza ma te ne renderai conto. Lascia raffreddare e decidi come imbottirli e glassarli. Si possono imbottire di creme e glassare con diversi colori o lasciare così semplici e molto gustosi con panna freschissima montata al momento, magari aromatizzandola un po’ alla vaniglia. Un tocco di classe semplice ed efficace.

Per quanto riguarda la ricetta dei Macaron che abbiamo fatto e rifatto centinaia di volte, ti lascio il video sul mio Canale Youtube. Qualora volessi iscriverti ti ricordo che mi trovi come Maghetta.

A CENA CON OSCAR. LE RICETTE E GLI ARTICOLI

 

 

 

I Macaron

(Il video è di cinque anni fa e dovrei rifarne un altro. Ho una voce funerea, mamma mia!)

In Archivio trovi tantissimi post dedicati ai Macaron e il campo “cerca”, nel caso, ti aspetta. Per qualsiasi chiarimento poi, rimango a tua completa disposizione e quindi scrivimi senza problemi anche nei commenti o su Instagram.

 

 

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Iaia
Iaia
Grazia Giulia Guardo, ma iaia è più semplice, è nata il 12 12 alle 12. Il suo nome e cognome è formato da 12 lettere ed è la dodicesima nipote. Per quanto incredibile possa sembrare è proprio così. Sicula -di Catania- vive guardando l’Etna fumante e le onde del mare. Per passione disegna, scrive, fotografa, cucina e crea mondi sorseggiando il tè. Per lavoro invece fa l’imprenditrice. Digitale? No. Vende luce, costruisce e distrugge. Ha scritto un libro per Mondadori, articoli per riviste e testate e delira pure su Runlovers, la comunità di Running più famosa d’Italia; perché quando riesce nel tempo libero ama fare pure 12 chilometri. Ha una sua rivista di Cucina, Mag-azine, che è diventato un free press online. È mamma di Koi e Kiki, un labrador color sole e uno color buio, mangia veg da vent’anni, appassionata di cinema orientale e horror trascorre la sua giornata rincorrendo il tempo e moltiplicandolo.

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